Mirikani Jativinni!

Nel trentennale delle grandi mobilitazioni internazionali contro la base missilistica di Comiso gli abitanti della Sicilia sud orientale sono di nuovo in piazza contro un’altra base militare americana che si va installando in territorio di Niscemi, a una quindicina di km in linea d’aria da Comiso.

La militarizzazione della Sicilia, dalla fine della guerra fredda, non solo non è diminuita, ma ha interessato nuovi territori, adeguandosi alle più moderne strategie belliche statunitensi. Lo smantellamento della base missilistica alla fine degli anni ottanta, non fu il trionfo della pace sui venti di guerra, ma l’inizio di una nuova e più pericolosa fase in cui l’unica superpotenza rimasta ha rimodulato i suoi progetti di accaparramento violento delle risorse altrui (Iraq, Afghanistan, ecc.), e di fronteggiamento della Cina, super potenza emergente, oggi probabilmente più forte degli Stati Uniti stessi. E la Sicilia è l’agnello da sacrificare, le sue basi sono state rafforzate e hanno accolto truppe, mezzi e ruoli da altri siti del Centro e del Nord Europa.

Al centro delle nuove guerre che gli Stati Uniti si apprestano a combattere vi sono i computer, che comandano armi sempre più efficaci e micidiali, il cui impiego rende l’esercito americano quasi invincibile. Queste guerre le faranno aerei senza pilota, missili a gettata intercontinentale, sistemi satellitari; provocheranno sempre più morti, specie tra i civili, ma azzereranno quelli americani; negli USA non rientreranno più militari dentro bare coperte dalla bandiera a stelle e strisce; il Pentagono annullerà così uno degli effetti negativi che ne ha condizionato le politiche di aggressione; la guerra scomparirà dalla vista degli americani e sarà solo una “war game” per operatori di computer.

Il MUOS e le guerre del futuro

La costruzione della base MUOS di Niscemi rappresenta un tassello di queste scelte; sono solo quattro le basi MUOS nel pianeta: Australia, Hawaii, Virginia e Sicilia; quest’ultima in una terra popolata da oltre 5 milioni di abitanti, a 2 km da una cittadina di 30 mila individui, e per di più all’interno di un sito di interesse comunitario: la Sughereta di Niscemi. Il MUOS, sistema di comunicazioni satellitari basato su onde ad altissima frequenza, è il perno delle nuove guerre americane; la sua entrata in funzione (attorno al 2015), metterà simultaneamente le forze armate USA di terra, di cielo, di mare e sottomarine, ovunque stanziate, in allerta e in azione; dal MUOS dipenderà il funzionamento dei droni (gli aerei senza pilota) già sperimentati con “successo” durante la guerra di Libia, di cui la base di Sigonella è diventata la capitale mondiale. “Sciami” di droni dalla Sicilia partiranno per bombardare qualsiasi zona del Mondo. Sigonella e Niscemi, dunque, ma anche Trapani Birgi, sono il futuro teatro delle operazioni militari USA postate in Sicilia. Gli aeroporti civili di Trapani e Catania Fontanarossa già adesso subiscono blocchi improvvisi per gli atterraggi dei droni, che hanno priorità sui voli civili.

Per questi motivi il MUOS non può essere visto come un problema dei niscemesi o al massimo dei siciliani; pensarlo sarebbe solo un grave e irresponsabile frutto di miopia politica.

