Habemus Papam, 2011, di Nanni Moretti

“I nazisti? Non li temo. Piuttosto aiutatemi a combattere
la mia grande nemica, la Chiesa cattolica”.

Sigmund Freud

I. Il solo papa buono è quello morto!

Preludio in forma di eresia. Il solo papa buono è quello morto, con le sue budella non sarebbe male impiccare l’ultimo tiranno, diceva… credere nelle religioni monoteiste e nelle menzogne e imposture che le sacre scritture seminano a milioni di fedeli… significa sostenere la storia del genocidio e la santificazione delle guerre… le chiese, le dottrine, le favole di una vita migliore dopo la morte… nascono sui troni dei poteri e l‘intolleranza è al fondo di ogni dogma… Mosè, Cristo e Maometto sono degli impostori, dei clown di bell’aspetto che hanno propugnato false idee e assurdità eccelse, tanto da convincere milioni di imbecilli che — Dio esiste! —… a giustificazione dei massacri della storia, inquisizioni di eretici colpevoli di non credere in nessun Dio, guerre santificate dalle chiese, dai mercanti di armi e dai pagliacci dei governi… occorre che i popoli restino ignoranti oppure sacrificare la propria intelligenza alla cupidigia dei falsi sapienti di templi lordi di oro e di sangue (come lo Stato della Santa Romana Chiesa, le banche degli ebrei e il petrolio dei musulmani).
I discepoli di Mosè, Gesù Cristo, Maometto… favoleggiano terre promesse e paradisi artificiali per evitare di guardare in faccia la realtà… la miseria spirituale genera la rinuncia di sé ed è all’origine di tutte le miserie sessuali, morali, politiche, sapienziali che fanno di ogni fede la ghigliottina di tutte le verità sociali… l’ultimo Dio sparirà con l’ultimo uomo, tuttavia è bene passare dal tempo della genuflessione al tempo della ribellione e mostrare ovunque che il peggiore degli uomini è quello che fa delle divinità degli escrementi la pratica dell’alienazione rovesciata… il Talmud, la Bibbia o il Corano sono carta straccia… che dispensano parassiti e li insinuano nei governi… elaborano una archeologia dei sentimenti truccati e mostrano che la teocrazia autoritaria e armata di ogni fede è il luogo del crimine impunito… i bravacci di Mosè, Gesù Cristo e Maometto hanno eccelso nell’omicidio, nella discriminazione razziale, nella crocifissione sessuale… ebrei, cristiani, musulmani sono stati (e ancora lo sono) i precursori di tutte le violenze contro il libero pensiero… in nome delle religioni monoteiste sono stati commessi massacri, colonizzazioni, cancellazioni di popoli interi per secoli e in difesa delle loro ricchezze hanno propagandato con successo planetario, l’odio per la libertà, l’odio per la vita, l’odio per la sessualità libera… ogni fede implica la detestazione dell’intelligenza e beatifica la gioia eterna dell’imbecille. Karol Wojtyla è un fulgido esempio di santificazione dell’arroganza. Il papa operaio, insieme a Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI), “prefetto della fede”, hanno cancellato la Teologia della liberazione, la Chiesa dei poveri latinoamericana e mostrato di che pasta avvelenata è fatta la Chiesa di Cristo.
I teologi di questo movimento di liberazione dell’uomo da parte dell’uomo, Marcelo Barros, Frei Betto, Leonardo Boff, Clodivis Boff, Gustavo Gutierrez, Giulio Girardi, Ernesto Cardenal, Camilo Torres, Jon Sobrino o i vescovi Hélder Camara, Oscar Romero, Pedro Casaldaliga… si sono opposti (con ogni mezzo necessario) a ogni forma di dittatura, combattuto i regimi repressivi e gridato che il riscatto sociale dei poveri è legato ai processi di liberazione degli uomini da tutte le soggezioni e oppressioni del neoliberismo… la promozione della pace e della libertà di questo movimento no-global (o altermondialista) era incentrato sul bene comune dei senza diritti e attraverso la liberazione della povertà