150 ANNI di Colonizzazione della Sicilia

150 ANNI DI

Colonizzazione della Sicilia

Uomini di Stato e delle istituzioni, politici opportunisti e una massa di sprovveduti festeggiano il 150° anniversario dell’Unità d’Italia; noi preferiamo ricordare cosa realmente accadde in Sicilia e come tale Unità è stata realizzata.

 

In realtà la Sicilia venne annessa al regno di Piemonte, da cui fu considerata da subito un “problema di ordine pubblico”, mentre i siciliani furono considerati un popolo di ribelli e di briganti da domare con le maniere forti.

Repressione, corruzione, malgoverno furono l’impronta dei Savoia, che calpestò già sin dai primi mesi l’entusiasmo con cui migliaia di siciliani avevano accolto Garibaldi, precedendolo e seguendolo nell’opera di pulizia dei borboni. L’annessione si rivelò l’ennesimo passaggio dei poteri sull’isola da un re straniero a un altro, la riconferma degli assetti feudali, dei privilegi nobiliari, la repressione di tutte le aspirazioni all’eguaglianza, tanto da indurre quegli stessi insorti a fianco dei garibaldini a promuovere una nuova rivoluzione: per liberarsi definitivamente dalla monarchia, per riconquistare una volta per tutte la libertà dagli oppressori.

Il 16 settembre 1866 ventimila i cittadini in armi: contadini, pastori, operai, artigiani e qualche piccolo borghese insorsero contro il Regno sabaudo; nei primi 4 giorni marciarono a colpi di vittorie, conquistarono Palermo, insediarono una sorta di autogoverno: il Comitato Rivoluzionario Repubblicano. Il nuovo Stato inviò decine di battaglioni, brigate, divisioni che invasero la capitale siciliana, che intanto dal mare veniva sottoposta ad atroci bombardamenti, che la faranno capitolare dopo 7 giorni e mezzo.

L’ordine verrà ristabilito con lo stato d’assedio, i tribunali militari, le fucilazioni senza processo, le fosse comuni, gli arresti indiscriminati, i saccheggi, gli omicidi. I numeri reali delle vittime di parte popolare non si conosceranno mai, non si trovano in nessun rapporto ufficiale: migliaia, può darsi decine di migliaia.

 

L’Unità è stata per noi una storia di rivolte e di sconfitte, di emigrazione oltre oceano, nel Nord Europa e poi nel Nord Italia: milioni e milioni di siciliani che hanno dovuto lasciare l’Isola, i loro gli affetti e progetti, per andare a perdersi in giro per il mondo. E questo perché il Sud doveva essere il serbatoio di mano d’opera del Nord; il suo granaio; la fabbrica di carne da cannone per le guerre dei Savoia: l’invasione coloniale nell’Africa orientale e in Libia; due guerre mondiali; la guerra di Spagna; con in mezzo il fascismo, avallato da Casa Savoia, e poi rinnegato quando era alle corde.

All’interno di questa storia la nostra cultura è stata degradata, ridotta a sottocultura macchiettistica fino al punto da farcene vergognare; e la nostra è diventata una lingua “proibita” (“Un populu diventa poviru e servu – quannu i paroli nun figghianu paroli – E’ persu ppi sempri” – Buttitta);

Guai a dimenticare il modo in cui venne realizzata l’Unità; come venne fatta l’Italia e poi come furono fatti gli italiani: prima addomesticati col bastone, e dopo nutriti con la cultura razzista e classista del nuovo padrone.

Gruppo Anarchico di Ragusa

Fip marzo 2011 . via G. B. Odierna, 212 – Ragusa

 

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