Da che parte stare

Il recente divieto governativo dei cortei nei centri storici, presentato come un provvedimento per limitare le manifestazioni no vax e no green pass, in realtà esteso ad ogni tipo di manifestazione, rappresenta l’ennesima stretta repressiva contro i diritti più elementari. Il pretesto della salvaguardia della salute pubblica, e la dichiarata volontà di proteggere le attività commerciali, la dicono lunga sulla strategia del governo, che con un colpo solo cerca di neutralizzare e marginalizzare il dissenso, salvo poi mantenere sui fascisti un atteggiamento morbido, e se mai dovesse ricorrere a provvedimenti drastici, come la messa fuori legge di alcune organizzazioni, non avrebbe timore a ricorrere alla teoria degli opposti estremismi per colpire i movimenti di lotta e di protesta.
I no vax ormai sono diventati un capro espiatorio; l’accanimento politico e mediatico nei loro confronti serve a nascondere i fallimenti nella gestione della pandemia. Con una altissima percentuale di popolazione vaccinata, è assurdo criminalizzare una minoranza che pretende di avvalersi del proprio diritto a non farsi vaccinare, e discriminarla nella vita quotidiana, a partire dal lavoro per finire alle più banali attività ricreative. Il problema del governo è mantenere un clima emergenziale e un quadro di distrazione di massa altissimo, per poter mettere in pratica senza troppi intoppi i programmi di distruzione del welfare e di foraggiamento del gran capitale.
L’attacco che si va facendo con la Legge di Bilancio alle pensioni, al reddito delle famiglie, alla sanità pubblica la quale, assieme a tutti i servizi essenziali, viene messa sotto torchio dalle leggi sulla concorrenza, il che vuol dire privatizzazioni e svendite dei beni comuni; l’abbuffata dei fondi del Pnrr, che si trasformerà in un travaso di risorse alle grandi imprese capitalistiche e in un indebitamento pubblico che pagheranno le classi più deboli; l’ennesima azzannata al Mezzogiorno, relegato a colonia turistica quasi esotica e privato dei mezzi essenziali per tamponare una situazione disastrosa in tutti i campi: tutto questo abbisogna di una situazione di controllo sociale diffuso e un’emergenza sanitaria che permetta qualsiasi abuso giuridico, poliziesco, padronale.
Per quanto le proteste no vax e non green pass siano estremamente contraddittorie, in molti casi sganciate da problematiche sociali, in altri con un lato scoperto alle infiltrazioni fasciste, esse rappresentano comunque una esigenza, da parte di fette di popolazione, di lottare contro il governo e le sue imposizioni. Un malessere che va considerato senza pregiudizi. Noi che invitiamo a diffidare dallo Stato, dai governi e dalle istituzioni, non possiamo a nostra volta diffidare da chi manifesta tale atteggiamento. Va però tentata la chiarezza, tenuto aperto un dialogo, e soprattutto vanno evitati atteggiamenti aristocratici.
La fase che stiamo vivendo vede la conflittualità sociale ridotta ai minimi termini, e i pochi movimenti che ancora esprimono conflittualità e resistenza, sono sotto attacco ovunque, a partire da quello NO TAV, che, in una valle ipermilitarizzata, e sotto assedio sia mediatico (“NO TAV uguale terroristi” è il grido di “Repubblica”) che processuale, tiene alta la bandiera dell’opposizione popolare. I sindacati di base, che pure stanno cercando, tra mille difficoltà, di contrastare le politiche governative e confindustriali, in un contesto di licenziamenti, delocalizzazioni, mattanza sul lavoro (i morti sono più di 3 al giorno), precarietà diffusa, mostrano tutti i loro limiti di forze frammentate e scarsamente diffuse sul territorio. E tuttavia i segnali di una insofferenza pronta a esplodere ci sono tutti: dal forte astensionismo manifestatosi nelle recenti elezioni amministrative (quelle dove, in genere, si votava di più), alle proteste di settori operai che non si arrendono alle chiusure delle fabbriche; dalle occupazioni studentesche di scuole e piazze, alle manifestazioni per la salvaguardia del clima e dell’ambiente.

Al governo sanno che un maggiore collegamento tra questi segmenti può innescare uno scontro di ampie proporzioni; per questo con divieti e campagne mediatiche terroristiche si cerca di indurre la gente a stare a casa a drogarsi di televisione e di social.

E’ quanto mai importante, quindi, sapere da che parte stare.

Pippo Gurrieri

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