Una vertenza sulla libertà

Purtroppo è andata male ai mondiali di calcio; male per il governo, cui è venuta a mancare una ghiotta occasione per confezionare un bel pacchetto di provvedimenti fiscali senza che il popolo-tifoso gli desse troppa importanza; il nazionalismo cretino avrebbe fatto il resto. E allora le distrazioni devono orientarsi su altri lidi: delitti di paese, dichiarazioni papaline, incendi, pioggia, caldo… troppo poco rispetto a una posta in gioco molto alta: controriforma istituzionale, accentramento dei poteri, difficoltà di bilancio e ricerca di fondi, semestre europeo e pressioni americane sul campo economico, commerciale, militare.
Il crollo dei livelli occupazionali non subisce rallentamenti; tra i giovani e al Sud una condizione drammatica sta facendo precipitare la società nel baratro della disperazione: settori produttivi azzerati, famiglie sul lastrico, piccola economia bloccata e ritorno massiccio dell’emigrazione. Il problema degli sfratti, delle aste pubbliche di case e beni appartenenti a persone indebitate con il fisco, della crescente povertà, si scontra con una corruzione sempre più selvaggia ai livelli alti (grandi opere) come a quelli bassi (assessorati vari) e con le difficoltà da parte dei comuni di far fronte alle esigenze primarie delle comunità. A far da contorno, i flussi migratori dall’Africa, veri e propri drammi nel dramma, tra incapacità a gestirli e il clima da emergenza utile a spillare soldi, militarizzare, senza risolvere il problema dei richiedenti asilo e dei migranti.
Tra il mondo politico e la società reale c’è una spaccatura profonda – di cui non saremo certo noi anarchici a lamentarci – che dimostra la parassitarietà dei primi e le loro responsabilità. Ogni provvedimento, spacciato per soluzione, non fa altro che ingigantire i problemi e sbilanciare ancora di più la situazione a favore dei ricchi, delle banche, dei ceti dirigenti e delle varie caste, dagli 80 euro di Renzi assorbiti abbondantemente dal prelievo fiscale sulla casa, al job act, ennesimo colpo di scure ai residui diritti dei lavoratori, regalo ai padroni di tutte le risme.
Il vuoto di consensi che tutto ciò sta creando potrà essere riempito soltanto da una politica repressiva che trasformi ogni questione sociale in una questione di ordine pubblico. Se si parla di TAV, non si parla solo di alta velocità in Valle Susa, ma di un problema divenuto la chiave di volta delle relazioni tra governi/poteri forti e popolazioni, una contrapposizione in campo aperto di metodi e di ragioni, e come tale specchio di centinaia di conflitti che si sviluppano da anni in Italia. La Val Susa è il laboratorio dello Stato di polizia: magistrati, poliziotti, esercito, stampa intruppata, uniti contro la resistenza dal basso, coscienti – come lo è il fronte opposto – che chi vince qui può vincere nel Paese. E’ormai una questione di principio a cui si sta sacrificando la libertà di una popolazione, la libertà personale di militanti in stato d’arresto o sottoposti a misure giudiziarie con forzature da regime fascista, e pertanto, travalica i confini della Valle per invadere la questione delle libertà in generale, della partecipazione diretta della gente alla gestione dei propri problemi contro la delega e la politica parlamentare, e tocca finanche quella che un tempo veniva chiamata “questione morale”, che in realtà andrebbe ridefinita come la normale gestione della cosa pubblica da parte dei poteri politico-economico-criminali.
Gli attacchi altrettanto forti al movimento di lotta per la casa e alle tante conflittualità territoriali rendono più chiaro il quadro in cui il renzusconismo vuol ricacciare il paese; richiedono pertanto uno sforzo supplementare da parte di tutti gli attivisti, le realtà di lotta e di resistenza, i movimenti di base d’ogni tipo (sindacali, culturali, ambientalisti…), ad aprirsi l’un l’altro, senza rinunciare alle specificità, ma mettendole al servizio di uno scopo comune, per costruire un fronte unitario e compatto che apra una vertenza generale sulla libertà e sul futuro di tutti noi.
Pippo Gurrieri

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