Nulla di nuovo

Cosa cambia con Renzi alla guida del governo? Non è una domanda adatta agli anarchici, che vedono nei governanti “coloro che hanno la facoltà, in grado più o meno elevato, di servirsi della forza sociale, cioè della forza fisica, intellettuale ed economica di tutti, per obbligare tutti a fare quello che vogliono essi. E questa facoltà costituisce, a parer nostro, il principio governativo, il principio di autorità” (Errico Malatesta, L’Anarchia, 1891). Diventa dunque inutile parlare di Renzi,? Mi auguro di no.
Matteo Renzi, anche rispetto a Enrico Letta, costituisce senza dubbio una punto di forza giovane necessario a ridare energia e freschezza alla macchina governativa, anche attraverso modi e linguaggi apparentemente inusuali; un’operazione di restyling, come si dice adesso, una bella pulizia alla facciata, per eliminarne le scorie, le muffe, le incrostazioni, e farla risplendere ancora meglio di prima.
L’operazione ha quindi molte insidie perché svolta all’insegna del “nuovo che avanza” (i giovani, le donne…); ma per nuovo non può intendersi solo un problema anagrafico o di genere. Perché Renzi sarà giovane, ma vive nella politica praticamente da sempre; incarna le radici democristiane innestate con il berlusconismo e innaffiate di annacquato sinistrismo, liquame refluo del PD. Una sintesi del peggio in circolazione, un segno dei tempi, una forte continuità con il passato.
Dopo quattro giorni di passione per la fiducia al senato e alla camera, preceduti dalle giornate di tempesta della direzione del PD, all’esordio del nuovo governo passa a stragrande maggioranza in senato la proroga delle missioni militari internazionali; l’Italia è distratta, se c’è stato dibattito, si è trattato di pura formalità.
Se qualche sussulto ci sarà, lo avremo su questioni di facciata, quelle che animano le discussioni dal barbiere, ma non ci si aspettino sorprese in materia di azzeramento della riforma Fornero sulle pensioni; di politiche sul lavoro che rilancino l’occupazione, di interventi veri sul Mezzogiorno; di rimessa in discussione dei trattati militari con USA e NATO; di nuovi rapporti di vicinato col Vaticano basati sulla tassazione dei suoi beni e un argine alle sue ingerenze; di svolta in materia di politiche sull’immigrazione; di marcia indietro sulla TAV, ecc.. Su questo e molto altro la linea del nuovo governo è in stretta continuità con quanto stabilito dal FMI, dalla Banca Europea e dai poteri forti nazionali.
Entriamo piuttosto in un periodo in cui le incursioni governative sulle nostre vite, attraverso un uso spregiudicato dei mass media e dei moderni mezzi di comunicazione, saranno più fitte; strada obbligata dopo la lunga notte berlusconiana, resa possibile dal potere mediatico del leader e padrone; ma anche dopo l’irrompere sulla scena della rivoluzione di carta pesta di Grillo e del suo Movimento; che poi, in ambedue queste esperienze ci sia stato e ci sia molto di fascismo e di bolscevismo, questo non comporterà scrupoli per il ducetto toscano, che riuscirà meglio a occultare i fini grazie proprio allo spregiudicato uso dei mezzi.
Un esecutivo forse più insidioso dei precedenti; sicuramente più forte perché maggiormente rappresentativo delle voglie e degli interessi della destra, del centro e di ciò che si fa chiamare sinistra; che compensa i malumori interni al partito democratico con il consenso esterno, da “larghe intese” come si dice adesso; gli sconfitti del PD si devono rassegnare a vivere da minoranze sempre più esigue, mentre la componente democristiana si accinge ad attuare il controllo definitivo e totale del partito.
Ci aspettano scontri forti, perché il decisionismo renziano cercherà di accelerare la soluzione delle contraddizioni in cui si avvinghia la società in maniera autoritaria; per noi anarchici nulla di nuovo sotto il sole, anzi molto di vecchio, a conferma che la nostra posizione, di sostenere percorsi di lotta e resistenza dal basso, nei quali non ci siano governi amici o illusionistiche sbandate elettorali, rimane la più coerente e la più adeguata a costruire e ampliare un fronte anticapitalistico e antistatale portatore di cambiamento vero.

Pippo Gurrieri

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