Contrattaccare per non subire

F.A.S.Il manifesto per un programma di lotta

La Federazione Anarchica Siciliana nel mese di febbraio ha elaborato e messo in circolazione un importante manifesto in cui analizza la fase che stiamo attraversando, e definisce proposte operative essenziali per la riaggregazione di un fronte di lotta che rilanci la conflittualità e la progettualità anticapitaliste.
Il manifesto “Per una società libera e solidale” denuncia il carattere di classe della crisi pandemica, con le grandi aziende ed il mercato che cercano di ricavare il massimo profitto facendo pagare “le famiglie abbandonate a se stesse, sostenute solo da una diffusa solidarietà”. I governi sono impegnati a salvare l’ordine esistente che l’acuirsi della crisi potrebbe far vacillare; diffondono paura e insicurezza nella popolazione distribuendo un minimo di risorse per “evitare l’accendersi di pericolosi focolai di rivolta”, ma garantiscono le speculazioni azionarie e borsistiche: ciò che conta è la ripresa economica e la crescita del Pil, per i quali sono finalizzati strumenti come il Recovery fund e il Mes; l’affidamento a Mario Draghi della guida dell’esecutivo italiano sta lì a dimostrarlo.

Ma la situazione che stiamo vivendo è il frutto avvelenato dell’aggressione alla natura connaturata al capitalismo, per cui “Non di una semplice riconversione ecologica c’è bisogno oggi, ma di un cambio di paradigma produttivo e sociale, di un’economia che trovi fondamento nella natura e sia a misura umana, di una società che si basi sul mutuo appoggio e sull’autogoverno.”

Piuttosto che “mettere in discussione radicalmente il nostro modello di sviluppo, il dibattito pubblico è tutto teso a ripristinare le condizioni precedenti, proprio quelle che ci hanno scaraventato in questo cul de sac e stanno mettendo a repentaglio il futuro delle giovani generazioni.” Non a caso il debito pubblico e la patrimoniale, due questioni che potrebbero contribuire a una seria inversione di tendenza, continuano ad essere dei veri e propri tabù: “Il debito pubblico crescerà in modo smisurato per affrontare l’emergenza, il buon senso dovrebbe suggerire che in questo momento sarebbe opportuno: primo, non continuare a indebitarsi e reperire i fondi necessari da risorse interne – tassazione delle ricchezze accumulate, lotta all’evasione, taglio delle spese inutili, a cominciare da quelle militari e per le grandi opere dannose, attivazione di un circuito economico su scala locale attraverso strumenti di scambio alternativi; secondo, distribuire il peso del debito in modo da far pagare di più a chi più ha, attraverso l’introduzione di una patrimoniale o di una tassazione adeguata che colpisca le grandi e le medie fortune; terzo, ridiscutere una volta per tutte l’esistenza stessa del debito per giungere ad una sua cancellazione” visto che “nel corso degli ultimi trent’anni è stato ripagato abbondantemente con gli interessi”.
Il sistema economico sta puntando sulla riconversione ecologica e digitale; ma, secondo la Fas, se non si cambia il modello di sviluppo, questi sono solo palliativi e anche strumenti per un maggior controllo sociale. Non bisogna farsi ingannare: stati e governi, cause di disastri e disuguaglianze, non sono certo i soggetti più adatti ad affrontare una crisi che il loro agire ha provocato; il loro protagonismo è proteso essenzialmente “a tutelare privilegi e gerarchie, a perpetuare strutture economiche e finanziarie vigenti.”

Il manifesto indica quindi un percorso alternativo per “l’approdo verso una società liberata. Chiamiamola società della decrescita, della sussistenza, della cura, del buen vivir, non è una questione nominale, è fondamentale che tale società affronti l’emergenza ecologica e concretizzi sempre più spazi di libertà e forme di uguaglianza. Per realizzare ciò si deve attivare un processo decisionale che parta dal basso attraverso assemblee di quartiere, di paese e nei luoghi di lavoro, fino ad abbracciare ambiti sempre più ampi sul piano regionale, nazionale e internazionale; un processo che applichi i principi della democrazia diretta, della rotazione e della revocabilità degli incarichi. Strumenti privilegiati per condurre lotte sempre più profonde e determinate dovranno essere: scioperi,  anche alla rovescia sull’esempio di quelli realizzati dal movimento contadino nel secondo dopoguerra; blocchi delle attività nocive e dannose; occupazioni delle attività produttive per volgerle al bene collettivo.”

“Per cominciare sarà necessario costruire una mobilitazione ampia e capace di mantenere una propria autonomia di indirizzo che metta al centro precise rivendicazioni e prefiguri un superamento dell’economia di mercato. Ecco alcune schematiche e immediate proposte da mettere in campo:

  • Affrontare l’emergenza pandemica: potenziando in prima istanza la medicina di base e l’assistenza domiciliare; mettendo a disposizione di tutti e gratuitamente strumenti di protezione individuale, esami clinici, cure e tamponi; ripensando alla riorganizzazione del sistema sanitario su base territoriale, con autonomia di gestione a livello comunitario e comunale; affidando la gestione dei ristori alle comunità e agli enti locali in modo che possano attingere a risorse diversificate, promuovere forme concrete di solidarietà e prefigurare una riorganizzazione dell’economia locale in senso mutualistico.
  • Avviare una campagna che, da subito, ottenga una riduzione e distribuzione delle ore di lavoro;
  • Sostenere e realizzare un’agricoltura naturale, locale e di prossimità che metta al bando prodotti e tecniche (pesticidi, OGM, ipersfruttamento del suolo) dannose, che non ricorra a logiche industriali e riacquisisca una dimensione di rispetto e complementarietà con l’ambiente e gli esseri viventi che lo abitano;
  • Realizzare forme di distribuzione dei beni legate ad un territorio limitato che contrastino la grande distribuzione organizzata e qualsiasi forma di consumismo;
  • Riqualificare il territorio e l’ambiente affrontando il degrado idrogeologico, il consumo di suolo, l’inquinamento e mettendo al bando le grandi opere;
  • Operare la gestione collettiva dell’acqua e del servizio dei rifiuti. Approvvigionamento idrico garantito a tutti e in grado di soddisfare anche le esigenze di un’agricoltura pulita e compatibile; attuazione di una raccolta differenziata dei rifiuti che punti al riciclo e al riuso sul modello zero rifiuti;
  • Realizzare una mobilità efficace, sicura, interconnessa, accessibile a  chiunque e compatibile con il benessere dell’ecosistema; consentire a tal fine il potenziamento dei mezzi ecologici e la partecipazione collettiva ai progetti di sviluppo e di adeguamento dei sistemi di mobilità;
  • Opporsi alle spese militari, alle politiche di militarizzazione dei territori, alla produzione e al commercio di armamenti, alla presenza militare nelle diverse aree globali sottoposte alle strategie imperialiste, per destinare le ingentissime risorse risparmiate ad ambiti essenziali e vitali per la popolazione;
  • Liberarsi dai miti dell’industrializzazione, dello sviluppo e della crescita, insostenibili per l’ambiente, per gli esseri umani, per il futuro delle società;
  • Promuovere forme di organizzazione orizzontali, assembleari, all’insegna dell’azione diretta e in un’ottica federalista, per sviluppare un movimento unitario dal basso che accolga le esperienze di lotta esistenti per inceppare il sistema e gettare le basi per un cambiamento reale del presente.”

Il manifesto della Fas rappresenta un’occasione per aprire un vasto dibattito fra realtà e soggetti consapevoli delle urgenze del momento e interessati ad attivare un moto concreto di sovversione del presente.

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