Candidature. Lettera aperta ad Antonio Mazzeo

Caro Antonio
Abbiamo letto la comunicazione con la quale ci fai partecipi della tua scelta di presentarti alle prossime elezioni europee con la lista “L’altra Europa con Alexis Tsipas”.
Per la stima che abbiamo nei tuoi confronti, la lunga amicizia e le tante battaglie condotte in comune, senza scordare la collaborazione editoriale a vari livelli intercorsa, ti scriviamo questa lettera aperta nella quale, con franchezza, vogliamo esprimere tutte le nostre perplessità e contrarietà alla tua decisione.
In Italia a promuovere la lista si sono mossi fior d’intellettuali come Camilleri, Gallino, Flores D’Arcais, la Spinelli, Revelli, Viale; tutta gente nota per le prese di posizione assunte in varie vicende di casa nostra e notoriamente schierata a sinistra, a volte anche “senza se e senza ma”. Avrai notato come questi intellettuali non abbiano ancora speso una parola contro il MUOS; eppure le occasioni non sono mancate e dubitiamo che non ne sappiano nulla, perché altrimenti la cosa sarebbe più grave. Scommettiamo che in campagna elettorale, come una magia, anche il MUOS rientrerà nei loro discorsi?
Da molti anni oramai le pratiche dal basso hanno soppiantato i vecchi schemi di far politica caratterizzati da metodologie autoritarie e gerarchiche, e in modo particolare la ricerca delle scorciatoie istituzionali è diventata sempre più marginale, anche se in alcun casi ha convissuto e convive con la vita dei movimenti. In genere però le pratiche elettorali hanno una funzione oggettivamente soporifera verso le lotte, ne assorbono energie, le indeboliscono.
I movimenti di resistenza e di lotta sparsi per l’Europa rappresentano una realtà di grandi fermenti che uniscono l’Europa dei popoli attraverso pratiche in netta contrapposizione agli Stati e alle politiche transnazionali che questi perseguono: dalle grandi opere alla questione immigrazione, dalle centrali nucleari alla guerra e al militarismo, dall’emarginazione sociale e urbana agli effetti dirompenti della crisi sulla classe lavoratrice e i ceti più deboli. Se questa è l’Europa dei popoli, essa non ha nulla a che spartire con l’Europa degli Stati e del capitale, quella che ha i suoi centri nevralgici nei palazzi e nelle loro varie dependances; quella che a maggio rinnova i propri organi parassitari parlamentari e prosegue col suo teatrino democratico che non ha scalfito ne scalfirà mai le ingiustizie sociali, perché ne è causa tra le cause.
Anche i progetti più ambiziosi di cambiamento dall’alto, attraverso cioè l’azione di un eventuale governo d’Europa in mano alla sinistra sinistra, non potranno fare a meno di un accordo con i poteri finanziari e militari per calare provvedimenti che, a quel punto, saranno sempre e solo trasfusioni di sangue per il proletariato affinché le varie sanguisughe statali a capitalistiche possano continuare ad esercitare il loro potere.
L’esperienza, anche nel nostro giovane movimento NO MUOS – ma noi siamo già abbastanza “vecchi” per poter volgere lo sguardo verso tante altre storie – ci ricorda come le elezioni siano sempre state portatrici di divisioni e di scompiglio nei movimenti; che ogni lista, mentre si propone di unire, aggregare, ricomporre (tu scrivi di “ricostruire una sinistra radicale, antiliberista, antimilitarista, ecologista e pacifista”), di fatto, divide, scompone, disgrega e crea fratture per sanare le quali occorreranno molti anni.
Non ti scriviamo per convincerti dell’erroneità della tua scelta; sarebbe un torto alla tua intelligenza; sappiamo che sei sempre stato un sincero democratico, e come tale, hai sempre lasciato aperta la porta dell’avventura elettorale, sia in ambito locale (vedi candidatura di Accorinti a Messina) che in ambito più generale. Però ti vogliamo soltanto far notare come essa apporterà confusione nei movimenti; introdurrà elementi di discordia; darà spazio all’irruzione di soggetti che hanno brillato per la loro passività e parassitività, e che da questo momento, e fino al 25 di maggio, ogni tuo intervento militante, conferenza, presentazione di libro, sarà visto a tutti gli effetti come campagna elettorale, e pertanto spogliato di quella genuinità e spontaneità che aveva caratterizzato sino ad ora la tua importantissima presenza in questo come in altri movimenti.
Noi siamo astensionisti, ma siamo, soprattutto, per l’azione diretta; rifiutiamo, cioè, la delega, che in politica e nella lotta (di classe, popolare, di base, ecc.) ha sempre fatto molto danno. Essere astensionisti non è tanto avere il tabù delle elezioni, quasi come un feticcio pesante e ingombrante, quanto rifiutare una visione gerarchica delle relazioni sociali, per una scelta che fa della partecipazione in prima persona una ragione di vita. Non si tratta di slogans, perché tu sai meglio di noi quanto difficile sia nella pratica quotidiana affermare questa metodologia e questa idea di libertà; ma anche sbagliando, anche scazzandoci, si percorrono pur sempre sentieri che vanno nella direzione opposta rispetto a quelli della delega e del parlamentarismo.
Nell’augurarti buon viaggio, ti salutiamo ricordandoti che quando si viaggia è importante non solo il fine, ma anche il mezzo; se il mezzo è sbagliato, si rischia di arrivare da tutt’altra parte, o di non arrivare affatto.

La redazione di Sicilia libertaria

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