Spegniamoli tutti

I politici visti da un’angolazione anarchica sono dei patetici omuncoli attaccati alle poltrone del potere, tutti dediti a mantenersi al centro dell’attenzione. Pur distinguendone le differenze, anche nei minimi particolari, perché quello anarchico è un cannocchiale di alta precisione, non sfugge un dettaglio meno percettibile ai più, e cioè che essi si muovono tutti all’interno della medesima orbita, ragionano tutti con le stesse coordinate di fondo, e utilizzano anche lo stesso linguaggio, caratteristica che si fa più evidente proprio nel momento i cui tentano di mostrarsi diversificati e contrapposti.
Da alcuni mesi non si parla d’altro che di sostituire Berlusconi. Le opposizioni sono pronte a gestire la transizione affidandosi ad un altro industriale (Montezemolo) oppure a un banchiere (Monti); all’interno dello stesso PDL gli insofferenti per var motivi sono ormai in numero crescente e alcuni fuggono dal carro sperando almeno di salvare la poltrona; dal ventre del PD emerge la figura-ponte di Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che piace molto a destra, specie all’entourage dello stesso Berlusconi, e si candida a sua volta a una successione indolore per i padroni e i padrini, ma sempre molto dolorosa per i lavoratori e i ceti sociali più in difficoltà.
Comunque sia, la nuova coalizione nascerà per affrontare i grossi problemi economici in cui il paese si è cacciato, con maggiore determinazione e incisività, condizioni necessarie per essere considerata accettabile dalla sinistra liberista e dalle consorterie internazionali che contano.
Visto che ci sarà da salvare l’euro, da obbedire ai dettami della BCE, da sottostare al predomino economico della Germania, da servire come sempre e più di sempre la NATO e gli Stati Uniti, da non dispiacere alla Chiesa Cattolica, possiamo già prevedere che la nuova coalizione imporrà una nuova vampirizzazione della politica italiana, scagliandosi senza veli a imporre sacrifici al popolo per salvare questo sistema di merda. Ma senza un Berlusconi a distrarci con le sue macchiette, le sue performances sessuali, e i suoi interminabili conflitti d’interessi con tanto di strascichi processuali.
Una volta si diceva dalla padella alla brace. Non è proprio così. Oggi si rimane immersi nell’olio bollente della padella. La macelleria sociale che Confindustria e l’Europa chiedono sarà più efficace quanto più a gestirla saranno politici o “tecnici” dal volto “pulito”, finte vergini transitate dai più loschi bordelli di mezza Europa, rappresentanti di lobby ora avversarie ora alleate, a secondo della convenienza, ma sempre nemiche delle classi popolari.
La Lega sa che non potrà tirare la corda del suo fiancheggiamento al governo oltre i limiti cui è giunta; né può – d’altra parte – ricavare più nulla dalla sua pratica ricattatoria: quindi si trova stretta in un cul de sac dal quale potrà uscire solo con una forte esplosione populista.. A sinistra, SEL, Fed, Verdi e altri sgomitano per ritornare agli scranni più alti del Parlamento, e se da un lato simpatizzano con la piazza – condannandola quando va per i fatti propri – dall’altro sanno bene che senza l’attraversamento delle forche caudine del centrismo filopadronale non hanno speranza alcuna.
Eccoli tutti là, nel teatrino della politica, riempire pagine e pagine, e ore e ore delle loro demenzialità, per “salvare il Paese”. Ma da chi? Se sono essi stessi ad averlo affossato! Se sono i padroni e i banchieri che li finanziano ad averlo squartato come un maiale grasso e sono ancora indaffarati sul bancone nel cercare di non buttar via nulla, di arraffarsi tutto.
Chi alla fine deve pagare il conto sono sempre gli stessi. I privilegi non s’intaccano, coerentemente, ma i salari, le pensioni, il costo della vita, il diritto al lavoro, allo studio, la ricerca, i servizi essenziali, l’ambiente, quelli sì. E allora che cosa aspettiamo a spegnerli tutti?

Pippo Gurrieri

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