trasformava la scena sociale e politica dell’intero pianeta… tra gli elementi centrali della Teologia della liberazione emergono la liberazione integrale dell’uomo e la liberazione economica, politica, sociale, ecologica, come visione/segno della dignità umana… nel mondo non ci sono solo peccatori ma anche persecutori e lottare per avere il diritto di avere diritti (la giustizia sociale) significa prendere coscienza della disuguaglianza tra società opulente e popoli impoveriti… rivendicare la democrazia partecipativa, eliminare la miseria, contrapporre la mentalità associativa alle corporazioni del capitalismo… creazione dell’uomo planetario e attraverso la rivoluzione dell’amore, della tenerezza, della gioia abbattere la mentalità capitalista dell’iniquità, della speculazione, del profitto… trasformare insomma l’attuale sistema economico e politico del mondo. Il prossimo santo (Karol Wojtyla) e il papa in carica (Benedetto XVI) sono stati gli implacabili persecutori di questo movimento di liberazione profonda. Una risata vi seppellirà, o forse basta uno sputo!
“Qualsiasi uomo sensato non può credere a Dio, all’inferno, agli spiriti e ai diavoli nel modo in cui se ne parla comunemente. Tutte queste parole sono state coniate solo per abbagliare o intimidire la gente rozza. Quelli che dunque vogliono convincersi, ancora meglio, di questa verità prestino una seria attenzione a ciò che segue e si abituino a non esprimersi che non dopo ponderate riflessioni… A convenire senza dubbi che Dio, il Diavolo, il Paradiso o l’Inferno o l’anima non sono affatto quelli che la religione descrive e che i teologi, vale a dire quelli che smerciano favole per verità, sono della gente in malafede, che abusano della credulità del popolo, per raccontargli quello che a loro piace, come se i poveracci fossero assolutamente indegni della verità, e non devono essere nutriti che di chimere, nelle quali un uomo ragionevole non vede che il vuoto, il nulla e la follia.
E’ da molto tempo che il mondo è infestato da queste idee assurde. Malgrado ciò, in tutti i tempi, si sono trovate delle menti solide e degli uomini sinceri, i quali, malgrado le persecuzioni, si sono ribellati contro le assurdità del loro secolo” (ripreso dal Trattato dei tre impostori, l’autore è Anonimo, apparso nel 1706, uno dei libri più scomodi e CENSURATI che siano mai stati scritti… MESSO ALL’INDICE DALLA CHIESA… IGNORATO DAI DETENTORI DEI SAPERI… è un libello contro Mosè, Gesù Cristo e Maometto, i tre più celebrati impostori dell’umanità… va letto con cura… può essere pericoloso, perché è un libello che invita a pensare con la propria testa e, quello che più conta, è una profonda invettiva contro le tre religioni monoteiste che hanno versato il sangue degli eretici e degli innocenti a ogni angolo della terra, “Tracce. Rivista multimediale di critica radicale”, n.33, Anno xxx, 2011). Al fondo delle dottrine monoteiste c’è la proibizione… i fedeli devono sempre obbedire, conformarsi, agire come la religione ordina… quando occorre passare ai roghi, i fucili o alle galere… ciò che importa è negare il desiderio, il piacere, la vita… contro tutto questo ogni forma di resistenza sociale è legittima… non è l’enunciazione di un dio che crea la verità, è la liberazione dell’uomo dalle proprie catene religiose, ideologiche ed economiche che volta le spalle alla storia dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo e disconosce ogni archetipo dell’autoritarismo… si tratta di ritrovare il tempo delle ciliegie comunarde e fare delle sinagoghe, delle chiese, delle moschee ostelli della gioventù o taverne/agorà d’incontro e mettere fine allo spaventamento dell’uomo che allarga il suo amore a un mondo di fratelli e di sorelle… a parte la bellezza dell’uomo in anarchia, tutto è menzogna.

