I NO MUOS hanno spalle robuste

Un’altra importante sfida è stata vinta dal movimento NO MUOS sabato 28 settembre, con la manifestazione di Palermo, che ha visto sfilare circa 8000 persone al corteo nazionale, indetto proprio nel capoluogo siciliano per portare la protesta in una delle città dove si è compiuta la svendita degli interessi della popolazione, e dove risiede uno dei maggiori complici delle Forze Armate USA: Rosario Crocetta.

Si è ripetuto il copione del 9 agosto, con l’azione diretta di dieci attivisti provenienti da varie località, che il 27 pomeriggio, mischiati ai turisti, sono penetrati dentro il palazzo dell’Assemblea Regionale, occupandone simbolicamente alcune stanze; iniziativa che ha riscosso moltissime simpatie, attirato l’attenzione sulla mobilitazione in atto, e ha funto da spinta per la manifestazione dell’indomani. Con lo stesso spirito unitario e collaborativo di agosto, con la stessa determinazione, e con una convergenza anche da parte di altre componenti (dalle mamme ai settori moderati), si è realizzato un ricompattamento che ha rappresentato anche la migliore risposta ai tentativi di dividere i NO MUOS tra buoni e cattivi, tra violenti e nonviolenti.

Anche stavolta il clima che ha preceduto le iniziative palermitane è stato improntato agli allarmismi più infami, alimentati da una campagna di disinformazione a tappeto: Crocetta, addirittura, è stato invitato dal Comitato per l’ordine e la sicurezza, a non recarsi a Palermo dal 26 al 28 per presunti rischi alla sua incolumità fisica; i negozianti sono stati invitati ad abbassare le saracinesche; annunciato l’arrivo di una cinquantina di black bloc… un copione stantio che stavolta non ha funzionato.

Non sono tutte luci quelle del 28 settembre; qualche ombra è emersa, e se ci soffermiamo su essa è solo per offrire un contributo alla crescita del movimento; intanto rileviamo una forzatura sulle parole d’ordine per cercare di incanalare la mobilitazione nelle scadenze nazionali dell’area autonoma (assediamo i palazzi del potere); un altro limite lo abbiamo visto nell’improvvisazione con la quale si sono gestite le trattative sotto il palazzo dell’ARS, quando il movimento chiedeva di andarsi a riprendere i compagni occupanti; si sapeva che l’impresa di fare entrare una folta delegazione sarebbe stata ardua, ma non si è sufficientemente fatto leva sulla grossa presenza di piazza, perdendo tempo prezioso, con la folla che andava scemando. Infine, la manifestazione era nazionale, ma la partecipazione di delegazioni da fuori Sicilia si è rivelata tra le più scarse, persino meno del 6 ottobre 2012, oltre che del 30 marzo e del 9 agosto; questo fatto impone una riflessione sulle strategia da attuare per estendere realmente la lotta nelle altre regioni; sembra impossibile che ancora sul piano nazionale non si sia ben compresa l’importanza della lotta contro il MUOS, ovvero la valenza strategica dell’impianto militare statunitense, specie nell’attuale contingenza, con il rischio di una guerra in Siria, momentaneamente – pare – scongiurato.

Dal 20 al 22 settembre una tre giorni era stata indetta anche a Niscemi, con varie iniziative in paese e al presidio; sabato 21 circa 120 attivisti, compresi numerosi bambini, sono penetrati all’interno della base NRTF e hanno dato vita ad un allegro pic-nic sotto gli sguardi attoniti dei militari della Marina americana, e dei poliziotti italiani, giunti un po’ in ritardo rispetto all’inizio della festa. Era solo un pic-nic, ma era soprattutto un altro tabù che s’infrange in questa lotta ricca di passione, di fantasia e di coraggio. Il segnale è chiaro: entriamo quando ci pare, questa terra è nostra. Ora hanno convocato in commissariato decine di attivisti rei della penetrazione (art. 682 C.P.: Ingresso arbitrario in luoghi ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato); si sono presentati nelle case provando a mettere nel panico alcuni genitori. La repressione è una costante di questa lotta, come in Val Susa, come ovunque; ma gli attivisti hanno spalle robuste per sopportare questo ed altri pesi, e vanno avanti.

In questo momento a Niscemi si va ricostituendo un clima positivo fra le varie anime NO MUOS e con la popolazione; il presidio permanente, ora che i ritmi dell’estate sono calati, comincia a ritrovare una dimensione popolare, anche se vanno affrontate e risolte le criticità dell’inverno e quelle del suo presenziamento. I lavori al MUOS proseguono, e molto probabilmente gli impianti esterni verranno presto completati. E’ all’ordine del giorno la ripresa dei rallentamenti e dell’opposizione sulla strada, con i corpi degli attivisti in resistenza passiva. Ma ogni azione di disturbo converge e convergerà nell’obiettivo di rendere dura la vita agli invasori americani. Fino a quando salteranno i nervi o fino a quando la popolazione non deciderà che à giunto il tempo di farla finita.

Scriveva Errico Malatesta in un articolo del 1899 sulle modalità e le strategie per far fuori la monarchia in Italia: “Non basta insorgere, bisogna vincere”. Mi pare ovvio il senso della frase: l’insurrezione può partire ed essere condotta anche da minoranze, può avere funzioni significative di stimolo e di misurazione delle forze con l’avversario; ma non basta a vincere; per vincere occorre sfruttare alleanze, anche momentanee; bisogna dotarsi di strategie di coinvolgimento della popolazione; bisogna mettere a frutto ogni tipo di esperienza, e approfittare dei momenti di difficoltà dell’avversario. Naturalmente tutto questo si può fare e va fatto senza rinunciare alla propria identità e alle proprie idee, che devono potersi esprimere in un confronto dialettico e stimolante con quelle di tutte le altre componenti.

La lotta contro il MUOS non la vinceremo i soli attivisti, come non la vinceremo solo a Niscemi o in Sicilia; non la vinceremo imbevendo di impazienza e fretta ogni scadenza. Bisogna sapere aspettare, tramare una rete di complicità, instaurare un contesto relazionale frutto di differenti apporti non più considerati in conflitto fra di loro (esclusi quelli palesemente filo-istituzionali o strumenti di disegni fascisti), all’interno dei quali esprimere le proprie visioni della lotta, come l’azione diretta e la resistenza popolare; occorre estendere il movimento in ogni angolo del Paese e all’estero, come si addice ad una posta in gioco globale ed al ruolo micidiale del sistema MUOS.

Pippo Gurrieri

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