La scuola di Niscemi

Al presidio dei comitati NO MUOS, situato lungo la strada che conduce all’ingresso principale della base della marina militare americana NRTF n.8 di contrada Ulmo, a Niscemi – un terreno ai bordi della strada, dove sorgono un gazebo e una capanna in grado di ospitare anche un centinaio di persone – da quasi due mesi, si è fatta la guardia per impedire che passino i camion con la gru indispensabile per montare le parabole del MUOS sulle torri, ma anche per ostacolare il transito di altri automezzi delle ditte e della marina USA diretti alla base. La gru è passata, sotto scorta poliziesca, la notte tra il 10 e l’11 gennaio, come riportiamo a pagina 2, ma qui ci interessa parlare dell’esperienza del presidio.
Qui s’incontrano, si confrontano, si appassionano alla lotta decine e decine di persone, ragazzi, ma anche adulti, anziani, famiglie con bambini, tutti stretti attorno a un obiettivo: impedire che si completino i lavori di costruzione dell’ecoMUOStro, e imporre lo smantellamento delle 41 antenne della pestifera base, che inquina, con le sue onde elettromagnetiche di diversa frequenza, un intero territorio e le persone, gli animali e le piante che ci vivono, e la terra, l’aria e l’acqua delle falde.
Da quando si è venuti a conoscenza dell’imminente passaggio della gru, l’iniziativa tempestiva del comitato NO MUOS ha rappresentato per la comunità niscemese l’occasione dell’atteso risveglio; il presidio iniziato dagli attivisti è diventato presto il punto di riferimento di tanta, tantissima gente che ha fatto di questa, la propria lotta. Nonostante vari tentativi di imitazione.
Attorno al falò, oppure dentro il gazebo o all’interno della capanna dedicata a Peppino Impastato, ha preso forma la democrazia diretta, l’attività che non si delega a nessuno, quella delle persone normali quando cominciano a prendere in mano il proprio destino. L’organizzazione dal basso che viene praticata si va radicando nella cultura di queste persone, e ogni tentativo, in buona o mala fede, di proporre una strutturazione verticistica del movimento, o una sua qualsiasi forma di legalizzazione o burocratizzazione, viene respinto come inutile e dannoso. Per organizzare una iniziativa o un volantinaggio, per scrivere documenti o comunicati, per decidere chi deve occuparsi della cucina, per impostare i turni al presidio, non c’è bisogno di strutture gerarchiche, occorre solo la partecipazione di tutti, un’assemblea in cui la discussione si sostituisca alla sopraffazione della legge dei numeri e delle maggioranze, in cui ci si sforzi di trovare un consenso condiviso, un accordo che possa contenere le opinioni di tutti e la libertà di ognuno. Non è la descrizione di una situazione idilliaca: tensioni e confronti anche aspri non mancano, la stanchezza incombe comunque, ma alla fine a prevalere sono sempre il buon senso e l’interesse comune.
Tante persone dalle età più disparate, divenute attiviste NO MUOS, vincendo timidezze e inibizioni, hanno imparato a parlare in pubblico, a scrivere articoli, a rilasciare interviste, ad affrontare problemi politici e tecnici spesso complicati, a cimentarsi nelle questioni pratiche del convivere tutti assieme, del reperimento di fondi, dell’organizzazione del presidio; si sta mettendo in campo una grande forza di volontà che sta facendo crescere questo movimento di resistenza, di cui quest’agorà permanente, questa riscoperta delle relazioni tra persone, rappresenta già la più grande delle vittorie.
E’ un grande orgoglio per noi anarchici aver potuto contribuire a questo riappropriarsi della politica da parte dei diretti interessati; a questa messa fuori gioco di partiti e istituzioni, con le loro ammuffite relazioni gerarchiche e deleganti, con il loro bisogno di visibilità e la loro necessità di sopravvivenza a scapito di ogni movimento spontaneo e autonomo. Oggi, sia pure con molta fatica, chi proviene da culture partitiche e autoritarie sta facendo grandi sforzi per calarsi sinceramente nel clima nuovo, libertario, autogestionario, che permea il presidio permanente. A Niscemi è sorta una scuola di partecipazione dal basso; è ancora in rodaggio, ma ogni giorno scrive nuove pagine di storia, e spande la fiducia che con l’unità e la determinazione, con l’azione diretta non delegata e la conflittualità permanente sia possibile sconfiggere il gigante americano.

Pippo Gurrieri

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