Tappeto Rosso

La prima visita ufficiale del neo presidente degli Stati Uniti avverrà in Sicilia in occasione del G7 del 26-27 maggio a Taormina. Triste primato di cui avremmo volentieri fatto a meno. Trump vi giunge forte del vento reazionario che spira ai quattro angoli del Mondo, e trova un tappeto rosso pronto ad essere calpestato dai suoi talloni di ferro: è il tappeto rosso del sangue dei migranti che dal Mediterraneo ai Balcani, al confine con il Messico, trovano la morte nel tentativo di agguantare una vita migliore, con meno violenza e meno stenti.
Ma è anche il tappeto rosso srotolato dal governo italiano per dare luogo a una passerella su una terra che vorrebbe normalizzata, dove il MUOS funziona e guida i missili anti-Siria, dove Frontex ha piantato le sue radici, dove gli USA riaprono una sede consolare a Palermo a suggellare la riconquista dell’isola. E sotto questo tappeto rosso, nascosti ben bene, vi sono i problemi irrisolti di quest’isola maledetta: il potere mafioso e i suoi intrecci politico-istituzionali; il clientelismo; la mancanza di lavoro e i ricatti; un ambiente devastato dalle politiche di “sviluppo”, la militarizzazione del territorio, e chi più ne ha più ne metta.
Fumano ancora le macerie siriane, tra bombardamenti, attacchi missilistici, gas letali, in una guerra non più per procura che minaccia di infiammare il Mondo. Responsabili del disastro attuale, dalle scellerate scelte dei vincitori della prima guerra mondiale, alla gestione coloniale e post-coloniale, con il furto delle risorse, l’umiliazione ai palestinesi, la tragedia curda, i governi fantoccio oleati dai petrodollari, il fiorente mercato delle armi, i governi occidentali oggi temono un medio oriente pacificato, realmente democratizzato, che ridimensionerebbe il loro monopolio commerciale e il loro ordine politico-militare basato sul terrore. Le conseguenze sono ogni giorno l’infinita serie di sbarchi di migranti provenienti dalle aree di guerra o da quelle afflitte da povertà, con i naufragi, con gli hot spot ed i CIE che si vanno a costruire.
Un tema che ancora stenta a suscitare interesse, se non fra pochi “addetti ai lavori” o fra gli antimilitaristi, è quello della sicurezza delle città, ovvero della velocizzazione impressa ai programmi di controllo ipertecnologico della popolazione, in particolare delle fasce marginali, delle aree degradate e periferiche: un vasto campo di interventi finanziari e di sperimentazione, cui il G7 dedicherà ampio spazio, ma su cui lavorano da tempo università di tutto il Mondo, compresi i tre maggiori atenei siciliani. Una mano l’ha data il Ministro degli Interni Minniti con il suon decreto sicurezza, che fa proprio il peggio delle proposte fascistoidi leghiste e istituisce i sindaci sceriffi, la criminalizzazione dei diversi, dei senza dimora, di quanti sfuggono all’omologazione, o per scelta o per condizione sociale.
Taormina sarà tutto questo: una passerella dove guerra, militarizzazione, frontiere, respingimenti di migranti, controlli informatici, affari economici e rapporti di forza fra i 7 “grandi” – con l’ottavo che farà pesare la sua ombra sul vertice – la fa- ranno da padroni. Per questo il G7 non lo vogliamo; per questo protesteremo con tutti i nostri mezzi a disposizione. 

Pippo Gurrieri

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