Al di qua. Gesù esiste, e vive in Australia

Rubrica d’emergenza per momenti di emergenza; i nostri lettori sono surclassati di scritti, messaggi, video, e pertanto non voglio vessarli anch’io con un’ulteriore testo noioso e prolisso; visto che la redazione mi ha proposto di partecipare a questo numero fantasma di aprile, al posto delle abituali 7000 battute, ne scriverò la metà.
Non posso non esordire giubilando per il miracolo coronavirus, che ha svuotato chiese e moschee, e ci ha mostrato un papa solo in piazza San Pietro; quella piazza vuota assume molti significati: il primo è che neanche il potere della chiesa può sulle leggi umane e sulla sicurezza della salute; il secondo è che l’impotenza del Dio dei credenti si manifesta in tutta la sua potenza e ci mostra con prepotenza tutta la sua inconsistenza. Lara Cardella (si, quella di “Volevo i pantaloni”  il best-seller del 1989) ha definito il papa solo “una dive in astinenza da popolarità”.
In quel di Ragusa, ridente cittadina ubicata più a Sud di Tunisi, un docente, tale Paolo Antoci, ha pensato bene di proporre al direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute e cappellano dell’ospedale Giovanni Paolo II della città, di collocare nei reparti, dopo la fine dell’emergenza, una statua di San Rocco, il santo taumaturgo, specializzato in peste e malattie infettive per “ringraziare Dio per intercessione del santo protettore; per ricordare tutte le persone che, come san Rocco, hanno dato la loro vita per assistere i malati di Covid-19; per richiamare i fedeli a invocare Dio per intercessione del santo nei momenti di malattia infettiva” (per tale motivo è stato suggerito che l’immagine sia esposta nel reparto malattie infettive del nosocomio). A parte il fatto che il santo specialista si è dimostrato totalmente incapace di affrontare l’emergenza coronavirus, a giudicare dai contagi, dai morti e dal disastro mondiale suscitato, ma se davvero ci potesse entrare in qualche modo, le sue statue andrebbero semmai distrutte e ridotte in polvere. E’ sconcertante come questo virus non abbia minimamente intaccato l’imbecillità umana.

Chi, invece, dal coronavirus il miracolo l’ha ricevuto, è il cardinale George Pell, ex numero tre del Vaticano, in carcere dal febbraio 1919 per scontare una condanna a 6 anni per abusi sessuali su due ragazzini del coro della cattedrale di Saint Patrick di Melbourne negli anni ’90. L’Alta Corte, in un momento di generale distrazione mondiale per il coronavirus, ha prosciolto dall’accusa il cardinale annullando le due precedenti sentenze, in quanto non sarebbero emerse evidenze per accertare la colpevolezza del cardinale oltre ogni ragionevole dubbio; la Corte ha ritenuto esistere «la possibilità significativa che sia stata condannata una persona innocente». Si è trattato di insufficienza di prove: una delle due vittime si era suicidata anni dopo, mentre la testimonianza dell’altra, da sola non è stata ritenuta sufficiente (la sua parola contro quella di Pell). Sembrerebbe una scena del ”Padrinoi”, racchiusa in quel sottile proverbio siciliano che recita: A liggi è uquali pi tutti, ma cu avi sordi si ni futti. Papa Bergoglio ha commentato: «Vorrei pregare oggi per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per l’accanimento». Paragonando Pell a Gesù, il papa ha apposto il sigillo alla sentenza, e L’Osservatore romano” si è affrettato a titolare l’articolo sul proscioglimento, utilizzando la sua frase: «Per gli innocenti che soffrono una sentenza ingiusta». Insomma, Gesù esiste e vive a Melbourne.

Arrivederci a tempi migliori

Fra’ Dubbioso

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