Niscemi c’è

Grande successo dello sciopero generale autorganizzato

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Vedere sfilare per la città di Niscemi cinquemila persone unite nel gridare no al MUOS e alle antenne NRTF è qualcosa di difficilmente spiegabile a chi vive lontano da questa zona e dalle dinamiche politico-sociali che la caratterizzano.

La proposta di sciopero generale venne fatta nel corso della prima assemblea del coordinamento regionale dei comitati NO MUOS seguita alla manifestazione nazionale del 30 marzo, quella che vide quindicimila partecipanti e che inserì nell’agenda politica nazionale dei movimenti la questione MUOS. Successivamente si individuò la data del 31 maggio sia per approfittare dell’ultimo periodo di scuole aperte, sia perché proprio il 31 era il termine ultimo entro il quale l’Istituto Superiore di Sanità avrebbe dovuto consegnare il suo studio “indipendente” sulle conseguenze dell’elettromagnetismo del MUOS (poi posticipato a metà giugno); studio che avrebbe determinato l’eventuale cessazione della revoca delle autorizzazioni predisposta il 29 marzo dalla Regione siciliana, oppure la sua conferma. In realtà non solo la revoca non è mai entrata in funzione, e l’unica revoca è stata quella praticata dal basso dagli attivisti con i blocchi dei convogli, ma il governo italiano, che apparentemente aveva raggiunto un accordo con quello siciliano demandando all’ISS il giudizio finale sulla questione, ha continuamente dichiarato che il MUOS è strategico per la difesa del paese, ha ordinato alla polizia di scortare i convogli e di reprimere ogni genere di protesta, ed ha anche fatto ricorso al TAR avverso la revoca del governatore Crocetta, chiedendo un risarcimento di 25.000 euro al giorno alla Regione per i danni subiti dalle relazioni Italia-USA e in particolare dalle aziende impegnate nel MUOS (vedi Lockheed Martin). Successivamente, sempre in veste di avvocato difensore del governo americano, ha anche chiesto al Comune di Niscemi 50.000 dollari al giorno di risarcimento danni (qui non si sono neanche preoccupati di tradurre il diktat americano in euro).

Torniamo allo sciopero. In una prima fase è stato necessario vincere le perplessità di settori del movimento che credevano poco o nulla alla proposta, ritenendo la popolazione niscemese impreparata e apatica, e lo sciopero uno strumento inadatto al suo coinvolgimento. Al contrario, altri settori proponevano di estendere lo sciopero a livello regionale. Non è stata impresa semplice superare queste divergenze, ma la determinazione del grosso dei compagni niscemesi e del coordinamento regionale ha infine fatto la giusta chiarezza e ha messo in moto un impegno senza precedenti in quanto a intensità, continuità e profondità; impegno che ha completamente rivalutato i rapporti tra attivisti e popolazione.

Sono state infatti settimane di presenza ne quartieri, con volantinaggi, speakeraggi e proiezioni dei video degli sgomberi dei blocchi, che hanno particolarmente colpito gli spettatori. Gruppi di compagni hanno battuto metro per metro la città parlando con i commercianti, invitandoli a chiudere il 31 dalle 8 alle 14; altri hanno parlato con i contadini, ricordando loro il marchio negativo che il MUOS darà alle loro produzioni, affossandole definitivamente. Sono state battute le scuole, le piccole aziende, le associazioni; diffusi oltre 10.000 volantini, attaccate locandine. Decine di attivisti stremati dalla fatica e caricati dall’entusiasmo, con alcuni che si cono improvvisati oratori nei comizi di caseggiato, hanno dimostrato come questa lotta stia facendo crescere una leva di militanti di tutto rispetto, una risorsa non solo per Niscemi ma per tutte le realtà che lottano per un mondo migliore.

