47 Morto che parla

Elezioni regionali siciliane. Vota solo il 47,42%.

Hanno ucciso il lavoro, costringendo decine di migliaia di lavoratori a una vita precaria, umiliante e incerta; hanno assassinato l’agricoltura, degradando il lavoro più bello e indipendente ad attività senza sbocco che non quello di accumulare debiti su debiti; hanno schiacciato il piccolo commercio sotto i cingoli della grande distribuzione e della concorrenza sleale. Hanno ammazzato la speranza nei giovani di potersi costruire un futuro nella loro terra; hanno devastato l’ambiente, le acque e l’aria favorendo le industrie della morte. Hanno venduto la Sicilia all’esercito americano e alle sue strategie di guerra, cioè di morte.

Adesso queste vittime, queste morti, stanno parlando: il 47,42% di votanti alle elezioni regionali rappresenta la risposta più compatta, più forte che il popolo siciliano abbia dato a politici, mafiosi, industriali, clericali e generali. Quel 52, 58% di astensione è composto dai fantasmi degli operai di Termini Imerese e delle centinaia di aziende cancellate dalle politiche liberiste e dalla globalizzazione del capitale; sono i fantasmi dei morti per cancro a Gela, Augusta, Priolo, Milazzo e nelle altre decine di luoghi di morte imposti ai siciliani sotto il ricatto dell’occupazione; sono i fantasmi degli emigrati che non sono più tornati a casa. Sono i siciliani stanchi di vivere di stenti, di umiliazioni, di false promesse, di passività e di delega.

Il non voto alle elezioni regionali è un schiaffo ai parassiti e agli sfruttatori, ai privilegiati e ai ladroni privati e di stato; è il più importante passo verso il cambiamento espresso dal popolo siciliano negli ultimi decenni. 2 milioni e 200 mila astenuti hanno tolto la maschera al sistema di potere; hanno stracciato il falso consenso di cui godeva il banditismo politico e chi lo proteggeva; hanno ricompattato un fronte del No che gira le spalle alla truffa elettorale e ai suoi protagonisti, e guarda ad altre possibilità, ad altri orizzonti per ottenere un cambiamento reale delle condizioni sociali.

Adesso che il primo passo è fatto, occorre fare il secondo: riprendersi la libertà di lottare.

E’ un mare di astensioni che li seppellirà.

 

(Questo pezzo apparirà su Sicilia libertaria di novembre)

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