Dimostrare ostilità

I lavori di completamento del MUOS hanno subito una vistosa accelerazione; nei prossimi mesi cercheranno di montare le parabole e di iniziare le prove tecniche. Il sistema sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2015; è probabile che questa data slitterà a causa dei ritardi di costruzione della stazione terrestre di Niscemi dovuti alla resistenza popolare. Si prevede una nuova occupazione militare del territorio per le prossime settimane, ben più massiccia e stabile delle precedenti, per rendere sicuri il cantiere e tutta la base NRTF dalle possibili incursioni degli attivisti, affiancata da una incalzante e infame repressione verso gli attivisti. Il vertice tenutosi a Sigonella nel mese di novembre ha pianificato la gestione della delicata fase che si apre; il ministro della Difesa Mauro, che si è speso molto per il MUOS, e il governo democristiano Letta-Alfano, ci tengono a non far più brutte figure con i padroni americani.

Anche se in questo momento il movimento NO MUOS non sta pressando come ha fatto per 10 mesi di fila, segue tuttavia da vicino i passaggi delle ditte ed ogni movimento dentro e fuori la base della Marina militare USA. Consapevoli che il MUOS si può ancora bloccare, gli attivisti si attrezzano per attuare forme di lotta adeguate. Sono due gli atteggiamenti che in caso di completamento dei lavori, andranno evitati: il senso d’impotenza e la rabbia fuori controllo. Ovvero: demoralizzazione, rassegnazione, perdita della lucidità, riflusso; oppure azioni che abbiano l’unico fine di dimostrare a chi le compie di essere attivo. Benché tali atteggiamenti sarebbero giustificati dalla nuova situazione, bisogna sin da ora riuscire a mettere da parte l’emotività e attrezzarsi per una lotta di lunga durata; una lotta non per questo meno incisiva e meno vivace, che deve mirare a rafforzare le capacità di una resistenza offensiva radicata in città e sul territorio, forte di una progettualità autorganizzativa, di una partecipazione dal basso conflittuale e capace di proporre alternative qui ed ora anche su gli altri problemi scottanti che affliggono la comunità.

La funzione della nuova sede aperta a Niscemi dal Coordinamento dei comitati va in questo senso e rappresenta un passaggio strategico importante; un salto di qualità che può farla diventare quello spazio di libertà che la città non ha mai avuto. Il presidio di contrada Ulmo deve continuare a svolgere, in sinergia, quel ruolo di avamposto di lotta proiettato sulla struttura militare, coltello infilato sul fianco degli invasori in tuta mimetica, e perciò terreno centrale delle attività che andranno a svilupparsi per contrastare la presenza militare. Da oggi il movimento ha due gambe su cui poter camminare e anche correre.

Inventarsi e praticare nuove forme di lotta è fondamentale per manifestare l’impossibile conciliazione tra chi vive in questa terra e chi la invade, militarizza, avvelena. Ma va evitato un avanguardismo che spezzerebbe la solidarietà costruita: ogni azione deve avere la capacità di essere compresa e rivendicata dalla stragrande maggioranza della popolazione. Niscemi non è la Valle Susa; sta maturando una propria coscienza resistente, ma ha i suoi tempi; la disubbidienza civile individuale o di massa, le azioni dirette popolari, rappresentano il percorso più adatto per costruire le condizioni utili ad affondare la corazzata americana.

La fase che si apre con il 2014 sarà senz’altro la più difficile di questi anni; il movimento a livello nazionale incontra sempre più simpatie, supporti, complicità, ma crescono anche le scorie inquinanti di settori del neofascismo che cercano di gettare fango e confusione nella lotta. D’altra parte il movimento potrà ritrovarsi prima o poi nel pieno di una crisi di crescita, che se non sarà affrontata con onestà e determinazione, potrà minarlo alle basi.

In questi tempi anche sul termine/concetto di “movimento” si discute molto; il movimento non può essere qualcosa di diverso dai comitati ad adesione individuale sparsi per le province e radicati sul loro territorio; non può essere la risultante di papocchi politici fra gruppi e partitini di estrema sinistra, che tentano di imporre una leadership mettendosi in contrapposizione con il Coordinamento dei comitati. Il movimento sono i comitati, con i loro attivisti; chi non intende calarsi all’interno di questa dinamica ha tutto il diritto di sostenere questa lotta e di affiancarla, ma non quello di cavalcarla, usarla, prevaricarla. Ruoli chiari e amicizia lunga.

Va sviluppata finalmente l’azione sul piano nazionale, sempre sostenendo la centralità niscemese di questa battaglia, supportata e aiutata a crescere; perché se sta bene il movimento a Niscemi, starà bene l’intera lotta e avrà la forza giusta per continuare fino alla vittoria.

Pippo Gurrieri

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