GENOVA PER NOI

Genova per noi

Avevamo lavorato alacremente per la tre giorni di Genova del luglio 2001; avevamo organizzato lo sciopero generale contro il G8, il periodico incontro dei “grandi” affamatori della Terra; si erano organizzate delegazioni, edizioni speciali dei nostri giornali, da diffondervi. Nel corso del pomeriggio del 21 le violentissime cariche, il massacro che si compiva sulle strade, l’omicidio di Carlo Giuliani, le voci di un altro compagno morto, poi fortunatamente rivelatesi infondate.
Fu subito chiaro che i fatti di Genova, come già nel luglio del ’60, erano destinati a cambiare l’Italia, in peggio, e a cambiare le vite di tanti di noi.
Fino a quell’estate del 2001 la crescita del “nuovo movimento” no-global, metteva in evidenza fatti interessanti e inediti, in primo luogo l’irrompere nell’agone delle lotte e della politica, di nuove generazioni mentalmente e culturalmente libere da condizionamenti autoritari e marxisti; nei vari Forum sociali che vivacizzavano la realtà italiana si respirava un’aria nuova; si sperimentavano i metodi assembleari e an tiverticistici, e molti compagni si stavano rimettendo in gioco politicamente e umanamente. La spinta del Chiapas insorto e di Seattle prometteva veramente bene. Lo stesso anarchismo pareva rinvigorito e in ogni caso ritrovava conferme alle sue posizioni, anche se i giovani che si avvicinavano erano spesso a digiuno delle sue dottrine; però che importava, ne imbracciavano il vessillo nero e i principi più narcati: autonomia, azione diretta, assemblearismo.
Il potere politico asservito alle multinazionali dal canto suo sperimentava forme di repressione sempre più violente; era cosciente di avere davanti una realtà antagonista nuova, meno o affatto incanalabile sulle sabbie mobili del riformismo e del realismo traditore. A Napoli a febbraio il governo D’Alema si era esibito nel primo saggio della nuova fase, massacrando i manifestanti; la repressione non aveva colore politico ma uniformava tutti i colori sotto quello del fascismo. Era pura repressione di Stato. A Genova le redini della violenza erano passate nelle mani di Berlusconi e del suo ministro dell’interno Gianfranco Fini, che prendeva parte alla regia dei massacri direttamente dalle sale della Questura del capoluogo ligure.
L’aggressione assatanata di sbirri drogati, di provocatori d’ogni risma, contro manifestanti costretti a difendersi, o nella maggior parte a darsi alla fuga; il vile assalto alla scuola Diaz; le torture e le violenze alla caserma di Bolzaneto; la campagna di stampa contro i “violenti” e gli “anarchici” tesa a coprire e giustificare lo Stato assassino, è storia nota.
Allora, come altre volte, il potere cambiava registro spostando sul suo terreno, quello militare, i movimenti, imponendo scontri impossibili per i loro livelli di crescita in quel momento. Tirava fuori la rogna fascista che custodiva in seno, seminando terrore e violenza in ogni dove.
Quaranta giorni dopo Genova ci sarà l’11 settembre: l’alibi politico e morale per la guerra diffusa e permanente che ci consegna un Afghanistan sempre più devastato, diviso, schiacciato tra totalitarismo petroliero occidentale e autoritarismo talebano; un Iraq senza pace saccheggiato dalle multinazionali e dagli eserciti; una Libia capro espiatorio per un occidente che non sa più fare a meno di aggressioni militari, di menzogne internazionali, di trasfusioni di petrolio e di gas sottratti piratescamente ai paesi che ne detengono in gran quantità.
Nel decennale di Genova, i lacrimogeni e i manganelli sfoderati in Valle Susa sono come le candeline sulla torta di un potere che cerca di mettere a tacere le forme di resistenze e di libertà; il linguaggio dei potenti rimane sempre quello quando coloro che vorrebbe pecore provano a scardinare i recinti e ad agire in libertà; dietro ogni lotta si nasconde una Genova, con i suoi Carlo Giuliani, i suoi ragazzi picchiati a sangue, i pennivendoli pronti a colpire a tradimento con la loro informazione sempre più tossica.
Pippo Gurrieri
(Editoriale di Sicilia libertaria n. 308, luglio-agosto 2011)

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