Aggressione elettromagnetica

Il MUOS è pericoloso per le sue emissioni elettromagnetiche le quali interferiscono con ogni tipo di apparecchiatura elettronica; inoltre il suo fascio di onde mette fuori uso qualsiasi cosa incontri, tanto è vero che da Sigonella, dove inizialmente doveva essere installalto, è stato spostato a Niscemi, a 60 km circa: le apparecchiature della base e quelle degli stessi aerei militari avrebbero corso seri rischi. Tutt’intorno, per un raggio di 120 km, la vita delle persone sarà sottoposta a rischi molto seri, in maniera particolare quella dei bambini e degli anziani:tumori al cervello, all’apparato genitale, alla vescica, alla mammella, leucemie infantili, infarti, melanomi, linfomi, malformazioni fetali, sterilità, aborti, accelerazione dello sviluppo di cellule cancerogene, mutazioni del sistema immunitario, calo della libido, vertigini, depressione, insonnia aggrediranno le persone in maniera da far rabbrividire le vittime delle emissioni di Radio vaticana (30.000 watt contro 2 milioni); l’ambiente ne sarà intaccato in modo irreversibile. Tanto più che già l’attuale base americana: NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) per le comunicazioni radio con aerei e satelliti e con i sommergibili a propulsione nucleare, costruita all’interno della Sughereta di Niscemi nel 1991, produce emissioni di onde ad altissima e a bassissima frequenza in quantità fortemente pericolose, e i danni provocati alla salute dei niscemesi, che ne sono più esposti, sono ingenti, per quanto misti a quelli del Petrolchimico di Gela e non adeguatamente monitorati.

Militarizzazione e mafia

Ci troviamo di fronte a un’impennata della militarizzazione dalla portata eccezionale; le basi dell’isola e delle isole minori vengono potenziate, mentre aMessina, nel cuore dello Stretto, lo storico Arsenale militare è destinato a divenire il Centro di eccellenza per la “demilitarizzazione e lo smaltimento” delle unità navali dell’Alleanza Atlantica fino a duemila tonnellate (il cosiddetto “naviglio sottile”); con annessa un’area di stoccaggio dove verranno assemblati agenti inquinanti e cancerogeni, rifiuti tossici e speciali e soprattutto un’enorme quantità di amianto a due passi dal centro urbano.

In tutto questo si muovono le ditte legate alla mafia, per garantire l’ordine e la regolarità dei lavori ai committenti americani, come la Calcestruzzi di Niscemi, che da quanto il governo MPA-PD della regione ha concesso il nulla osta alla costruzione del MUOS (giugno 2011), ha fatto lavorare notte e giorno i propri dipendenti per completare l’impianto e la posa in opera delle parabole in tempi record, dopo aver spianato una collina nell’area protetta della Sughereta. E’ una storia vecchia quella dei rapporti tra americani e mafia: dallo sbarco del 1943 a tutto il dopoguerra, ai lavori a Sigonella, Comiso, ecc., l’economia mafiosa si è sempre dimostrata la più affidabile, in una logica di scambio: denaro e status sociale contro ordine pubblico e pax sindacale nei cantieri.

Una cambiale da stracciare

Paradossalmente il trentennale riunisce le due cittadine perché l’aeroporto di Comiso, costruito laddove era la base per gli euromissili, nonostante una spesa di 46 milioni di euro e il fatto di essere già completato da tempo, non viene aperto per tutta una serie di cavilli che in realtà nascondono il vero motivo della mancata apertura: il suo essere incompatibile con il sistema MUOS ubicato così vicino da interferire con il funzionamento delle apparecchiature sia di volo che di terra.

La Sicilia si trova peggio di prima ad essere occupata dall’esercito amerikano, ipotecata dalle strategie del Pentagono, proiettata nelle guerre del futuro come avamposto dei sistemi d’arma di ultima generazione e ovviamente obiettivo molto sensibile per qualsiasi tipo di ritorsione.

La cambiale che il popolo siciliano ha dovuto firmare agli americani dopo lo sbarco del luglio 1943, continua ad avere un altissimo costo nonostante siano trascorsi 70 anni. Per questo noi anarchici riteniamo importante riprendere la parola d’ordine Mirikani Jativinni, che fu la nostra bandiera durante la lotta contro la costruzione della base missilistica di Comiso, ed anche dopo; e quindi, oggi più che mai occorre gridare No al MUOS! Mirkani jativinni! Oggi più che mai bisogna travolgere con un movimento di protesta sempre più forte, non solo i militari amerikani, ma tutti i servi politici e i complici che gli hanno permesso e gli permettono di fare i loro porci comodi, a partire dal governatore Raffaele Lombardo, passando per il PD che adesso cerca di cavalcare la battaglia contro il MUOS, mentre un anno fa ne avallava la costruzione, e per anni ha finto di non vedere e non sentire, sia quando Berlusconi (2005) dava il “permesso” agli USA di costruire il MUOS, sia quando il governo Prodi (2006) glielo confermava.

