Il filo rosso

La manifestazione del 23 marzo a Roma “per il clima e contro le grandi opere inutili e imposte”, è stata davvero grande, e non solo per i numeri; si può infatti disquisire se eravamo in 150.000 o la metà, ma nessuno può ignorare il fatto che da tutta Italia e dalle isole, decine di migliaia di persone, attivisti di base, organismi di lotta il cui elenco sarebbe praticamente impossibile da fare, con i propri mezzi, si siano spostati nella capitale per esprimere un corale e unitario No alle politiche distruttive del capitalismo, alla sua folle corsa al profitto che dopo aver impoverito buona parte del Pianeta, adesso sta mettendo in discussione l’intera esistenza della vita sulla stessa Terra. Il silenzio dei media, del resto, è la conferma della necessità, da parte di governo e padronato, di oscurare un evento di portata forse storica.
Il dato politico rilevante, oltre quello quantitativo, è questa nuova fase dei movimenti, i quali, cercando e trovando un filo rosso comune, hanno dimostrato quanta apertura, quanta coscienza, quanta capacità di analisi ci sia nelle singole resistenze territoriali, i cui percorsi sono tutti egualmente incanalati verso una visione generale del problemi. Cioè dello sfruttamento delle risorse e degli esseri umani, delle ineguaglianze, della mancanza di giustizia sociale, delle guerre e delle politiche militariste e guerrafondaie condotte anche laddove c’è la”pace”: leit motiv che accomuna tut- ti i sistemi di dominio nel Mondo, tutti gli Stati, tutte le strategie economiche del capitale e dei suoi strumenti operativi.
In ogni angolo del Paese, dentro ognuna delle tante battaglie che fette di popolazione, in maniera autorganizzata, portano avanti contro un progetto imposto, devastante, finalizzato solo all’arricchimento di pochi, borghesi, mafiosi o magnati locali, nazionali o internazionali, si svolge una parte di questa battaglia per salvare il Pianeta.
La ricchezza, la varietà , la consistenza della manifestazione del 23 marzo ha di fatto cancellato il ruolo dei partiti, grandi e piccoli, della cosid- detta sinistra come del qualunquista Movimento 5 Stelle; ognuno a modo suo ha cercato di intestarsi una singola lotta o tutte nel loro insieme, cercando di usare la passione e la tenacia di mi- gliaia e migliaia di persone che da anni ci mettono la faccia, i corpi, e la stessa loro libertà; col discorso sul clima partiti come il PD, da sempre dalla parte dei devastatori ambientali, si cerca di rifare una verginità. Il grande movimento di massa del 23 marzo ha spazzato via ogni illusione che le battaglie popolari possano essere cavalcate da qualcuno, o che ci possano addirittura essere governi amici; i governi, da che mondo e mondo, mandano la celere e la
digos, i carabinieri e l’esercito; difendono gli interessi dei saccheggiatori privati o di Stato; sprecano miliardi in spese militari e sono as- serviti alle logiche di guerra, le stesse che in Sicilia ci impongono da ben 70 anni la base di Sigo- nella e tutte le altre, e da alcuni anni il MUOS di Niscemi, strumenti di offesa e di morte.
Certamente non siamo così ingenui da non comprendere come anche all’interno di questi
movimenti soffino mire egemoniche da parte di una o l’altra componente “più forte” e dei loro sponsor più vicini; questo rimane un discorso aperto su cui va espressa la massima attenzione per evitare che le strumentalizzazioni che abbiamo fatto uscire dalla porta rientrino dalla finestra.
D’altro canto , non è neanche un mistero che all’interno della maggior parte delle realtà territoriali o meno, agiscano forze politiche e sindacali minoritarie, o siano in atto tentativi di far passare progetti di coordinamento finalizzati a strategie e obiettivi elaborati all’esterno. La differenza con il passato è che molte realtà sono in possesso degli anticorpi necessari a tenere sotto controllo tali ingerenze, a difendersene per garantirsi la propria libertà. E la dimostrazione ce l’ha data proprio il corteo di Roma, dove, in una piazza S. Giovanni già gremita, affluiva la patetica coda del corteo composta da partitini residuali, autoreferenziali, in maniera evidente staccati dalla massa popolare e militante.
Un passo importante è stato fatto; adesso bisogna continuare la corsa, perché c’è sempre meno tempo e sempre più rabbia.

Pippo Gurrieri

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