Tsunami?

Beppe Grillo battendo in lungo e in largo l’Italia con il suo “tsunami tour”, ha trovato piazze piene e schiere di elettori disposti a votarsi a lui per manifestare il loro malcontento i partiti che hanno governato in questi decenni. Le simpatie crescenti per il Movimento 5 Stelle dimostrano come ormai stiano saltando le classiche appartenenze. Il programma del Movimento è, per molti versi, improntato ad una rottura con l’andazzo generale; sia in economia che in materia di energia, trasporti, servizi, che sui temi della gestione della cosa pubblica, esso sembra addirittura radicale se raffrontato con quanto è successo in Italia; in realtà propone cose che altrove, ad esempio in Nord Europa, ma non solo, sono patrimonio consolidato di Stati e governi.
Questo programma infatti non è di rottura col sistema, semmai tende a rafforzarlo, ad idealizzare il ruolo dello Stato contro le sanguisughe che lo hanno svenato, a moralizzare la vita pubblica, ad affermare la legalità a partire da quei settori istituzionali che invece dovrebbero garantirla ma non lo fanno.
Alcuni, che un tempo sono stati anarchici, e che mantengono magari una tendenza libertaria più o meno spiccata, si sono innamorati di questo ciclone a 5 Stelle, sottolineando la convergenza col pensiero e la metodologia anarchica di molte delle cose sostenute da Grillo e dai militanti del suo movimento. In modo particolare il metodo organizzativo è considerato perfettamente orizzontale e libertario; l’uso della rete, l’essere tutti gli iscritti sullo stesso piano, la partecipazione diretta alle scelte e ai programmi, rappresenterebbero il marchio di diversità del Movimento, e la sua vicinanza al modo di intendere degli anarchici.
Certo – e chi sostiene tali posizioni lo sa – la partecipazione elettorale è un elemento di stonatura in tal senso. Se Grillo avesse incitato gli italiani a ribellarsi, ad autorganizzarsi per mettere in pratica quanto da lui sostenuto e da essi ritenuto giusto, sarebbe stato sicuramente un contributo di chiara impronta libertaria. Ma visto che invece ha incentrato le sue arringhe sulla necessità che gli italiani dessero fiducia ad una rivoluzione istituzionale, che dall’interno del sistema farà tabula rasa del passato, e renderà pulita la classe dirigente, ecocompatibile l’economia, annullando lo strapotere delle lobbyes, il tutto riassunto nel programma elettorale di un movimento che si prepara ad entrare in parlamento (o nelle regioni e nei comuni) con intenzioni bellicose, ecco che quanto di libertario porta il grillismo, viene assorbito dal suo ruolo di viagra di un sistema decrepito.
Ma nel metodo ci sono altre contraddizioni rilevanti, specie quando viene messa in discussione la parola del capo; chiunque dissenta viene liquidato con un “libertario”: “se non ti va vattene fuori”, che dimostra, comunque, quanto potere, o autorità, abbiano sia Grillo cha l’altro leader Casaleggio.
In effetti al popolo votaiolo si sta offrendo la fede in un uomo nuovo, si sta chiedendo un’altra delega, per un cambiamento di cui saranno protagonisti gli eletti del M5S, che non deriva da spinte sociali dal basso, da movimenti che hanno messo in discussione fatti e misfatti del potere. I milioni di italiani che votano Grillo, devono solo apporre la crocetta sulla scheda, senza provare a cambiare e a cambiarsi; è questo il limite di ogni populismo: l’aggregare trasversalmente su parole d’ordine spesso generiche e onnicomprensive; non sarà un caso che Grillo abbia dichiarato l’antifascismo e l’antirazzismo come temi non di sua pertinenza, o che abbia flirtato con i fascisti di Casa Pound.
Lo tsunami elettorale di Beppe Grillo somiglia a tanti altri tsunami annunciati che nell’ultimo trentennio hanno “minacciato” le istituzioni: i radicali, democrazia proletaria, i verdi, rifondazione comunista, italia dei valori… tutti hanno costretto il potere a fare delle concessioni, salvo poi, nel volgere di poco tempo, trasformarsi in leggere brezze che hanno rinfrescato le ammuffite stanze di quei palazzi che intendevano conquistare e distruggere.
Il pifferaio Grillo ci ricorda tanto quello della favola; raccoglie il malcontento diffuso per convogliarlo dentro i sentieri del sistema, scaricando una tensione potenzialmente sovversiva che potrebbe diventare troppo pericolosa; il voto al M5S è prima di tutto una iniezione di fiducia nella decadente democrazia borghese, nello Stato, nel Parlamento, l’illusione che possano rinnovarsi e diventare la facciata pulita di una moderna società liberale. Illusione vecchia 120 anni, da quando un drappello di socialisti abbandonò il movimento anarchico per intraprendere la “scorciatoia parlamentare” verso il socialismo purificatore del sistema. Il danno che tale scelta ha fatto è sotto gli occhi di tutti.

Pippo Gurrieri

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