La minaccia


Neofascismo.
Controrivoluzione preventiva 2.0

Il fatto che tutto d’un tratto si scopra che in Italia c’è un problema fascisti la dice lunga sul livello di responsabilità di molti di coloro (politici, giornalisti, istituzioni, forze dell’ordine) che oggi si stanno dando da fare (a modo loro) per tentare di arginare quello che va molto al di là di un semplice fenomeno passeggero.
Sono stati i fatti di Ostia dei primi di novembre, con lo pseudo boom di Casa Pound alle elezioni municipali e il successivo episodio della testata del boss Roberto Spada al giornalista Daniele Piervincenzi ad attirare l’attenzione. Casa Pound in quelle elezioni ha ottenuto il 9%, ma ha votato solo il 36,1%, pertanto la sua reale percentuale sul numero degli aventi diritto è di appena il 2%; per quanto non vada sottovalutato un risultato anche minimo, l’eccessiva sua enfatizzazione altro non rappresenta che un buon veicolo di propaganda per le carogne.
Successivamente l’altro episodio squadrista del 28 novembre a Castel Goffredo, vicino Mantova, durante l’incontri in piazza dal titolo “Salvati dalle acque”, nell’ambito della giornata mondiale del rifugiato e organizzato tra gli altri da Caritas, Comune, Consulta giovani e associazione “Cactus – Per la civile convivenza”, quando una ventina di nazisti del Veneto Fronte Skinheads ha bloccato l’appuntamento leggendo un proclama antimmigrati; stesso scenario a Como, nella sede di “Como senza frontiere”.
Ma questi sono solo gli ultimi episodi e fra i più eclatanti di uno stillicidio di fatti che si susseguono ininterrottamente, generalmente trascurati dalla stampa e dalla politica, se non tollerati o apertamente appoggiati o fiancheggiati. Dalle messe per Mussolini al merchandising fascista su internet o nelle bancarelle dei mercati rionali, dai musei dedicati al fascismo e alle sue imprese, ai calendari regolarmente esposti in edicola, alla miriade di iniziative contro gli immigrati, spesso sfociate in vere e proprie aggressioni e provocazioni contro i migranti stessi e contro i militanti delle associazioni antirazziste, fra le quali spicca il caso della nave C Star affittata per ostacolare le navi delle ONG che prestano soccorso nel Mediterraneo. Ma non mancano le aggressioni di tipo più “tradizionale” contro militanti di sinistra, come di recente accaduto a Catania durante un’attacchinaggio.
Lo sdoganamento viene da lontano, si acutizza con l’era Berlusconi, si cancrenizza con la crisi economica, e trova autostrade davanti a se con il populismo rampante, a cominciare da quello del Movimento 5 Stelle che più volte si pone come un partito ponte fra destra e sinistra, mostra simpatia per gli eredi del Movimento Sociale Italiano, fa l’occhiolino ai neonazisti (Grillo dichiarerà di avere molte cose in comune con Casa Pound), e in materia come l’immigrazione, si muove sulla stessa strada alimentando xenofobia, qualunquismo e odio razziale.
Ma il neofascismo è oggi una galassia complessa e complicata, difficile da individuare e comprendere a chi non è addetto ai lavori; dagli stadi con gli ultras, agli ambienti musicali di destra che suonano heavy metal, rock e punk neonazista, dalle palestre di addestramento alle sedi nei quartieri di periferia dove spesso si muovono sul “sociale” con doposcuola, distribuzione di cibo e indumenti agli italiani poveri in chiave rigidamente antimmigrati, o ancora l’area dell’integralismo cattolico e clericofascista. Senza trascurare l’ancora meno comprensibile fenomeno dei rossobruni, ossia quelle aree che mescolano elementi di marxismo e antimperialismo con il tradizionale revisionismo sui lager nazisti, l’antisemitismo (magari filo palestinese), il nazionalismo, l’eurocentrismo, l’arianesimo e chi più ne ha più ne metta.
Per comprendere la galassia neofascista e la sua apparente contraddittorietà basta osservare l’Ucraina: qui fascisti di vari paesi sono uniti ai loro epigoni locali, ma nei due fronti contrapposti: chi appoggia il nazionalismo ucraino contro l’imperialismo russo; chi sostiene l’imperialismo di Putin per l’indipendenza del Donbas.
