Il Movimento NO MUOS in prospettiva

Il movimento contro il MUOS in pochi mesi ha bruciato molte tappe, passando dalla sensibilizzazione delle popolazioni ad una presenza più incisiva sul territorio, dal presidio permanente ai blocchi, dalle azioni dirette, sia individuali che collettive, al coinvolgimento della popolazione e all’allargamento della lotta sul piano nazionale. E’ riuscito a riportare in primo piano il tema della militarizzazione del territorio e della necessaria smilitarizzazione. Ha anche provocato serie contraddizioni nel mondo politico-istituzionale, scatenando un conflitto tra Stato e Regione siciliana e stimolato un dibattito serrato, e per nulla astratto, nell’ambito scientifico a proposito dei rischi delle onde elettromagnetiche, come la relazione del prof. D’Amore ha dimostrato, smontando le risultanze di parte sia americana che di quei venduti periti che a suo tempo dichiararono che “il MUOS non crea problemi per la salute delle persone”.

La repressione non si è fatta attendere. Partita direttamente dagli organi di polizia, su input del governo nazionale, a sua volta pressato dall’amministrazione statunitense, ha tentato di fare il vuoto attorno ai compagni più coinvolti, cercando di sfiancarli e di intimorirli, com’è nella peggiore tradizione di questo paese ogni qualvolta le lotte dal basso sono incisive e contagiose. Come non si è fatta attendere la campagna di mistificazione e di recupero d’immagine da parte della Marina militare americana, palesemente in difficoltà di fronte alla determinazione della popolazione di Niscemi e del movimento tutto, e ad un’opinione pubblica ostile ai suoi progetti.

Lo sciopero generale del 31 maggio ha dimostrato una volta tutte le potenzialità del movimento e la disponibilità della popolazione ad abbracciarne la lotta; esso ha indicato in maniera forte e chiara come l’evoluzione della battaglia contro il MUOS non possa più prescindere da azioni e iniziative che non coinvolgano fette crescenti di popolazione. Tanto più che la repressione è tanto più forte e vincente quanto più isolati sono i compagni, e viceversa. Sta adesso all’intelligenza del movimento l’elaborazione di proposte che rafforzino la dimensione di massa della lotta.

Dare una centralità alla questione salute o ambientale si è dimostrato non solo insufficiente, ma anche pericoloso, vista la disponibilità di tecnici prezzolati (vedi Istituto Superiore di Sanità) a redigere relazioni palesemente e gravemente fasulle. La tenacia con cui il governo USA e i suoi apparati stanno reagendo, dimostra come la posta in palio sia molto alta, e l’efficacia del loro sistema di guerra stia incontrando degli ostacoli seri in un territorio prescelto per essere uno dei suoi quattro terminali terrestri. Hanno fretta, non solo perché ogni giorno di ritardo sono soldi persi, ma soprattutto perché non possono permettersi che una popolazione e degli attivisti si mettano di mezzo alle loro faccende, rischiando di contagiare altri popoli.

Tutta l’esperienza del movimento NO MUOS e la portata della battaglia in atto ci dicono che cacciare via gli americani non è soltanto uno slogan, ma un valore che ogni giorno si fa patrimonio collettivo di una popolazione fino a pochi mesi fa rassegnata, e che nuove generazioni stanno crescendo con questo obiettivo nella testa. Non bisogna avere fretta, per evitare di scottarsi e cadere nella depressione, ma va calibrata ogni azione, socializzato ogni passaggio di fase, rafforzata la determinazione, per conseguire, attraverso un crescendo di iniziative, compresa l’occupazione della base NRTF e del cantiere del MUOS, l’obiettivo di espellere gli americani dalla terra che fu dei padri ed ora è occupata da impianti di morte, spezzando un anello della catena militarista, mettendo in crisi le velleità imperialiste degli Stati Uniti d’America.

L’azione dei prossimi mesi deve muoversi sul doppio binario del rafforzamento e ampliamento del movimento, cioè delle sue strutture decentrate sul territorio – i comitati e il presidio permanente -, e su quello della pressione costante nei luoghi della militarizzazione e della morte elettromagnetica; non vi sono gerarchie di impegni e di azioni da rispettare, basta che tutte convergano nella strategia generale e nell’obiettivo principale di mandare gli americani a casa, come tante volte abbiamo gridato e cantato lungo le strade di contrada Ulmo, di Niscemi e di tutta la Sicilia.

Pippo Gurrieri

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