La libertà è troppo grande per farla entrare in un’urna

Dal cumulo di macerie ancora fumanti che hanno provocato, gli sfasciacarrozze dell’attuale governo dimissionario, compresi quelli dei partiti che lo hanno sostenuto e lo sostengono, guidano l’offensiva mediatica per porsi al centro dell’interesse della società, e offrire a tutti la carnevalata elettorale quale medicina miracolosa che potrà far superare lo stato comatoso in cui versa la popolazione. Se la realtà fosse quella mostrata dai mass-media noi non saremmo che umili frammenti di pietra ruotanti attorno a questo gruppo di stelle del firmamento politico posto al centro dell’universo quale unica compagnia di attori di una commedia imposta ad un pubblico di sessanta milioni di terrestri di lingua italiana.

La realtà è però ben diversa da quella disegnata e manipolata dai media: la commedia è una tragedia, e va in scena ogni giorno, da anni; personaggi come Monti, Bersani, Berlusconi, Casini, Bossi e compagnia brutta, sono i veri colpevoli, assieme ovviamente a chi li paga profumatamente e a chi gli obbedisce asininamente, della distruzione delle conquiste a favore dei più deboli, faticosamente affermatesi in lunghi e faticosi periodi di scontro sociale. Non contenti di aver demolito diritti come la pensione, la salvaguardia dei posti di lavoro, la mobilità, l’educazione e lo studio, l’assistenza sanitaria; fieri di aver difeso gli inquinatori, i guerrafondai, il clero, i banchieri e gli aguzzini del capitale nazionale ed internazionale, hanno sferrato l’ultimo attacco per affermare il potere assoluto dei più forti e dei più ricchi su tutti gli altri.

Negli ultimi anni va in scena un conflitto di principio, una guerra di classe con la quale i padroni e tutta la schiera di capibastone al loro servizio, cercano di imporre l’umiliazione e la genuflessione delle classi oppresse, con l’obiettivo di avere un intero popolo psicologicamente succube e materialmente subalterno.

Le elezioni rappresentano un momento saliente di questa strategia; sono la rappresentazione della più banale e nello stesso tempo pericolosa truffa messa in atto dai regimi democratici per sancire il consenso alle classi agiate, rappresentate da personale politico selezionato, spesso coadiuvato da personale “tecnico” altrettanto selezionato, senza che vi sia differenza fra i due livelli, denominatore comune essendo la gestione delle politiche liberiste di annientamento sociale.

E tuttavia il consenso gli è necessario, altrimenti verrebbe fuori la realtà di una dittatura mascherata in cui un manipolo di famiglie si è appropriato della ricchezze del paese; in cui l’unica maniera di promuovere le relazioni sociali è quella del ricatto continuo; in cui prosperano le classi militari ed ecclesiastiche; in cui il livello di controllo degli individui si è esteso ben oltre le previsioni di Orwell in “1984”. La dittatura del capitale (finanziario o meno) e dei ricchi, ha bisogno di creare attorno a sè consenso, non tanto a questo o quel partito, ma in primo luogo al sistema, e di poter far filtrare il messaggio che non vi sono alternative a questo sistema delle disuguaglianze, e che ogni necessità o bisogno di mutamento, deve essere incanalata dentro le sue compatibilità predefinite, all’interno della sua ideologia e soprattutto essere assoggettata alle sue leggi. In poche parole, deve essere neutralizzata e mantenuta solo nella sua forma di specchietto per le allodole, o di trappola per fessi, come dicono i francesi. L’attuale è un regime che fa apparire addirittura estremisti gli enunciati coniati un tempo dallo stesso liberalismo, cioè la regolamentazione del mercato e la separazione tra Stato ed economia; ormai siamo all’arrembaggio continuo, al banditismo delle classi agiate, all’assoggettamento della massa tramite chiese, televisioni, mode, minacce, povertà crescenti secondo criteri e modalità che ci riportano direttamente a metà del novecento.

Il 24 febbraio si consumerà l’ennesima farsa elettorale; i cavalli sono già ai blocchi di partenza, si sa che la gara è truccata, che ci sono cavalli dopati, ma l’importante è che la massa stia al gioco; che inizino le scommesse, che la vita fittizia si sostituisca a quella reale, facendo credere a tutti che siamo giunti al momento delle grandi decisioni, delle scelte epocali, del cambiamento dietro l’angolo. Cambiamento? Certo! Ma si può cambiare anche in peggio, però.

Per la componente più irrequieta del pubblico c’è la possibilità di puntare su un cavallo bizzarro: Beppe Grillo, ma ci sono cavalli per tutti i gusti: per i nostalgici della sinistra che fu e per quelli della sinistra modeata, per i giustizialisti e i legalitaristi, per i regionalisti e per gli europeisti, per i figli di Maria e per i laici, per la destra scellerata e per quella buonista. Quello che veramente conta è che nessuno esca fuori pista, che tutti si attengano alle regole, e che vinca il migliore… Al grande ipermercato elettorale si vende merce per tutti i gusti: ma il venditore è uno solo, e cosa vendere lo decide lui

Come in tutti i regimi, però la paura che i giochi possano essere scoperti è forte; il timore sottaciuto è che il pubblico possa abbandonare l’ippodromo, possa rifiutarsi di entrare nell’ipermercato e mettere su dei mercatini rionali, magari equo-solidali, dove ognuno è protagonista della propria vita e delle proprie scelte. In altre parole, se la fanno addosso solo a pensare a un bis del grande rifiuto di cui ha dato prova l’elettorato siciliano: 53% di non voti, più un altro 7% tra bianche e nulle.

Per questo la campagna elettorale è accanita; Monti scende in campo e sputtana la sua neutralità di “tecnico” calandosi così bene nel ruolo che promette anche di modificare l’IMU che il suo governo aveva varato in questa forma così vessatoria. La Chiesa è in campagna elettorale da tempo a fianco di chi gli ha garantito ancora privilegi ed esenzione dell’IMU. E tutti a cercare di fregare Grillo, che non è un pericolo per il sistema, ma uno che può esercitare una forte concorrenza soffiando poltrone e potere ai soliti noti; questo nonostante sappiano che un Grillo è essenziale per conquistare indecisi, delusi, incazzati e ribelli al gioco parlamentare, soprattutto dopo lo sputtanamento di Dipietro e dopo l’afflosciamento di Vendola verso posizioni catto-socialiste. Il PD si è inventato anche le “parlamentarie” per simulare un coinvolgimento della base che dimostratosi subito strumentale, e comunque allineato ai dettami di un rigido controllo dall’alto. Il patetico ritorno di Berlusconi sembra più che altro l’estremo tentativo di cacciarsi fuori dai guai giudiziari e di salvare il salvabile di un partito allo sbando.

L’astensione può essere la vera novità rivoluzionaria di queste elezioni; può rappresentare la delegittimazione dell’operato dei salvatori della Patria, che hanno salvato il bottino dei ladroni privati e di Stato, affossando nella precarietà e nella povertà milioni e milioni di italiani.

L’astensione è solo un momento, un’occasione, che però sottrae consenso e rompe i piani di chi comanda, rimette in pista i veri protagonisti, imprime fiducia in sè stessi, aiuta a rendersi autonomi dai partiti, spezza la farsa. Per questo è un momento importante, dal quale possono svilupparsi vere indignazioni, vere proteste, vere ribellioni, sia morali che concrete, e rendere possibile, sopra il cumulo di macerie che ci stanno lasciando in eredità, edificare un nuovo mondo dove non ci siano più poteri e potenti, padroni e servi, ma persone libere ed uguali, gelose della propria raggiunta autonomia.

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