No MUOS e Resistenza

La lotta contro l’installazione del sistema militare MUOS a Niscemi è entrata in una fase delicata; le contraddizioni che accompagnano la nascita di comitati No Muos, lasciano tuttavia intravedere le grandi potenzialità che il movimento ha, e che possono provocare il suo sviluppo a livello diffuso e popolare. Oggi è però il momento di far chiarezza su molti punti sui quali si è stati abbastanza superficiali, non tanto per mettere ai margini qualcuno, quanto perché i fatti si costruiscono su contenuti chiari, e se questi sono divergenti, nulla impedisce che realtà diverse possano compiere percorsi diversi per cercare di impedire l’installazione del MUOS.
La trasversalità che in questa fase il movimento sta vivendo è infatti una ricchezza ma anche un pericolo. E’ una ricchezza nella misura in cui le varie posizioni, pur rimanendo diverse, si contaminano a vicenda di tutti gli elementi positivi e antagonisti rispetto al MUOS, di cui sono portatrici. Ma può essere anche pericolosa se i paletti e le remore che ne rappresentano la diversità, diventano una rete in cui il movimento rimane imbrigliato, finendo per essere strozzato dal moderatismo filoistituzionale e metodologico.
In questa fase può anche andar bene che deputati e sindaci del PDL o del PD che appoggia Lombardo, si schierino contro il MUOS; ma cosa ci si può aspettare da soggetti e partiti che sono fisiologicamente filoamericani e che non hanno nessuna intenzione di mettere in discussione l’esistenza delle basi di guerra USA e NATO sulla nostra terra, che anzi sostengono a spada tratta?
Da qualche parte piove l’accusa di antiamericanismo verso coloro che mettono l’attenzione sulla necessità di smantellare la base americana e tutte le basi simili esistenti; questo fa emergere quanto l’eterogeneità dei vari comitati sorti in questa nuova fase dell’impegno contro il MUOS, sia foriera di confusione. Stiamo parlano di una base di morte; di un impianto che serve a pianificare e condurre in maniera scientificamente più efficace, le guerre del XXI secolo; di una struttura militare appartenente al governo degli Stati Uniti, cedutagli da governi distintisi per servilismo a prescindere dal colore politico. E questo crediamo debba rappresentare l’elemento centrale della mobilitazione, il perno di una lotta che solo così può aspirare a divenire obiettivo di un vasto movimento a livello nazionale.
Una posizione prettamente ambientalista, per quanto sincera, non può sfuggire al rischio di dare consenso ad un’eventuale spostamento altrove del MUOS, che salverebbe la sughereta, il suo habitat, i suoi animali, e farebbe correre meno pericoli per la salute della popolazione. Come se la soluzione del problema fosse nella gestione delle guerre americane, ma da un’altra postazione lontana da Niscemi e dalla Sicilia.
La coincidenza con il trentennale delle prima grandi mobilitazioni contro i missili a Comiso ha riproposto spesso il riferimento a Pio La Torre; ma se una cosa c’insegna Comiso è che senza azione diretta questo genere di battaglie sono votate alla sconfitta; a Comiso il danno che i pompieri, e quelli del PCI in primo luogo, fecero alla lotta contro gli euromissili, fu ingente e provocò l’installazione della base dopo aver ingabbiato il movimento in sterili marce, in campagne romane per forzare improbabili scelte del parlamento, e dopo aver sabotato a Comiso e dintorni ogni sforzo proteso a costruire l’occupazione di massa dell’aeroporto Magliocco. Si stia attenti, dunque, quando ci si riferisce acriticamente e agiograficamente a quella lotta.
Oggi va intrapresa da subito una campagna a tappeto sul territorio siciliano, per costruire un consenso e una partecipazione alla lotta contro il MUOS, sgomberando il campo da facili illusioni sull’azione parlamentare, la raccolta delle firme, le adunate oceaniche; queste cose possono essere utili per dimostrare il consenso della battaglia intrapresa, ma alla lunga risulteranno dannose, come è sempre stato ovunque si sia cercato di impedire la costruzione di impianti di morte. Il consenso va speso sul campo, attorno alla base esistente, sul territorio, sotto forma di pressione popolare e di volontà resistente che non si piega davanti al gigante americano.

Pippo Gurrieri

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