11 febbraio

L’11 febbraio l’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia e la rete Kurdistan hanno indetto una manifestazione nazionale a Milano, in concomitanza con quella internazionale che si svolgerà a Strasburgo. Questi i punti su cui è convocata:

  • La libertà per tutti i prigionieri politici e le prigioniere politiche in Turchia! Basta alla tortura e all’isolamento! Chiudere la prigione di Imralı!
  • Una soluzione politica e democratica della questione curda! Revocare il bando contro le organizzazioni curde!
  • La libertà di Öcalan e la Pace in Kurdistan!

Il 15 dello stesso mese ricorre, infatti, il 18° anniversario della cattura di Abdullah Öcalan a Nairobi, dopo che il governo D’Alema lo aveva allontanato dall’Italia.
La scadenza è importante per tutta una serie di motivi, che hanno a che fare con la situazione politica e militare in cui si trova attualmente il popolo curdo, minacciato, oggi più che mai di annientamento, con l’occupazione da parte dell’esercito delle sue città e villaggi, lo smantellamento delle amministrazione locali, lo stato d’assedio, le violenze e gli omicidi di cui si continua a macchiare lo Stato turco, che, nel frattempo toglie qualsiasi agibilità non solo alle organizzazioni filo-curde, ma tutte quelle realtà politiche e sociali, culturali e umanitarie, che sostengono il diritto all’autodeterminazione della popolazione curda in Turchia (e oltre) e nel contempo lottano contro la dittatura “democratica” che Erdogan cerca di imporre alla Turchia.
Un contesto che vede anche il lento modificarsi della realtà geopolitica nell’area, con l’intervento di Russia e USA in Siria, e gli scenari futuri che potrebbero riservare ai territori curdi del Rojava liberati e autoamministrati, la brutta sorpresa di essere sacrificati sull’altare di una pace insanguinata decisa dalle grandi potenze, le stesse che oggi si sono servite dell’appoggio essenziale delle milizie curde sia di area siriana che irachena, per combattere Daesh e per liberare la Siria.
E’ facile comprendere le preoccupazioni e la confusione del momento, le difficoltà a progettare un domani, a programmare progetti di cambiamento, nell’impellenza di uno scontro frontale e di un tradimento internazionale che potrebbe vanificare tutti gli sforzi e tutte le lotte che il popolo curdo sta compiendo per dare vita al modello sociale del Confederalismo democratico.
Riteniamo che questa sia la tipica situazione in cui spaccare il pelo in quattro per cercare distinguo e differenze ideologiche possa denotare solo una rigidità pericolosa, un black out dell’intelligenza. Le distanze dall’ideologia di partiti come il PKK per noi anarchici continuano ad essere tante, nonostante la presenza al suo interno di una componente che potremmo definire libertaria e nonostante le elaborazioni in chiave antistatale e municipalista della sua leadership; così come abbiamo tanto da dire rispetto al metodo del calare dall’alto decisioni e progetti, né ci entusiasma l’eccessivo culto della personalità verso Öcalan. Però è fuor di dubbio che un popolo che lotta per la sua autodeterminazione abbisogna di tutti i contributi solidali possibili, e che gli sforzi di rivedere in parte vecchie impostazioni staliniste e autoritarie, vanno apprezzati, incoraggiati, sostenuti. Una solidarietà critica costruttiva non dev’essere mai abbandonata, mentre nel contempo va potenziato il supporto verso gli anarchici turchi di DAF, oggi duramente colpiti dalla repressione statale; gli eccessi di personalismo così diffusi tra le realtà curde vanno affrontati criticamente, ma va fatto, da parte nostra, anche uno sforzo per comprendere il forte valore identitario rappresentato dalla figura di Apo Öcalan per un popolo cui viene negato non solo un territorio, ma anche una lingua, una storia, e la possibilità di potersi unire al di la delle frontiere artificiali degli stati, per costruire il proprio futuro.
Senza abbandonare, quindi, le nostre posizioni antiautoritarie, anzi gettandole sul piatto dialettico così vivace in questo momento, facciamo nostre le parole d’ordine della manifestazione dell’11 febbraio.

Pippo Gurrieri

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