Varcuzzi

Non si sono mai fermati e proseguono senza sosta i viaggi dal Nord Africa su piccole imbarcazioni; le barcuzze arrivano praticamente a tutte le ore e sbarcano centinaia e centinaia di migranti, a piccole ma costanti dosi, in tutti i luoghi possibili e immaginabili. Lo facevano nonostante le fauci di Salvini sul Canale di Sicilia e la potente guerra sia mediatica che concreta scatenata contro gli immigrati “clandestini” e “delinquenti”, lo fanno ora, indifferenti al cambio di governo in Italia.
I radar, i droni spia, le motovedette continuano a non vedere niente, rispettando gli ordini; ciechi sotto Salvini, ciechi sotto il Conte bis. Così il giochetto si fa facile facile: se ci sono migranti cattivi in giro sono quelli degli sbarchi “fuori controllo”; e siccome c’è bisogno di migranti cattivi per continuare a dare un senso ai decreti sicurezza che, nella sostanza, questo governo vuole confermare, ed anche per mantenere in piedi il circuito re-
pressivo dei Cpr, i centri di detenzione e rimpatrio, ecco che le barchette – grazie a questa sorta di scambio – usufruiscono di una sorta di lascia passare.
Una volta definita questa strategia che la rozzezza della propaganda salvianiana riusciva a nascondere sotto il livore anti-Ong, non rimane che mettere in scena la propaganda edulcorata e democratica del nuovo corso in materia di immigrazione, con una ministra dell’interno – Luciana Lamorgese – che di immigrati se ne intende molto bene: a suo carico, nel ruolo di Prefetto, a Milano in particolare, si contano ben 127 sgomberi di alloggi occupati da senza casa, le tante retate alla stazione centrale per “ripulirla” degli immigrati (seguite dagli elogi di Salvini) e il sostegno all’”accoglienza” stile Caritas, braccio umanitario della polizia e in molti casi anche di furbi speculatori. La politica dei “porti aperti” e degli accordi europei per la distribuzione dei naufragi intende lanciare messaggi di cambiamento di linea. Certamente è scomparsa l’odiosa campagna razzista con i suoi muro contro muro sulla pelle di centinaia di persone e moltissimi bambini, la barzelletta dell’invasione, dell’infame slogan “la pacchia è finita” con tutti i suoi derivati velenosi, che però hanno attecchito in parte di opinione pubblica ignorante e priva di adeguati strumenti di comprensione, e sono dure a morire.
Ma se osserviamo oltre la patina buonista diffusa dai media mainstream (una volta si
chiamavano filogovernativi) troviamo sempre barconi e gommoni che affondano (i morti nel Mediterraneo sono già a quota 19.000!), caccia grossa da parte della guardia costiera libica complice delle bande criminali che controllano i traffici di esseri umani e i lager dove rinchiudono, torturano, stuprano e ricattano i migranti.
Troviamo sopratutto una Libia destabilizzata, dove i tanti protettori di Haftar stanno salendo sul cavallo zoppo di al-Serraj, uno che ha sempre avuto il sostegno delle bande armate di cui sopra, le stesse che garantiscono le ricerche petrolifere a ENI. E soprattutto non scorgiamo alcun cambiamento di politica estera (del resto il neo ministro è un certo Di Maio…, uno devoto più alla NATO che a San Gennaro, che sta decretando l’accelerazione dei rimpatri, cioè delle espulsioni). L’Africa, il Medio Oriente, continuano a soffrire le conseguenze brutali delle politiche neo-imperiali degli ultimi decenni, e non ci sono inversioni di tendenza che possano provocare un autosviluppo tale da indurne le popolazioni a non emigrare.
Le missioni militari falsamente umanitarie controllano e impongono una sorta di pax mafiosa tra bande (Stati, coalizioni, eserciti, dittatu- re…) per assicurare la rapina delle risorse alle multinazionali; le missioni commerciali procacciano contratti alle industrie di morte o all’export nazionale e seppelliscono le poche speranze di autonomia politica ed economica. Con la conseguenza che i flussi migratori non si fermeranno.
Ma, d’altra parte, come potrebbero fermarsi?
Chi raccoglierà i pomodori, le arance, i carciofi?
Chi si farà sfruttare nell’edilizia e nelle fabbrichette?
Chi manderà avanti l’economia in nero che alimenta il mercato nazionale, legale o illegale non importa, e i clan (mafiosi o istituzionali) che la organizzano e vi si arricchiscono? Ma quelli delle barchette!

Pippo Gurrieri

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