LA GRANDE RAPINA AL SUD

Autonomia differenziata. Ricchi contro

Non fidandoci della classe politica e del nostro bel governo regionale di centro destra guidato dallo Schifoso non riponevamo fiducia alcuna sulle modalità con cui costoro avrebbero utilizzato le somme del Fondo di sviluppo e coesione destinati alla Sicilia (assieme alla Calabria 1600 milioni complessivi) e scippati dal governo dei loro consimili di Roma per stornarli nel pozzo senza fondo del Ponte sullo Stretto ( e pertanto alle imprese del nord). Il Fondo Coesione, infatti, alimentato da fondi statali ed europei, dovrebbe avere lo scopo di attuare politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali all’interno dell’Unione Europea. Ma i marpioni del governo hanno pensato bene di dirottarli verso un’opera tutto fumo e niente arrosto, cioè spartirseli tra gli amici degli appalti e subappalti per le opere terrestri del fantomatico ponte, vendendo questo come l’elemento di “coesione e sviluppo” tanto atteso dal Sud. Anche i fondi di altre regioni meridionali sono finiti al Nord, destinati al piano “transizione 5.0” che elargisce sussidi alle imprese (quasi tutte ubicate al settentrione) grazie all’interessamento dei ministri del centro-destra, ribaltando quella percentuale che destinava al Nord solo il 20%.
Se è per questo, non ci fidiamo neanche del termine “sviluppo”, che ha solo significato acuire il sottosviluppo e la marginalità territoriale del Mezzogiorno e far sviluppare i capitali di imprese nazionali e multinazionali e convogliare risorse meridionali verso le regioni ricche del Centro Nord.
Questo non è che un solo aspetto, e neanche il più truce, di quel che significa l’autonomia differenziata per le regioni meridionali, e per la Sicilia che vanta già un’autonomia costruita ad uso e consumo del clientelismo democristiano e politicante e del colonialismo capitalistico settentrionale coi pupi dislocati in loco al suo servizio e ben retribuiti per questo.
L’autonomia dei ricchi è quasi un fatto compiuto; scaturisce da quella “Questione settentrionale” che negli ultimi trent’anni ha surclassato la Questione meridionale, non solo per virtù della Lega Nord, ma anche per l’ignavia della sinistra che ha rincorso i leghisti sul loro terreno, svendendo e cedendo i diritti di un Sud sempre più distante. Basti citare la riforma Bassanini del 1999 sul federalismo amministrativo, che blindava le diseguaglianze tra aree del Paese. E non è un caso se l’accozzaglia dei “governatori” nordisti schierati per l’autonomia differenziata ha visto in prima fila anche elementi come l’emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini, oggi numero due del PD.
Il Sud e la Sicilia ne usciranno con le ossa rotte in tutti i principali settori in cui già vantano record negativi assoluti e incolmabili: sanità, servizi sociali, infrastrutture e trasporti (la Sicilia ha 472 corse di treni giornalieri contro i 2.173 della Lombardia), istruzione, lavoro (in Sicilia solo il 30% delle donne ha un’occupazione riconosciuta, contro una media del Nord Italia che è di circa il doppio).

Ci hanno detto che parallelamente verranno attuati i LEP (Livelli essenziali di prestazione) per quantificare le reali necessità in ambito sociale dei territori, e qualcuno, tra i progressisti, li ha barattati come la condizione per il via libera all’autonomia differenziata. Ma di quali livelli essenziali siamo parlando se non c’è stato un provvedimento, dicasi uno, che abbia influito sullo spopolamento delle regioni meridionali e sull’emigrazione, soprattutto giovanile; sulla deindustrializzazione (che sarebbe dovuta essere sostituita da bonifiche e riconversioni); sul disastro della sanità, accumulatosi negli anni e oramai irrecuperabile; sulla corruzione del sistema politico-amministrativo. Per non parlare delle scellerate scelte di fare del Mezzogiorno e della Sicilia in particolare l’hub energetico internazionale, ovvero la discarica delle multinazionali del fossile e delle cosiddette rinnovabili. E potremmo continuare, anche parlando delle ZES (Zone Economiche Speciali), mai decollate, o appena in procinto di farlo in pochissime realtà (si tratta della creazione di ambiti per agevolare lo sviluppo di imprese a particolari condizioni di favore). Ci sarebbero tante cose da dire nel merito, ma per adesso ci limitiamo a constatare come il governo Meloni abbia appena modificato le ZES decentrate costituendo una ZES unica per tutto il Mezzogiorno, compiendo un atto di mera centralizzazione politica sotto l’egida della presidenza del consiglio, finalizzato al controllo dell’elargizione di fondi nei vari territori. Un atto coerente con la vocazione totalitaria della coalizione fascio-leghista, nonché da leggere in un’ottica clientelare.
Dovremmo rubare le parole ad un comico (siciliano) come Fiorello, che nel commentare l’autonomia differenziata, ha aggiunto: “differenziata? quindi la Sicilia la gettiamo nell’umido”. Perché nella spazzatura più maleodorante finiranno le regioni differenziate, cioè discriminate, trattate differentemente, ovvero nel solco secolare del colonialismo tricolore.

Torniamo a dirlo: non ci fidiamo della classe politica e non lo faremo mai; questa gente non fa parte del nostro campo. Di recente il Movimento Trinacria ha criticato il Ministro Nello Musumeci perché ha negato al governatore dell’isola Schifoso lo stato di emergenza nazionale per gli incendi della scorsa estate, che hanno causato ingenti danni e anche morti (ma a fine mese il governo ha concesso un risicato contributo di 6 milioni sui 300 richiesti, suscitando la soddisfazione sia di Musumeci che dello Schifoso); i ragazzi di Trinacria hanno definito Musumeci non un vero siciliano, ma un traditore. Ecco qua l’errore anche ideologico che si fa: quando un politico viene definito traditore si lascia intendere che prima di quel momento o di quell’atto in lui erano riposte speranze ed attese; cioè era considerato “dei nostri”, ma poi ha tradito. Perché chi tradisce prima è stato dalla tua parte. Noi la pensiamo diversamente: Musumeci, Schifani lo Schifoso e tutti i loro compari non sono traditori, perché sono sempre stati nel campo avverso, dalla parte dei potenti e dei succhiasangue, e nel nostro progetto di cambiamento non c’è mai stato né mai ci sarà un briciolo di spazio per questa gentaglia, per la classe dei pre-potenti, dei mafiosi, dei ricchi. Anche se sono nati e vissuti in Sicilia, non sono siciliani, ma nemici eterni del popolo siciliano, che è composto da chi vive in questa terra, anche se vi è arrivato solo ieri; da chi in questa terra suda e fatica; da chi la ama e la desidera libera da basi militari, industrie tossiche, ipoteche energetiche, mafie e colonialismi. Questo è il nostro campo, quello che deve difendere, oggi e subito, questa terra dai nuovi assalti del colonialismo di sempre.

Pippo Gurrieri

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