C’è sicuramente da valutare attentamente quanto abbia contribuito la crisi economica abbattutasi sulle classi medie europee facendole scivolare in basso verso il proletariato, e spingendo quest’ultimo ancora più in basso, nei gironi della povertà, a creare concime per il neofascismo. Le soluzioni impopolari dei governi servi del mondo finanziario e del capitalismo non hanno trovato adeguate risposte nelle forze della sinistra, quasi ovunque omologate alle logiche mercantili e all’ideologia neoliberista e perciò complici di un sistema economico e politico sempre più inviso alle masse popolari. L’incapacità da parte delle forze più genuinamente anticapitaliste di intercettare la protesta ed il malcontento ha funto da sprone all’emergere dei populismi, dei razzismi e della feccia fascista, che addebita il degrado urbano, la povertà, ad un sistema che privilegia gli immigrati agli autoctoni, e che è corrotto, servo del complotto ebraico (ancora!), asservito alle multinazionali (a loro volta in mano ad Israele).
Anche i partiti socialdemocratici sposano il populismo per fini elettorali, cercano consensi a destra adottando politiche xenofobe che non fanno altro che accrescere la popolarità dei neofascisti che così possono mostrarsi come integerrimi e coerenti. La porta è ormai aperta alla reazione, ed il fascismo, mai morto, ma tenuto a bagno maria dal sistema, è pronto a tornare in piazza e a riconquistare spazi ponendosi pericolosamente come una possibile alternativa politica alle sempre più sputtanate forze politiche storiche.
Tuttavia non siamo davanti ad una replica del 1919-20 in Italia; allora il fascismo fu letteralmente inventato, nutrito, armato dal capitale per fronteggiare la rivoluzione imminente che dalle fabbriche alle campagne, dalla miniere al mondo della cultura, avanzava e sembrava inesorabile nella sua marcia. Oggi nessuna rivoluzione è in vista, nessun pericolo “rosso” incombe sul sistema, e il neofascismo viene ingrassato dal capitale in funzione di una guerra interna permanente che possa rafforzare e assicurare ancora per molto tempo la restaurazione in atto da un trentennio (dopo la paura del ’68). La solita stampella violenta del sistema, necessaria a giustificare uno stato di polizia, una sorta di controrivoluzione preventiva 2.0 messa in campo contro le lotte e un loro possibile sviluppo (del resto attese, dopo anni di aggressione ai diritti dei lavoratori, di precarizzazione, disagio, emigrazione dal sud, ruberie e divaricazione della cosiddetta forbice sociale tra ricchi e poveri).
Ridicolo chi tenta di fermare questa feccia attraverso una nuova legislazione che punisca penalmente l’apologia di fascismo. Se non è bastata quella esistente, non ne basterà una nuova, utile solo a costituire un alibi per i codardi e i fiancheggiatori diretti o indiretti, cioè i veri complici.
Il neofascismo oggi rappresenta una minaccia continua verso lo sviluppo di iniziative dal basso, verso l’esistenza di realinaccia per tutti quegli spazi che esistono e resistono quali luoghi di aggregazione e di alternativa sociale.
Se questo è il quadro, la risposta antifascista deve evitare di essere meramente ideologica e incomprensibile ai più, visto il momento di confusione e disorientamento esistente, a partire dal mondo giovanile che dovrebbe essere il più ricettivo, fino a quel mondo adulto finito nel qualunquismo populista. Il fascismo va combattuto ma va an- che spiegato, va fatto conoscere per quello che rappresenta oggi e per quello che ha rappresentato ieri, mettendo in campo una grossa attività culturale basata sulla memoria e sulla controinformazione, parallela ad un’azione di contenimento dell’avanzata neofascista attraverso pratiche di autodifesa militante, di risposta, di contesa, con la convinzione che solo il rafforzamento delle pratiche sociali di lotta può rappresentare il vero argine alla reazione.

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