Per l’aspetto più tecnico dello sciopero, si sono cercati di coinvolgere i sindacati, sia di base che confederali, chiedendo loro di fornire la copertura a tutti quei lavoratori che avrebbero aderito alla giornata di lotta. Solo la CUB ha risposto, e la sua federazione provinciale di Caltanissetta ha indetto lo sciopero di Niscemi; i Cobas, paralizzati da veti incrociati interni, alla fine se ne sono usciti con un delirante comunicato di adesione che tentava di giustificare la mancata co-indizione con la CUB addossandone la colpa al movimento NO MUOS, mentre raccomandava di non fare un uso spropositato dell’arma dello sciopero. Un vero autogol, com’è stato definito dai compagni. All’ultimo momento la locale CGIL e la CIA hanno aderito allo sciopero.

La stessa amministrazione comunale, vedendosi con le spalle al muro, ha pensato bene di simpatizzare e, pur non aderendo ufficialmente, ha svolto – con sindaco e assessori – dei comizi di quartiere per invitare la popolazione a scioperare; il comitato delle Mamme NO MUOS, nonostante alcune uscite a dir poco infelici della propria leader, si è attivato per lo sciopero, soprattutto affiancando la giunta comunale nei quartieri. Insomma, sia pure con posizioni diverse, possiamo dire che tutte le realtà niscemesi si sono ritrovate nell’obiettivo di fare di questa giornata un’occasione storica. Lo ha capito anche la questura, che infatti ha risposto con delle prescrizioni alla comunicazione del corteo, la principale delle quali vietava di condurre trattori alla manifestazione. La sbirraglia era molto preoccupata per gli esiti inediti di uno sciopero che non aveva precedenti nella storia recente del paese e che andava affrontato prevedendo qualsiasi soluzione. Non a caso, durante tutta la giornata del 31 maggio due furgoni carichi di celerini hanno sostato all’interno della base della marina militare americana, mentre lo spiegamento di forze in accompagnamento del corteo revocava, nelle parole di compagni niscemesi, immagini cilene.

Alla vigilia del 31 ci accorgiamo che l’Ufficio provinciale scolastico non aveva emesso alcuna circolare per i presidi degli istituti niscemesi, fornendogli l’alibi a qualche preside per dichiarare non coperto lo sciopero. Ci hanno pensato i genitori dei bambini e gli studenti liceali a svuotare le scuole e a permettere anche agli insegnanti di prendersi i permessi e venire al corteo.

Al clima favorevole ha dato un significativo contributo il neo costituito comitato artisti NO MUOS; decine e decine di artisti, e tutto il teatro Coppola di Catania al completo, hanno invaso la città il pomeriggio e la sera del 30 maggio dando vita a iniziative musicali e teatrali, a proiezioni esposizioni, spettacoli, performaces d’ogni tipo: un grande precedente di arte schierata. Per non fare torto a nessuno non citerò nessun nome, ma la qualità era decisamente alta, un significativo contributo alla maturazione del movimento di lotta.

Il 31 mattina volantinaggio all’uscita del paese sin dall’alba, ma fino alle 9 poca gente al concentramento, poi la situazione si sblocca, arrivano a gruppi studenti, ragazzini, mamme, anziani, lavoratori, commercianti, attivisti locali e non; quando inizia il corteo siamo già almeno 700. Il 90 % dei negozi è chiuso. Il lungo percorso si snoda attraverso i quartieri; file di donne attendono i manifestanti per entrare nel lungo serpentone che si ingrossa e allunga sempre di più; c’è la banda del paese, tanti bambini, ragazzi che suonano i campanelli e invitano la gente a scendere in strada; interventi volanti al microfono, allegria e soddisfazione in chi ha creduto a questa scommessa ma l’ha vissuta col timore di un flop che avrebbe dato ragione ai disfattisti e agli avversari. Invece Niscemi c’è e vuole essere protagonista della sua storia. Il segnale è lanciato. All’ingresso in piazza ci accorgiamo che parlare di 5000 persone non è affatto esagerato, che anche questa battaglia è stata vinta. Lo diciamo in molti dal palco; abbiamo energie per continuare per altri 50 anni, la repressione non ci fermerà, e neppure gli imbrogli dell’Istituto Superiore di Sanità o i ricatti del governo USA, o i tentativi di dividere il movimento. Se la città intera si intesta questa lotta, sarà veramente dura per il governo americano e il suo servitore tricolore.

Pippo Gurrieri

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