II. Habemus Papam

Il film di Nanni Moretti, Habemus Papam è sontuoso, a tratti pedante e sovente indisponente, gli otto milioni di euro spesi per la produzione si vedono e, cosa insolita, per un film italiano, sembrano spesi bene. Il nuovo papa o abbiamo il papa (Habemus Papam) è figurato da uno splendido (estraniante) Michel Piccoli e anche Moretti, nella parte dello psicanalista, sciorina con dovizia d’intenti la sua vena ironica più asciutta e spavalda… la commedia è di quelle alte e sembra dire che quando l’uomo è migliore del papa, abbandona lo spettacolo della chiesa e l’orgia del potere che contiene. Naturalmente Moretti non lo dice così, ma è a questo che mira il suo film migliore.
Habemus Papam è la storia di un papa che non vuole fare il papa… avrebbe preferito fare l’attore o parlare con la gente della strada… ascoltare i loro affanni, comprendere le ingiustizie sociali, forse, tuttavia non essere complice di quella masnada di farabutti ingioiellati che pretendono di possedere la verità e al contempo fanno affari con i mafiosi, i mercanti d’armi e giocano in borsa… anche questo Moretti non lo afferma né lo sottende, dà per scontato che uomini e donne di buona intelligenza s’indignino di fronte a tanta malvagia dottrina della chiesa di Roma… se Buñuel fucilava il papa con un plotone di esecuzione di anarchici con tanto di bandiera nera (La via lattea, 1968), e mai immagine desacralizzata è stata più bella… Moretti riporta la coscienza dell’uomo ai suoi momenti più alti (quelli dell’ascolto di sé di fronte alla brutturazione del mondo) e mostra che il vicario di Dio è solo un simulacro eretto da una cosca di balordi che poggiano il loro consenso e successo sulla stupidità generalizzata.
Il papa di Moretti (che si chiama Melville, e la citazione dell’autore di Moby Dick o del regista francese Jean-Pierre Melville, autore di grandi film come Leon Morin prete (1961) o L’armata degli eroi (1969) non è secondaria), non ce la fa ad affrontare le masse di fedeli in adorazione e si ritira nel suo dolore di uomo fra gli uomini… anche il nome con il quale viene eletto papa, Celestino VI, è importante, allude certo all’asceta che rifiutò il papato e gli intrighi di corte nel 1294 e si ritirò in un monastero… Moretti è lo psicoanalista che dovrebbe aiutare il papa ad uscire dalla depressione… senza parlare di sesso, di sogni, della madre, del padre… il conclave lavora dietro le quinte… i rituali sono ridicoli e i vescovi piccoli uomini vestiti da potenti… dicono al papa che è stato scelto da Dio e lui è assalito dalla paura di non essere all’altezza di “Dio in terra”… Moretti lo indirizza alla ex-moglie (Margherita Buy), la quale con la superficialità dello specialista che tutto sa e niente conosce dell’animo umano, gli dice che da bambino la madre non si curava molto di lui… che ha un “deficit da accudimento”… è la formula che la psicoanalista sembra adattare a tutti i suoi pazienti (l’ex-marito incluso)… dopo la seduta con la psicoanalista Melville-Celestino VI fugge per Roma in abiti borghesi… nessuno riesce a trovarlo… a Moretti viene impedito di lasciare il Vaticano… è il solo laico a sapere della fragilità del nuovo papa… allora inventa un torneo di palla a volo tra i vescovi… e cerca di fregarli anche a scopa… la lunga sequenza del torneo è di una sottile ironia che provoca sorrisi e fa riflettere sulla condizione esistenziale di questi prelati al vertice del potere ecclesiastico… uomini tristi, vecchi, bolsi, pieni di vizi e poche virtù, in preda a psicofarmaci, bulimici di tutto, specie di acquisire quell’autoritarismo che li converte da ministri di Dio a Dio fatto uomo che oltre all’aspersorio impugna la spada (il fucile).
