GLI INDESIDERATI

Torna il G20, foro internazionale delle principali economie mondiali (Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia, Unione Europea) di cui l’Italia detiene la presidenza dallo scorso 1 dicembre.
I “20 grandi” ci annunciano che vorranno occuparsi di temi che vanno dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal sostegno all’innovazione alla lotta contro povertà e disuguaglianze. Il programma della Presidenza si articola infatti intorno al trinomio People, Planet, Prosperity.
Non abbiamo alcun dubbio che si occuperanno di questo; il problema è che lo faranno dal punto di vista dei detentori degli interessi capitalistici, militari, finanziari e non di quello di chi queste politiche le subisce.
Gli eventi previsti sono tanti: Roma 4 maggio (Turismo); Catania 22-23 giugno (Lavoro e Istruzione); Matera 29 giugno (Esteri e Sviluppo); Brindisi 30 giugno (evento ministeriale); Venezia 9-10 luglio (Economia e Finanze); Napoli 22-23 luglio (Ambiente, Clima ed Energia); Roma 29-30 luglio (Cultura); Trieste 5-6 agosto (Innovazione e Ricerca); Roma 5-6 settembre (Salute); Firenze 17-18 settembre (Agricoltura); Sorrento 12 ottobre (Commercio internazionale), per finire con il Vertice a Roma del 30 e 31 ottobre. A latere la Presidenza italiana e la Commissione europea organizzeranno il Global Health Summit, che si terrà il 21 maggio, al massimo livello, per affrontare le principali sfide connesse all’emergenza sanitaria.
Diciamo subito che la catena di eventi costringerà i movimenti sia territoriali che generalisti a rincorrere le scadenze cercando di organizzare proteste, contro-conferenze, ecc., con un gran dispendio di energie, considerando anche che molte delle date coincideranno con il viaggio in Europa (e in Italia) della delegazione zapatista, rischiando non solo di ingenerare confusione, ma di adombrare quella che a tutti gli effetti è una occasione non calata dall’alto dell’agenda degli Stati, per parlare di imperialismo, di capitalismo, di lotte dal basso per salvare il Pianeta e per costruire percorsi di emancipazione e di autogoverno. Un altro rischio è che la rincorsa metta anche in moto atteggiamenti egemoni e scorrettezze politiche, con cui abbiamo dovuto fare i conti in altre occasioni, producendo più macerie che effetti positivi sulla salute dei movimenti.
D’altra parte, però, non si può stare neanche in silenzio di fronte a personaggi responsabili delle politiche di distruzione dell’ambiente, a signori della guerra, a violatori seriali dei diritti umani e artefici della compressione delle condizioni di vita delle masse popolari, che verranno tranquillamente a banchettare nelle nostre città e regioni, fingendo di occuparsi di problemi su cui già le loro ricette elargiscono veleni e tossicità, ed imponendole a tutto il resto dei paesi del mondo extra G 20, in genere ricchi di risorse naturali e strategiche saccheggiate dei potenti dell’economie mondiali.
Si tratta pertanto di agire in maniera tale da non cascare nella trappola della spettacolarizzazione o della parcellizzazione dei temi, ma con programmi e idee – e conseguenti pratiche – intelligenti e in grado di cogliere la complessità delle questioni in ballo, tenendole ben collegate alle esperienze e alle resistenze che nei vari territori vengono portate avanti.
Ormai non si fa altro che parlare di transizione ecologica e digitale, come panacea dei mali del pianeta; in realtà il colore verde che si vuole spalmare sui meccanismi di sfruttamento e diseguaglianza, renderà ancora più profondo lo sfruttamento degli esseri viventi e l’irreversibilità dei processi distruttivi, mentre l’innovazione tecnologica, in gran parte di tipo militare o rivolta ai sistemi di sicurezza, sorveglianza e centralizzazione del comando statal-capitalistico, ha come scopo prioritario quello di affinare le pratiche di contenimento delle lotte e delle ribellioni che le vittime del vorace capitalismo mettono in pratica e metteranno ancora di più in atto nel prossimo futuro. Tutto perché le cose non devono cambiare, e il Mondo deve continuare ad andare come prima, con il People sottomesso, il Planet devastato e la Prosperity per le èlites ricche e potenti.
E’ un fatto che mentre l’umanità intera è afflitta dalla pandemia causata dallo sviluppo capitalistico, il fatturato delle società transanazionali (in particolare quelle dei settori delle telecomunicazioni e trasporti, dell’informatica e della farmaceutica) e delle lobby militari, sia cresciuto in maniera esorbitante.
Il 22 e 23 giugno sarà Catania a ospitare la riunione interministeriale su “Lavoro e Istruzione”; una bella scelta, non c’è che dire. Pur essendo all’interno di una delle principali economie mondiali, la Sicilia ed il Sud rappresentano “La più grande area depressa del continente”, come dichiara lo stesso Ufficio Valutazione Impatto del Senato. Nell’isola la disoccupazione si aggira attorno al 20%, di cui quella femminile al 23%; gli occupati arrivano appena al 40%; quasi mezzo milione di persone non lavorano né studiano: in pratica il 40% della popolazione siciliana in età da lavoro è fuori da ogni circuito produttivo. In quanto all’istruzione, un quarto degli studenti non completa la formazione e non arriva alla maturità. Anche in questo caso siamo di fronte ad una “sacca di depressione” all’interno di un quadro generale nazionale di devastazione dell’istruzione pubblica, con tagli costanti alle scuole, all’università e alla ricerca. Nè il tanto parlare di Recovery fund può nascondere il fatto che ancora una volta il Sud venga penalizzato e subalternizzato agli interessi del capitale del Nord, accentuandone il ruolo di area del consumo e della manodopera a basso costo, carne da macello per nuovi e interminabili esodi.
L’operazione “Sicilia-cartolina” sarà ancora una volta adottata per creare una cortina di fumo attorno alle condizioni di vita e di lavoro delle siciliane e dei siciliani e di quanti vivono nell’Isola, come i migranti sfruttati nei campi o repressi nei centri governativi. Per nascondere le devastazioni ambientali prodotte dall’industrializzazione selvaggia e predatrice e dalle mafie del cemento; il dissesto crescente delle coste e dei territori, le speculazioni sui suoli in costante crescita. Per occultare il vero ruolo cui la Sicilia è destinata, cioè fungere da piattaforma militare americana al centro del Mediterraneo con funzioni aggressive (MUOS, Sigonella, porto di Augusta, ecc.), e da bastione di politiche antimigratorie, con l’UE che con Frontex le gestisce.
Squarciare questo fumo, fare emergere le vere condizioni in cui versano questa terra e chi ci vive, e soprattutto delineare le connessioni tra i tanti problemi specifici su cui ci si batte da anni e il tema generale dello sfruttamento globale, delle guerre, dell’assalto senza fine alle condizioni di sopravvivenza della vita sul Pianeta, dovrà essere l’obiettivo delle iniziative che verranno messe in campo contro il G20 e i potenti della Terra.

Pippo Gurrieri

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