Fronte Contro la Guerra

Mediterraneo sotto il tiro incrociato di governi che hanno trovato nell’alibi immigrazione la chiave di volta per instaurare i regimi della segregazione democratica, raccogliendo consensi nelle masse prima indifferenti e ora arruolate nel malpancismo nazionale. A farne le spese non solo i migranti, i cui flussi sono frenati dai muri eretti a suon di miliardi di dollari ed euro nelle frontiere turca e marocchina e nei lager libici, ma anche le azioni e i sentimenti di solidarietà, le possibilità offerte a fatica a popoli in fuga verso destini meno infami nelle periferie delle metropoli di un occidente sognato e bestemmiato.
Di là dal mare spenti i riflettori su Gaza e sul Nord Siria, la pace si confonde col silenzio dei mass media, o almeno questo è il modo di occultarne l’inconsistente paragone a uno straccio di tregua. Il sangue cola sui corpi dei palestinesi che continuano ad assediare il muro dell’odio e del razzismo, mentre le armate turche si assemblano alla frontiera curda per preparare il colpo finale all’autonomia del Rojava, forti della complicità internazionale con la dittocrazia di Erdogan.
Di qua del mare le strutture di morte battenti bandiera a stella a strisce o NATO  o tricolore accolgono nuove batterie di missili, nuove di droni e altre armi pronte a segnare il destino di genti, nazioni, terre, e, in definitiva, del mondo intero. E Sigonella, nell’isola contesa, si gonfia a dismisura di sistemi, tecnologia, strumenti, marchingegni, ordigni per queste guerre che chiamano a bassa intensità solo perché è intensamente bassa l’attenzione delle persone, deviata, stordita, da mille diversivi, da rigurgiti egoistici e cecità benaccette che aiutano a mantenere la coscienza in uno stato di incoscienza.
Alle spalle di cotanto merdaio, il cui tanfo avrebbe dovuto far schizzare di indignazione chiunque mantenesse un 2% di cervello acceso, lorsignori lavorano senza tregua all’operazione ovattamento  e predisposizione degli individui all’accettazione di un mondo in divisa militare. Non c’è solo la crisi a far guardare con desiderio al mestiere di sbirro-soldato, c’è il piegamento della cultura alle necessità militari, con poche e nulle reazioni: scuole, università, spettacolo e sport sono la tavola imbastita per questa indigestione di progetti, contratti, accordi, alternanze, telefilm, ricorrenze, commemorazioni, gare e meetings in cui l’ordine delle armi, la sicurezza armata, vengono collocate e mostrate in vetrina per essere poi vendute. Militari e poliziotti diventano inquietanti presenze nel mondo dell’istruzione; magistrati e ufficiali dei vari corpi dello stato sono i nuovi professori di legalità, mandati a propagandare lo stato indefesso incorrotto degli eroi che lotta contro mafiosi d’ogni risma e mele marce insediate nelle istituzioni. E quando non sono questi figuri ad andare nelle scuole e università, sono queste a recarsi in gita, o per scambio/alternanza/accordo nelle caserme, nelle basi militari, nelle fabbriche di morte per avvicinare i ragazzi a questo mondo perfetto in quanto ordinato gerarchicamente e come tale, modello indiscutibile di rettitudine e ideali democratici.
Dal 2 al 5 di agosto in contrada Ulmo, qualche chilometro fuori da Niscemi, a ridosso della grande base militare USA NRTF n.8, dentro la quale si staglia la base satellitare del MUOS, dentro il presidio sorto nel 2012, avrà luogo il campeggio NO MUOS; iniziativa che quest’anno riassume in sé i significati di quanto appena detto. Antimperialismo e resistenza, solidarietà militante e antirazzismo, risposte alla militarizzazione dell’istruzione e della cultura, saranno oggetto di incontri, confronti, relazioni formali e informali nel corso dei quattro giorni, e si intrecceranno con iniziative dentro e fuori il presidio, lungo le reti della base della Marina militare statunitense, come pure in paese. Nell’attuale fase di militarizzazione sociale e di sclerotizzazione delle intelligenze, la lotta NO MUOS intende fare da volano per la ricostruzione di un fronte contro la guerra intesa in tutti i suoi significati: carneficina, spreco di risorse, distruzione organizzata, propaganda di modelli violenti e gerarchici. Un fronte esteso, variegato, e mutualistico, solidale, organizzato dal basso, scevro da sensibilità istituzionali, basato sull’azione e la partecipazione diretta.

Pippo Gurrieri

Questa voce è stata pubblicata in Editoriale. Contrassegna il permalink.