Melville-Celestino VI si trova, un po’ sbalestrato, al seguito di una compagnia teatrale sgangherata che mette in scena Il Gabbiano di Cechov… l’attore migliore è un pazzo… il balletto dei cardinali (a rallentamento) sulla canzone di Mercedes Sosa, Todo Cambia, è un piccolo gioiello estetico/etico, una metafora sul mondo che si modifica ad ogni giro di danza e i prelati restano lì, nella loro fortezza dorata, a giocare sulle violenze che subiscono i popoli impoveriti, perché tutto resti così… i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. I funerali di Giovanni Paolo II fanno da sfondo all’intero film e sembrano auspicare, ma anche questo è un falso, che il messaggio universale della Chiesa sia il cambiamento, la capacità di accogliere e comprendere le masse di migranti che fuggono dalla fame, dalle guerre, dai neocolonialismi del mercato globale… e chiedono con ogni forza rispetto e dignità per tutti.
Habemus Papam è scritto con acutezza laica/atea da Moretti con Francesco Piccolo e Federica Pontremoli… gli interpreti sono in stato di grazia, specie Michel Piccoli, che da a Melville-Celestino VI la caratura di un uomo fuori dal tempo e dalla storia, ma anche le maschere di Renato Scarpa (cardinale Gregori), Camillo Milli (cardinale Pescadorna), Franco Graziosi (cardinale Bollati) e Jerzy Stuhr (portavoce del Vaticano) esprimono un’attorialità sapiente, tutta giocata sulla sottrazione gestuale… la fotografia di Alessandro Pesci è buona, di una pasta cromatica non televisiva… il montaggio di Esmeralda Calabria è lento, pertinente alla scrittura filmica di Moretti e la musica di Franco Piersanti si accosta bene alla figurazione, anche affascinante, del film… la scenografia di Paola Bizzari (la ricostruzione della cappella Sistina) e i costumi di Lina Nerli Taviani conferiscono ad Habemus Papam una cornice ecclesiale finemente lavorata… Moretti (un regista che non proprio si attanaglia alla nostra visione del cinema) riesce a trattare la materia con autorevolezza e il sorriso canzonatorio di chi sa che solo chi conosce veramente la sofferenza può parlare di autenticità dell’anima.
Habemus Papam è un film complesso… mostra il conclave come rifugio dell’eufemismo e lo smarrimento di un uomo scelto per essere Papa… il cinismo della chiesa è disvelato in modo lieve e si avverte che quando si è pieni di ammirazione per qualche dio si è parte di una schiavitù millenaria che continua a partorire mostri… l’incoraggiamento della fede è sempre al servizio dell’ignoranza e la servitù volontaria s’insinua ovunque l’implorazione prende il posto del disprezzo… secoli di false speranze e parole tradite dicono che l’abisso tra il cretinismo e il genio è sottile come una lama di coltello alla gola dei tiranni… l’aria vanesia delle gerarchie ecclesiali è una mascheratura dello stupore e della meraviglia della vita autentica… nulla eguaglia il cammino in utopia degli uomini e delle donne senza dio… “La croce è l’immagine più obbrobriosa che vi sia sotto il cielo” (Goethe). L’inganno è l’ultimo sguardo della menzogna. Le grandi verità si dicono sulla soglia di un bordello o nelle rivolte popolari che al tanfo dello stile preferiscono le passioni liberate… i grandi avvenimenti sono possibili solo quando gli uomini e le donne insorgono contro le caste dell’autoritarismo religioso, ideologico o economico e danno vita a una società di liberi e di uguali.

27 volte aprile 2011

Pino Bertelli

Questa voce è stata pubblicata in Articoli e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.