Lavorare con pazienza

Ancora teste spaccate in Val di Susa; questa volta alla stazione di Torino, al termine della grande manifestazione del 25 febbraio che ha dimostrato come l’opposizione alla TAV cresca ed è sempre più determinata ad impedire lo scempio della Valle per fare un piacere ai maiali del cemento e del tondino che regnano nel Paese. La carica violentissima contro i manifestanti che stavano rientrando alle loro località, effettuata sui binari della stazione senza alcun apparente pretesto, ci dice una cosa sola: il casus belli ormai non è necessario: è sufficiente la tenacia e la coerenza di chi vuol continuare a lottare, ad armare a mano dei celerini. Due giorni dopo l’assalto al presidio di Chiomonte e l’inseguimento fin sul traliccio al compagno Luca, che è rimasto folgorato dall’alta tensione ed è caduto da 10 metri, hanno confermato la volontà omicida messa in campo pur di sconfiggere il popolo anti TAV.

Sicilia, primi di marzo del 2012. Come avevamo scritto, il movimento di lotta di gennaio non ha smobilitato, anche se ha tolto i blocchi; si è dato altre forme di pressione, ha cominciato a contarsi, e si sta ridando nuove scadenze per continuare la battaglia intrapresa. Si sono già sganciati gli autotrasportatori dell’impresentabile Richichi; si sono sganciate le componenti minoritarie di Morselli e dei neofascisti; ma restano dentro ai “forconi” un manipolo di personaggi legati a movimenti e organizzazioni politiche filogovernative, che stanno progettando il passaggio elettorale, per dare uno sbocco politico al movimento. Resta tantissima gente che non vuol sentir parlare di smobilitare, che vuole capitalizzare la battaglia iniziata a gennaio, che vuole portare a casa qualche risultato. Il quadro è quello di un equilibrio legalitario, perché evidentemente i vari leaders rappresentano, nel bene o nel male, una garanzia che il movimento non trasbordi in azioni dirette fuori controllo. Per questa evenienza, sono sempre pronti i manganelli dei celerini, come già si è visto durante i blocchi stradali. Le denunce e le segnalazioni, l’uso di infiltrati, dimostrano quanto sia sotto osservazione il movimento, quanto cioè si percepisca quel suo potenziale sovversivo. Anche per questo c’è stata un’accelerazione delle derive politiciste.

E’ una fase molto delicata; sappiamo – e la val Susa ce lo insegna – che i movimenti non si costruiscono nei mesi ma negli anni, ma essi devono avere sin dall’origine delle caratteristiche di genuina rabbia e di chiarezza di obiettivi. Prima di denunciare o sputare sentenze, c’è ancora tanto spazio e tanto tempo per lavorare con pazienza a consolidare qualcosa che già in latenza è emersa durante due mesi di lotte: una ritrovata capacità politica della base.

Se diamo uno sguardo altrove, in Grecia per esempio, vediamo come la presenza seria e decisa degli anarchici nei movimento di protesta abbia progressivamente fatto capire a migliaia e migliaia di greci che il sistema non ha alternative all’interno delle sue dinamiche, mentre c’è un alternativa possibile e sempre più credibile che si fa strada ogni giorno nei quartieri e nelle piazze, ed è quella di un’opposizione netta, diretta non solo alle riforme lacrime e sangue, ma all’intera impalcatura sociale capitalistica e statale.

I compagni greci da molti anni costruiscono questa prospettiva; non sono stati ad aspettare rinchiusi nella torre d’avorio delle loro certezze, ma hanno operato giorno per giorno in seno alla popolazione, esponendosi, mostrando la fondatezza delle loro critiche, subendo l’ostracismo stalinista e socialdemocratico, la dura repressione poliziesca, la diffidenza fabbricata nei laboratori della disinformazione. Gli esempi potrebbero continuare, con il movimento Occupy Wall Street, eccetera.

I tempi stanno lentamente maturando per riproporre il tema di un reale cambiamento. Lassù nelle alte stanze del Potere, tecnocrati al servizio delle banche, dirigenti di polizia superpagati, managers e padroni, ne sono consapevoli.

Pippo Gurrieri

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