I giovani e i vecchi

Niscemi 31 marzo: è stata la festa dei giovani, e non solo per il numero, ma per l’energia e la gioia che la loro presenza ha portato ad una manifestazione e ad un movimento che si è fatto e si fa volentieri contaminare.

Dopo 10 anni di impegno, di cui gli ultimi sei caratterizzati dal lungo scontro tra popolazione e attivisti contro governo italiano e marina militare USA, scontro che attraversa anche le aule dei tribunali, sia per la repressione massiccia contro chi si è opposto al MUOS che per l’incriminazione di funzionari pubblici e responsabili delle imprese appaltatrici per la costruzione dell’impianto in maniera abusiva in zona di interesse comunitario, oggi il movimento sembra stia attraversando una positiva trasformazione, con l’irruzione sulla scena di nuove forze giovanili.

Non si vuole in questa sede fare un’operazione di retorica, con un’esaltazione acritica e agiografica dei giovani; che questa sia una fase della vita che riguarda tutti, anche chi oggi giovane non lo è più; che i giovani di oggi saranno presto gli adulti di domani; o che l’essere giovani non vuol dire per forza avere un’indole ribelle e coltivare sogni che non siano quelli indotti dal consumismo, dall’arrivismo e dalla cultura dominante, è un dato di fatto oggettivo. Ma nell’economia del nostro discorso, si tratta invece di prendere in considerazione un elemento fondamentale: al netto di emigrazioni e partenze per studio, che rappresentano la piaga che il sottosviluppo coloniale del sud continua a scavare; e al netto di abbandoni della lotta che comunque ci saranno nel prossimo futuro, l’auspicato ricambio generazionale nel movimento è ormai in atto, sia in quel di Niscemi che in altre località come Catania e Palermo e in diversi centri minori.

I mille del 31 marzo che hanno percorso le strade di Niscemi gridando, cantando, ballando, sono il segno tangibile di una ripresa che fa ben sperare sia per le prossime scadenze (Ragusa il 19 maggio, Caltagirone 30 giugno e poi il campeggio del 2-5 agosto con il corteo attorno alla base), ma soprattutto per un rilancio della conflittualità e una ritrovata capacità di incidere sul territorio.

Con realismo occorre tuttavia puntare l’attenzione sulle insidie che questo movimento, punto di incrocio tra la struttura militante degli ultimi anni e le nuove realtà giovanili, può incontrare lungo la sua strada, per cercare di prevenirle ed affrontarle con consapevolezza. Si va da una possibile influenza negativa di quella parte di vecchia guardia che sta vivendo con sofferenza questa nuova fase, standosene ai margini; ma anche di una disgraziata e poco auspicabile irruzione e intromissione delle logiche gruppettare e mini-partitiche nel movimento, che storicamente hanno sempre avuto un effetto paralizzante, e che i comitati nel 2012, stipulando la Carta d’Intenti, cercarono di mettere a fuoco e rintuzzare. La terza, ma non per importanza, è la solita via della deterrenza repressiva, quella del “colpiscine uno per educarne cento” che a Niscemi ha avuto già effetti deleteri su larghe fasce di attivismo, e che non disdegna i messaggi subdoli alle famiglie (specie dei più giovani) e il terrorismo psicologico spalmato su un ambiente sociale purtroppo largamente arretrato, nonostante questa lotta abbia sollecitato e stimolato importanti prese di coscienza.

Non dimentichiamo la scena del corteo a Largo Mascione, con il vecchio compagno del paese che si rivolgeva ai suoi paesani, ricordandogli la riconoscenza che Niscemi deve avere con tutti questi “forestieri” che continuano a venire e a lottare contro il MUOS, e le condizioni in cui ogni famiglia vive, con le malattie provocate dalle antenne e dal petrolchimico di Gela, con i problemi di un’economia disastrata, con i servizi, a cominciare dall’acqua, a livello di Terzo Mondo. I vecchi e i giovani: non è un romanzo di Pirandello, è la storia di un sogno di liberazione che continua, e che non si lascia intimorire da sentenze assolutorie come quella di Caltagirone del 5 aprile sull’abusivismo del MUOS.

Pippo Gurrieri

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