Sulla pelle dei migranti

Cinquemila i morti accertati nel 2016 tra i migranti avventuratisi nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste europee; la fuga dalle guerre e dalla miseria, in un Mondo sempre più squartato dalle politiche aggressive delle potenze economiche e militari dominanti, continua inesorabile, incontrando muri, fili spinati, navi militari ed eserciti a sbarrarle la strada. E muri giuridici prodotti da leggi liberticide che rendono la vita difficile a chi pur avrebbe diritto all’asilo o all’accoglienza, coma sbandierato da tutte le costituzioni liberali. Eppure fra due anni questi fabbricanti di muri razziali si esibiranno in spericolate analisi sull’importanza della caduta del muro di Berlino nel trentennale del 1989, mettendo in campo il cinismo più vomitevole.
L’Unione Europea pone il Mediterraneo al centro delle sue politiche di respingimento, militarizzando le coste e i territori che vi si affacciano, dimostrando come su un problema non più emergenziale, ma endemico, in gran parte causato dalle sue avventure coloniali passate e dalle sue attuali politiche di strangolamento delle economie dei paesi poveri e di rapina delle loro risorse, non abbia altra strategia che quella facile e comoda del razzismo.
Da anni gruppi di volontari, reti antirazziste, organismi non governativi si sostituiscono agli Stati nel soccorso, nell’accoglienza, nella solidarietà ai migranti, cercando di diffondere valori opposti a quelli della paura, della diffidenza, dell’odio, e per questo ostacolati, denigrati, accusati spesso di complicità con i trafficanti di carne umana.
Il recente attacco alle Ong, che vede come capofila il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, rientra in questo atteggiamento, oggettivamente pericoloso, che fornisce argomenti sia alla teppa razzista istituzionale che a quella da bar. Per Zuccaro le Ong, che da anni soccorrono migliaia di migranti (circa un terzo del totale), sarebbero in parte colluse con i trafficanti; le sue fonti sarebbero i rapporti di Frontex, guarda caso proprio la struttura militare costituita dell’UE in funzione antimigranti. Come se le cose non stessero, invece, all’opposto: i trafficanti, cioè le diverse cosche mafiose e criminali dei vari paesi nordafricani, si arricchiscono grazie alle leggi liberticide dei paesi europei, che alimentano traffici, naufragi, business dell’accoglienza, razzismi e xenofobia.
Non è un caso che sulle dichiarazioni del procuratore catanese si siano buttati a pesce i capifila del razzismo italiano, Di Maio e Salvini, seguiti da tutta la feccia neofascista, per ricercare un facile consenso elettorale che fa ignobilmente leva sul malessere sociale diffuso fra la popolazione italiana, sugli scandali legati alle strutture di accoglienza e sulla grande opera di disinformazione che associa il problema immigrazione con l’ordine pubblico, una presunta invasione, la minaccia all’identità degli italiani, e altre amenità del genere.
E’ un fatto che tutti gli operatori del volontariato, come pure tutte le realtà che lottano concretamente contro i centri di segregazione, per la libera circolazione di ogni essere umano, per l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, rappresentino oggi un ostacolo all’avanzare del populismo fascistoide e delle destre xenofobe, un canale di denuncia dei loschi accordi tra i governi europei (italiano in testa) con i governi nordafricani, perché blocchino i migranti nelle loro coste, se non nelle aree desertiche, di modo che il perbenismo borghese occidentale possa avere la coscienza a posto non assistendo agli sbarchi e alle tristi narrazioni dei naufragi.
L’impegno contro i fabbricanti e commercianti di armi, contro le politiche forcaiole del Fondo Monetario Internazionale, contro tutte le guerre; la lotta contro Frontex e la militarizzazione del Mediterraneo, sono le linee guida di qualsiasi impegno antirazzista che non voglia essere solo espressione di pietismo caritatevole, ma testa d’ariete di una resistenza che cerchi di cambiare in meglio il sistema in cui viviamo.

Pippo Gurrieri

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