Complici cercasi

Entrando nel trentaseiesimo anno di vita di Sicilia libertaria non possiamo non rivolgere lo sguardo sul ruolo svolto da questo giornale, la scelta di fondo che lo ha caratterizzato essendo stata quella di porsi in maniera dinamica all’interno di quelle porzioni di società posizionate in modo critico rispetto allo Stato e allo status quo.

Dal gennaio del 1977, stagione politica che spaccò la parabola sessantottina ricavandone nuova linfa libertaria, ma anche inizio di quella frammentazione metodologica che porterà al riflusso, alla sconfitta e ai lunghi anni di resistenza che ne seguirono, Sicilia libertaria ha cercato di essere voce meditativa e stimolante, tentando di realizzare, e in parte riuscendovi, uno degli obiettivi per cui era stata fondata: consolidare in Sicilia un solido nucleo di militanti, circondato da una platea di simpatie e sostegni, che desse spessore e nuova forza a un movimento anarchico immerso nella realtà con il cuore e con la mente proiettati in una dimensione rivoluzionaria e utopica.

Oggi ci attendono compiti più difficili, perché i tempi sono più ostici e duri di quella lunga coda del sessantotto libertario in cui fu deciso di far nascere il giornale. Nel pieno di un disastro sociale pianificato ed attuato cinicamente; nel mezzo di una reazione politica, economico-finanziaria e culturale, c’è un grande bisogno di voci che parlino chiaro, considerando che molti fogli vicini e parzialmente affini, sono scomparsi; assolvere a una funzione – mi si perdoni il termine infelice – di orientamento, è più che mai necessario, perché tanto e tale è il disorientamento che ci circonda, da richiedere una grande forza di volontà per non rimanervi coinvolti e sconvolti; una funzione di attenta lettura della realtà, di deframmentazione delle false certezze e delle arroganti verità del potere e di individuazione di percorsi di resistenza e di battaglia.

I nostri referenti privilegiati sono i non anarchici, i compagni della sinistra e dei movimenti, i soggetti che sentono l’insofferenza e la rabbia, ai quali intendiamo far conoscere ed apprezzare l’ideale e la pratica dell’anarchismo; vogliamo continuare a dare voce a quelle realtà e individualità che accanto, attorno e con noi, sviluppano modalità di intervento, esperienze, idee e progettualità antisistemiche, autogestionarie, antiautoritarie, conflittuali, antagoniste.

Un giornale è fatto di parole; parole che hanno un senso se usate in maniera schietta e se inserite in ragionamenti sinceri. E per noi questo ha voluto e vuol significare non spegnere termini come sfruttamento, rivoluzione, padroni, lotta di classe, concetto quest’ultimo, che va ricollocato – contestualizzandolo – nella odierna dicotomia tra ricchi e poveri, centrale in questa società gerarchica che ha innalzato, più di prima, la sua nuova e più possente piramide sociale.

Sicilia libertaria è una voce dal Sud, che si rivolge a tutti i Sud sparsi altrove; che denuncia una questione meridionale sempre più incancrenita, passaggio imprescindibile nel percorso rivoluzionario di cambiamento sociale. E’ una voce dalla e per la Sicilia, luogo del nostro agire quotidiano, spazio politico e culturale da cui vogliamo partire per costruire una società che affianchi alle caratteristiche specifiche di questo luogo, politiche di federalismo libertario, di autogoverno, di partecipazione dal basso.

I nostri strumenti sono materialmente poveri in quanto autofinanziati e autogestiti; sia pure rafforzati dai moderni veicoli di comunicazione orizzontale (sito web, face book), rimangono sempre precari in tutto eccetto che nella volontà di questo gruppo redazionale di non mollare. Ma la nostra volontà non sarebbe stata sufficiente se attorno a ciò che da 35 anni produciamo e diffondiamo, non vi fossero stati consensi, adesioni e sostegni. E’ importante che tutto ciò non cessi; dobbiamo poter fare un salto di qualità nella distribuzione, come nella realizzazione del giornale. Ogni lettore deve poter fare uno sforzo per allargare il numero di coloro che ci leggono; abbiamo bisogno di complici più di quanto non ne abbiamo avuto fino ad ora. Sappiamo che i 20 euro per l’abbonamento o i 2 euro per una copia possono rappresentare un lusso per chi ogni giorno si confronta con un attacco economico che ci ha ricacciati indietro di decenni. Ma è uno dei pochi lussi che ci dobbiamo permettere.

Pippo Gurrieri

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