È PRIMAVERA

30 marzo: in quindicimila per una Sicilia senza basi

E’ PRIMAVERA

 

Avevamo preventivato diecimila presenze; ne abbiamo avuto un po’ di più, almeno quindicimila, e possiamo considerarlo un bel punto di partenza. Perché di partenza si tratta, non di arrivo; il movimento si alimenta di lotte, blocchi, cortei e mille iniziative, per poter continuare la sua marcia verso l’obiettivo centrale: smantellare il MUOS e le antenne NRTF; obiettivo ancora lungi dall’essere raggiunto.

La lotta delle ultime settimane, culminata con il corteo del 30 marzo ha conseguito un risultato importante essendo riuscita a collocare la questione MUOS tra le grandi questioni nazionali da affrontare e risolvere, sempre continuando con la protesta dal basso, ormai rafforzatasi come esperienza di solidarietà e di autorganizzazione. L’abbiamo definito “campagna di primavera” quella iniziata con la manifestazione contro il Ponte del 16 marzo, a pochi giorni dalla cancellazione della devastante opera dal programma del governo, proseguita con la grande manifestazione NO TAV in Valle Susa del 23: tre importanti e impegnativi momenti che hanno visto, dal Nord al Sud, alzarsi la voce di chi lotta in prima persona e attua una pratica politica che scavalca ed emargina i partiti e le organizzazioni istituzionali, responsabili di scelte scellerate e di aver sabotato nel recente passato tutti i movimenti dal basso finiti sotto la loro influenza.

Siamo arrivati al 30 circondati da attenzioni particolari: il console americano Moore è stato in tour in Sicilia per raccogliere consensi al MUOS e dimostrare che non vi sono rischi: fischiatissimo a Niscemi, ha comunque provato a spaccare il movimento tra buoni e cattivi, però è stata una bella soddisfazione stanare gli americani e costringerli a parlare alla luce del sole del progetto MUOS, che avrebbero voluto gestirsi in tranquillità e semisegretezza assieme ai loro servi.

Come avviene in questi casi, la vigilia è stata accompagnata da allarmismo e terrorismo psicologico profuso a piene mai dai mezzi di comunicazione, nel tentativo di isolare gli attivisti dalla popolazione e spezzare quel legame che si è andato consolidando nella lotta. La polizia ha gestito una serie di provocazioni, ha forzato i blocchi ai cancelli della base, scortando mezzi per il cantiere, e ha creato attorno al presidio e ai militanti un forte clima di tensione. In questo clima si è inserito il governatore Crocetta, il quale, il giorno prima della manifestazione ha annunciato la revoca definitiva delle autorizzazioni concesse a suo tempo dalla giunta Lombardo alla marina militare americana, affermando – in compagnia dei leaders del Movimento 5 stelle – che a questo punto non aveva più alcun senso manifestare, e che il corteo del 30 sarebbe diventato solo protesta ideologica antiamericana. Su una parte dell’opinione pubblica queste dichiarazioni sono servite da rassicurazione e a far considerare la lotta al MUOS praticamente finita. Peccato che il 5 aprile sono stati beccati operai intenti a svolgere lavori sotto le parabole del MUOS; l’unica revoca che conta è quella che si impone dal basso.

Nonostante questo, il movimento non è caduto nella trappola; tutte le componenti attive sul campo come il coordinamento regionale dei comitati NO MUOS con il presidio permanente, e il comitato delle mamme NO MUOS di Niscemi, si sono sforzate di lavorare in sintonia per la riuscita della giornata di protesta, che assumeva un valore simbolico importante per il movimento e per i cittadini, ma anche per le istituzioni, che devono prendere atto che ormai il ripudio del MUOS è massiccio e si è esteso anche a quello delle 46 antenne della base NRTF n.8. Ecco perchè la lotta non si potrà fermare per una semplice revoca regionale delle autorizzazioni, ma lo farà soltanto quando i tir cominceranno a trasportare le parabole e le torri del MUOS smontate, verso Sigonella, e quando le antenne della morte elettromagnetica verranno smantellate. Come diceva Elvira Cusa all’apertura degli interventi in piazza la sera del 30: “Gli unici tir che faremo passare ai blocchi saranno quelli che andranno a caricare il MUOS per portarselo via”.

48 autobus, migliaia di macchine, delegazioni da tutte le regioni italiane, con i NO TAV, i NO Dal Molin, i NO Radar sardi, la fittissima rete dei comitati NO MUOS siciliani, i bambini di Niscemi in testa, diverse migliaia di niscemesi dietro gli striscioni del coordinamento regionale (“Ripudiamo il MUOS e le 46 antenne NRTF”) dei comitati e delle mamme NO MUOS; un corteo in mezzo al mare di bandiere del movimento che ha riempito i 4 km di percorso dalla provinciale 10 fino alla base USA.. Per la seconda volta dopo il 6 ottobre, ma in maniera più estesa, un movimento autorganizzato sfida i poteri forti nazionali e internazionali che vogliono la Sicilia base militare e i siciliani servi dell’imperialismo, scrivendo una pagina di storia non solo niscemese, ma siciliana, sfidando a testa alta, anche il gigante americano.

Il 30 marzo ha dimostrato che il movimento contro il MUOS non ha alcun bisogno di avanguardie e dirigenze politiche che si sostituiscano ad esso; i risultati, anche istituzionali, raggiunti, sono il frutto della spinta dal basso, e questa spinta è il motore di un cambiamento che potrà andare oltre questa specifica battaglia, aprendo prospettive di lotta generali sull’acqua, sulla viabilità, sul lavoro, sugli spazi sociali, sull’istruzione, sulla salute e ridando slancio alle battaglie antirazziste, antimafiose, antimilitariste, ambientaliste esistenti. Il movimento NO MUOS è ormai una speranza che sta demolendo rassegnazioni ataviche, e impartisce lezioni su come ci si può riappropriare della politica dal basso, a intere generazioni, e soprattutto ai giovani e ai giovanissimi.

L’immagine di una Niscemi schierata anche visivamente con la lotta, ha fatto toccare con mano le nuove prospettive che si innalzano sulle ceneri del fatalismo e della delega ai politici, e la solidarietà intergenerazionale, la partecipazione in prima persona, la fiducia nell’unità popolare e nella lotta, che stanno crescendo.

Da Niscemi si è aperto uno squarcio internazionale sul sistema di controllo bellico messo in piedi dagli Stati Uniti; adesso dove ci sono gli altri tre MUOS, in Australia e negli stessi USA, si comincia a conoscere il progetto e si organizza l’opposizione.

Dalla Sicilia alla Valle Susa, c’è un mondo che palpita, che si agita, che vive e attua pratiche politiche lontane mille miglia dal parassitismo politico e statale. Un mondo che hanno cercato di annichilire, svendere, comprare, assoldare, addormentare, arruolare, annientare, ma che è vivo a dispetto di tutti questi tentativi, ed è pronto a marciare compatto verso obiettivi di vero cambiamento. La lotta coinvolgerà ancora di più il paese e i suoi abitanti, si estenderà di più in Sicilia e nel continente; i suoi protagonisti cresceranno e la faranno più forte e consapevole di prima: contrada Ulmo deve essere off limit per le forze armate statunitensi; a Sigonella come a Bagnoli come a Roma e come a Washington devono sapere che la sughereta di Niscemi dev’essere liberata, perché così vuole un’intera popolazione. Se non se ne andranno, li cacceremo via. Indietro non si torna.

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