Nessun governo è nostro amico

No MUOS.  Da Niscemi al Salento alla Val Susa…

Grazie al governo del cambiamento (in peggio) il MUOS è tornato a varcare i sentieri dei grandi mezzi di (dis)informazione, specie quelli sotto paga di imprenditori vicino ai partiti di opposizione (dal PD a Forza Italia) o sotto il loro diretto controllo. Via via tutti gli altri organi di informazione si sono dovuti accodare e scrivere o parlare dei “radar” di Niscemi, dimostrando la solita grande superficialità; definire radar le parabole del sistema di comunicazioni satellitare trasmette nell’immaginario collettivo un’immagine più rassicurante e sminuente, che richiama più a uno strumento di comunicazione, un semplice ripetitore, che a una macchina da guerra estremamente complessa.
Ma il vero sforzo per snidare i deputati del MoVimento, che in campagna elettorale si sono sbracciati a parlare di smantellamento del MUOS, ad accusare gli americani, a definirlo pericoloso e impattante sull’ambiente e la salute delle persone; il vero impegno è stato profuso dagli attivisti NO MUOS, che sono stati abili e intelligenti nell’inserirsi nella polemica sul TAV e sul TAP, che vedeva in crisi i pentastellati al governo. Questi ultimi, a partire dai deputati siciliani dell’Assemblea regionale capitanati da Giampiero Trizzino, passando per il Presidente della commissione Difesa della Camera Gianluca Rizzo (da Caltagirone), e per la ministra della Salute, la catanese Giulia Grillo, sono stati inchiodati alle loro responsabilità con video, interventi, comunicati. La ministra della Difesa Elisabetta Trenta, anch’essa del Movimento 5 Stelle, tirata in ballo, ha provato in extremis a salvare la faccia e la reputazione al partito, con un tardivo intervento, vivamente richiesto dai suoi compagni siciliani i quali, dopo aver confermato la loro fede NO MUOS, erano certi che colei che sedeva nella stanza dei bottoni avrebbe risolto il loro imbarazzo. Infatti l’Avvocatura dello Stato aveva appena inviato una memoria difensiva nel ricorso pendente presso il Cga di Palermo, con la quale confermava la legittimità del MUOS, e sosteneva le ragioni degli Stati Uniti, dando una prova più che esauriente della continuità politica dell’attuale gestione del Ministero con le precedenti di centro destra e centro sinistra.
L’incontro romano ha partorito un insignificante gesto simbolico, la cui durata propagandistica è durata meno del tempo di una scoreggia: la decisione di non far presentare l’Avvocatura all’udienza del 14 novembre. Alcuni legali NO MUOS hanno subito spento gli entusiasmi grillini (“questo governo è dalla parte dei cittadini” avevano gridato), scrivendo che la decisione non solo non incideva sugli esiti del procedimento, al contrario, visto che la memoria precedente non poteva più essere ritirata, e quindi rimaneva come l’unica e sola posizione del Ministero, la mancata presenza all’udienza aggravava la situazione poiché i legali governativi avrebbero potuto smentire la loro Memoria, sperando che ciò avesse potuto avere un peso nella decisione finale. Ai deputati e alla ministra non rimaneva che un colpo di coda: “ordineremo di rifare le misurazioni sulle emissioni elettromagnetiche del MUOS”, la qual cosa si può leggere come la versione sicula della verifica dei costi e benefici sul TAV o sul TAP, ma anche come un ammissione di smemoratezza, dato che fino alla campagna elettorale di marzo pareva chiaro alla ministra Grillo e ai suoi onorevoli colleghi che il MUOS (e la base NRTF n.8) fosse pericoloso per la salute. Infine, ma di non minore importanza, viene cancellato l’argomento sul MUOS come strumento di guerra e di morte, e il tutto si ridimensiona a una pura e semplice questione di salute. Che se poi le misurazioni le farà l’Arpa, magari aiutandosi con i dati dei marines, va a finire che cadrà anche l’ultimo diaframma della grande opposizione grillina. E anche il MUOS, come il TAP, come prima o poi il TAV, come le Grandi Navi dentro le acque di Venezia, troveranno il consenso di questo governo.
Qualcuno ha provato – tra i grandi media – a far passare gli attivisti NO MUOS per gente che aveva riposto fiducia e consenso elettorale verso i 5 Stelle ed ora si sentiva tradita dalle loro esitazioni. Qualcuno ne ha approfittato per sparare minchiate (ad esempio: penali da pagare in caso di smantellamento); qualcuno come Claudio Fava, ha provato a salire a cavallo del movimento. Risultato: la consapevolezza che in questa lotta non ci sono e non ci possono essere governi amici ne è uscita rafforzata; e questa certezza, che vuol dire fiducia nella lotta popolare, nell’azione diretta, nell’organizzazione dal basso, darà una prima grande risposta l’8 dicembre, quando il Movimento tornerà sulle strade di Niscemi, in occasione della giornata internazionale di mobilitazione contro le Grandi Opere Inutili e Imposte. Anche se il MUOS non è una grande opera nel senso notorio del termine, ma è peggio: uno strumento che quotidianamente fa la guerra, la rende possibile, la rende più infame, silenziosa, profonda, mortifera, devastante. Questo è stato il senso del contributo degli attivisti NO MUOS alle assemblee nazionali dei movimenti a Venezia, Firenze e Venaus, che hanno confermato e ribadito la vicinanza, il coinvolgimento ideale a tutte le realtà territoriali in lotta, e nello stesso tempo la specificità della lotta NO MUOS, territoriale e internazionale nello stesso tempo, antimilitarista e contro le devastazioni ambientali e gli attentati alla salute.
Una battaglia che, nonostante le difficoltà oggettive e soggettive, vede mobilitati i comitati e le realtà di movimento, le donne, gli studenti che costituiscono un apposito coordinamento contro la guerra, per nulla indeboliti dalle capriole demagogiche e dalle false promesse elettorali del Movimento 5 Stelle, cui quaggiù quasi nessuno ha mai creduto, come purtroppo in altre realtà invece è accaduto.
La lotta NO MUOS vuole tornare a fungere da collante per le molte realtà che sul territorio siciliano resistono e si oppongono a progetti nocivi, truffaldini, mafiogeni. Verso il 23 marzo, quando tutti i NO d’Italia convergeranno in una grande manifestazione a Roma per dimostrare che le resistenze dei territori rappresentano il futuro del paese, il motore di un vero cambiamento che non passa per le sabbie mobili parlamentari ma si elabora, si costruisce, si sperimenta ogni giorno in decine e decine di realtà in cui la popolazione, il mondo delle associazioni, i movimenti ad essi vicini, si riappropriano della facoltà di decidere sul proprio destino e su quello delle loro terre, contro le logiche mercantiliste, liberiste, mafiose, corrotte e false della grande borghesia, del grande capitale, degli apparati militari, delle lobby di potere, dimostrando di avere idee a sufficienza per mettere in moto una vera rivoluzione sociale.

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