Liberare Niscemi e la Sicilia

Le parabole del MUOS stanno per essere finite di montare dentro la base della marina militare amerikana di Niscemi. Per quanto il sistema non sarà operativo prima del 2015, resta il fatto che questo primo punto della partita se lo stanno per conquistare gli invasori.
Ciò, naturalmente, non vuol dire che la partita sia perduta; anzi, tutto fa pensare che essa debba essere ancora giocata sino in fondo.
Il Movimento contro il MUOS, quello dei comitati, delle realtà che vanno costituendosi in varie località della Sicilia, ha già fatto un grosso passo in avanti nel momento in cui è riuscito a fare uscire dall’ambito niscemese il problema. Oggi, quindi, mentre Niscemi, come città e come sito della base NRTF che dal 1991 inquina ambiente e popolazione, ed oggi anche sede del MUOS, rimane centrale nel percorso di mobilitazione, in quattro province esiste una opposizione sempre più visibile, in crescita costante, desiderosa di passare all’azione. I primi mesi di quest’anno sono stati fondamentali per la diffusione della consapevolezza di quanto grave sia l’imposizione di questo Mostro, totem delle moderne guerre amerikane, pilastro della distruzione planetaria tecnologica
Non ci dobbiamo però crogiolare sui risultati ottenuti, ma concentrare sulla strada da fare, che è tanta e tutta in salita. Si tratta di allargare il consenso alla lotta NO MUOS, sia nelle località dove esistono i comitati e le ramificazioni del movimento, facendoli diventare vere aggregazioni popolari, sia in tutti quei territori ancora non direttamente coinvolti in questa lotta, sia infine oltre lo Stretto. Questo non vuol dire anteporre la crescita numerica all’azione, ma praticare l’azione a partire dalla forza acquisita per chiarire da subito che il NO MUOS è un movimento di lotta e non di chiacchiere, consapevoli che soprattutto questo darà un impulso alla crescita numerica. Lottare in proporzione alle forze disponibili, senza trascurare la propaganda, l’informazione, le iniziative eclatanti, gli spettacoli, i flash-mob, le conferenze, le eventuali azioni legali, e così via, come un tutt’uno indissolubile.
Parlavamo sugli scorsi numeri della necessità di un salto di qualità; ebbene, esso è già in atto, il movimento, pur nella sue eterogeneità e pur con le sue contraddizioni – che tuttavia si stanno rivelando delle autentiche ricchezze -, sta dimostrando un buon livello di maturità, una discreta capacità di mobilitazione, in grado oggi di gettare le basi per iniziative più in profondità. La prima di queste, in svolgimento mentre questo numero del giornale va in stampa, è il campeggio del 7-8-9 settembre a poca distanza dalla base americana; in ossequio a quella posizione, che noi abbiamo sempre difeso e sostenuto, di scegliere la Sughereta di Niscemi, il sito di interesse comunitario stuprato dai mirikani, quale terreno di confronto e di scontro, quale campo per giocare il secondo tempo della partita, quello in cui scendono in campo le forze autentiche dell’opposizione di base. Questo campeggio è un primo rodaggio, una prova generale importante per lo sviluppo futuro della mobilitazione che si svilupperà subito dopo, a partire dalla settimana di lotta dal 29 settembre al 6 ottobre, che culminerà con una manifestazione nazionale a Niscemi.
E quando si dice “nazionale” non è per riempirsi la bocca, ma perché si intende realmente far diventare il “NO al MUOS” una parola d’ordine generale da fare entrare nell’agenda di lotta di tutte le realtà antagoniste, di tutti i movimenti di resistenza e di lotta del Paese, di tutti i sinceri antimilitaristi. Sarà solo un corteo, forse, ma potrà essere uno spartiacque tra una fase che si chiude e una nuova che si apre e che deve condurci all’obiettivo di liberare Niscemi e la Sicilia dalle forze armate occupanti amerikane.

Pippo Gurrieri

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