Cobelligeranti

Ha ragione il ministro degli esteri guerrafondaio russo Lavrov nel dichiarare che l’Italia è la prima della lista tra quanti stanno contrapponendosi all’invasione russa in Ucraina. Che ad affermarlo sia un pezzo grosso del regime putiniano nulla toglie al fatto che da molto tempo noialtri denunciamo come dalle basi americane e NATO in Italia, ed in modo particolare dalla base di Sigonella e dal MUOS di Niscemi, ogni giorno si faccia la guerra. Una guerra a cui lo Stato italiano, vassallo degli USA e al servizio delle lobby energetiche e militari, sta dando il suo bellico contributo con l’invio di armi all’esercito ucraino, con lo stato d’emergenza varato per tutto il 2022, al fine di permettere all’esecutivo di agire in perfetta libertà (un decreto-legge apposito contiene “una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consente al Ministro della difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione alle autorità governative dell’Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, anche in deroga specifica ad alcune disposizioni vigenti”), con l’aumento delle spese militari, già esorbitanti, fino a 13 miliardi l’anno, 104 milioni di euro al giorno.

L’Italia è infognata sino in fondo in questa guerra, e fanno scompisciare dalle risate le dichiarazioni dei vari ministri con l’elmetto o dei capi-partito, chi si affannano a ripetere che si tratta di aiuti alla resistenza del popolo ucraino. L’esercito ucraino è la marionetta che imbraccia armi occidentali, esegue ordini occidentali, serve interessi occidentali contro l’esercito russo.
Una escalation irresponsabile è stata messa in atto da una Unione Europea priva di buon senso e di strategie politiche e schiacciata dai condizionamenti americani.
Ma occorre tornare a Sigonella per comprendere sino in fondo il ruolo delle forze armate USA nel conflitto ucraino, e quanto nevralgico sia il ruolo di questa base.
Il giornalista ed attivista Antonio Mazzeo ha da poco denunciato che “a Sigonella diviene pienamente operativo l’AGS – Alliance Ground Surveillance, il sistema avanzato di sorveglianza terrestre dell’Alleanza Atlantica basato su cinque grandi droni d’intelligence. A renderlo noto il colosso aerospaziale statunitense Northrop Grumman, ideatore e main contractor dell’AGS.” (…) Anche se è consentito l’accesso alle informazioni a tutti i 30 partner Nato, l’AGS è stato finanziato solo da 15 paesi (Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti): il sistema di sorveglianza terrestre è il programma più costoso della lunghissima storia dell’organizzazione internazionale, oltre 1,7 miliardi di dollari secondo le stime risalenti al 2008, ma che con gli ultimi stanziamenti potrebbe aver superato una spesa complessiva di 2 miliardi. (…)
Per il programma AGS è già presente a Sigonella uno staff di 375 tra miliari e civili di 24 paesi ma il loro numero è destinato a crescere sino a 600 unità. Nella base siciliana funzionerà pure una specie di Centro di formazione e addestramento dei piloti dei droni, degli analisti dei dati d’intelligence, degli operatori dei sensori e del personale addetto alla manutenzione del sistema Nato (Sigonella Premier Training Centre). (…)
Ma non è il continente africano il principale teatro operativo odierno dei droni AGS. Precedentemente all’invasione russa in Ucraina e ancora di più dopo il 24 febbraio 2022, i velivoli senza pilota ospitati a Sigonella vengono utilizzati quotidianamente dalla Nato per “sorvegliare” e monitorare tutti i movimenti delle forze armate di Mosca in territorio ucraino, in Bielorussia e nelle regioni più occidentali della Federazione Russa.
Con l’aggressione all’Ucraina le missioni in est Europa hanno assunto un ruolo centrale nella strategia Nato di “dissuasione” e “contenimento” anti-Russia. Tra le missioni di guerra più significative “tracciate” da ItaMilRadar c’è quella effettuata il 22 marzo da un RQ-4D “Phoenix” (denominato in codice Magma) congiuntamente a un “Global Hawk” di US Air Force,anch’esso decollato da Sigonella (Forte 10). Mentre quest’ultimo ha operato sul mar Nero e poi sul confine tra la Romania e la Moldavia, il drone AGS ha sorvolato un’area prossima ai confini occidentali dell’Ucraina per poi “sparire” ai radar dopo la disattivazione dell’ADS-B transponder.
Anche il 6 aprile è stata “tracciata” una missione in coppia da parte di un “Global Hawk” di US Air Force e un “Phoenix” AGS. Il primo velivolo, dopo il decollo da Sigonella, ha raggiunto la Polonia orientale, la Romania, la Moldavia e infine il mar Nero. Il drone Nato si è invece diretto subito verso il mar Nero per l’ennesima operazione top secret dopo l’oscuramento del sistema di rilevamento ai radar.
Le operazioni di spionaggio dei droni di Sigonella contro target russi in Crimea e in Ucraina sono ritenute dagli analisti militari di enorme importanza per quelli che potrebbero essere gli esiti finali dei combattimenti tra le forze armate di Kiev e quelle di Mosca. E c’è pure chi ritiene che le informazioni sensibili raccolte dalla NATO e da US Air Force e successivamente trasferite ai comandi delle forze armate ucraine possano aver determinato alcuni dei “successi” nei contrattacchi contro i mezzi da guerra russi.”
E conclude Mazzeo: “Sigonella è l’occhio e l’orecchio USA e NATO nel conflitto russo-ucraino. Molto più, dunque, di una collaborazione italiana a favore di Zelenski e dell’establishment politico-militare di Kiev: si tratta di cobelligeranza, senza se e senza ma.”.

A questo punto, se un missile russo colpisse Niscemi non ci dovremmo meravigliare più di tanto. A furia di tirarla, la corda prima o poi può spezzarsi.

Pippo Gurrieri

Questa voce è stata pubblicata in Editoriale. Contrassegna il permalink.