Costruire l’opposizione popolare

E’ in atto in molte province una forte campagna di sensibilizzazione che ha squarciato il velo dell’omertà e del silenzio, ma soprattutto della delega. Ci avevano provato a Niscemi a mobilitarsi un paio d’anni fa; erano scesi in piazza in diecimila; un’opposizione che poteva rappresentare la molla di una protesta generalizzata, ma che si è fatta ingabbiare dalle promesse di una classe politica truffaldina e cinica, che un anno dopo non ha esitato ad abbassare i pantaloni davanti al padrone americano. Adesso, grazie a quei niscemesi che vogliono continuare a resistere, sono sorti decine di comitati NO MUOS lungo l’asse sud orientale dell’isola, e si vanno estendendo in altre zone del centro e dell’est; sono realtà eterogenee tra di loro e al loro interno, però in questa fase hanno assolto al compito importantissimo di far conoscere cos’è il MUOS, organizzando centinaia di banchetti di propaganda e raccolta firme, decine di conferenze, manifestazioni, presidi, grazie ai quali l’opinione pubblica è sempre più informata ed il consenso alla lotta contro il MUOStro è salito a livelli significativi. Sta crescendo, accanto alla “vecchia” generazione di Comiso che si è battuta contro i missili, contro gli interventi militari in Iraq, per la smilitarizzazione di Sigonella, una nuova generazione dalle forti sensibilità ambientaliste, che man mano prende atto del contesto di guerra in cui la vicenda MUOS ci proietta, e che si rende conto, al di là dei metodi spesso contraddittori ed ingenui che alcuni portano avanti (delega a sindaci e deputati, credere veramente nel “potere” di centomila firme raccolte, fiducia eccessiva nelle battaglie simboliche), che il MUOS vada bloccato, o comunque vada fatto smantellare, assieme alla base NRTF e a tutte le basi mirikane in Sicilia. Dalla preoccupazione per la salute e per l’ambiente è passata alla richiesta di un Mediterraneo mare di pace e ha intrapreso una dinamica di attivismo autonoma dai partiti, i quali, solo ora si affacciano alla campagna NO MUOS man mano che si vengono a trovare sempre più “in calore” per le imminenti elezioni regionali.

La nuova fase della lotta

Così, mentre una parte è pronta a passare alla seconda fase della mobilitazione, quella dei presidi alla Sughereta, delle azioni dirette a scopo dimostrativo, delle iniziative di disturbo verso politici e militari italiani e mirikani, altrove si è ancora alla fase di prima sensibilizzazione e della costituzione delle realtà di base, accusando un ritardo che va coperto al più presto, fra le cui cause spicca l’eccessiva sonnolenza del ceto militante di sinistra in Sicilia, che sconta un deficit enorme di disinteresse verso i problemi della militarizzazione dell’isola, e quanto questi siano strettamente connessi con tutti gli altri temi più attenzionati: disoccupazione, mancanza di servizi, distruzione dell’ambiente, mafia, eccetera.

Non è più rinviabile l’obiettivo di fare assumere una centralità nazionale alla lotta contro il MUOS, impegno verso il quale noi anarchici, questo giornale, siamo completamente coinvolti; nostra è l’edizione dell’unico testo sin ora disponibile per una essenziale ma esaustiva controinformazione, “Un ecoMUOStro a Niscemi – l’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo”, di Antonio Mazzeo; Massimo Coraddu, uno degli esperti punto di riferimento del movimento NO MUOS, con le sue perizie sui rischi elettromagnetici, svolte assieme al suo collega del Politecnico di Torino Massimo Zucchetti; è un nostro compagno (si veda l’intervista su questo stesso numero).

Le premesse ci sono tutte perché quella contro il MUOS divenga presto una lotta popolare estesa e travolgente; oggi è di nuovo il tempo di rivedere la scala delle priorità, proprio come 30 anni fa a Comiso.

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