Senza pause

Col campeggio NO MUOS dell’agosto appena trascorso (su cui a pagina 2 si può leggere un ampio resoconto) si chiude una stagione e se ne apre subito un’altra di questa lunga battaglia colma d’insegnamenti. Senza pause: l’arresto di Turi Vaccaro, avvenuto la sera dell’ultimo giorno, che gli attivisti hanno cercato di impedire con determinazione, ha prolungato la mobilitazione con presidi, scioperi della fame e iniziative di sostegno a Turi, attualmente in carcere a Palermo in attesa di essere trasferito in una struttura di accoglienza dove dovrà scontare la pena di 11 mesi e 20 giorni per danneggiamenti a impianti della Marina USA di Niscemi.

La solidarietà internazionale ha caratterizzato la stagione prima e durante il campeggio: gli oltre 300 attivisti spagnoli della Caravana Abriendo Fronteras hanno portato a Niscemi il 18 luglio il calore e la carica dell’internazionalismo, espressi anche nelle iniziative di protesta nei luoghi delle politiche migratorie razziste del governo e dell’UE in Sicilia. Stesso calore e senso di complicità hanno espresso le delegazioni estere presenti durante i 4 giorni di contrada Ulmo, mentre i mezzi di informazione e comunicazione del mondo curdo hanno ampiamente risaltato l’appuntamento, a partire dal dibattito del 3 agosto. Sul piano nazionale diverse sono state le espressioni di solidarietà, e particolarmente rilevante è stata la manifestazione parallela organizzata il 4 a Novara, dal comitato contro gli F-35 e realtà antimilitariste, anarchiche, libertarie e pacifiste del Piemonte, a sostegno della manifestazione lungo le reti della base NRTF-MUOS.

Intanto siamo venuti a conoscenza di una richiesta da parte della Marina USA, inoltrata tramite il Ministero della Difesa, a Regione siciliana e Comune di Nisceni, di autorizzazione di lavori di manutenzione all’interno della base, su cui le due istituzioni hanno mantenuto un vergognoso silenzio, oggi come nel 2008; si tratta di opere di consolidamento di un costone a rischio frana, di strade e di antenne. Il comune di Niscemi – a parole No Muos – non ha risposto alla nostra richiesta di accesso agli atti; siamo comunque venuti in possesso della copiosa documentazione, dalla quale si evincono tante cose, compresa o: un’attenzione molto pelosa al rispetto del territorio che non riscontrammo quando si trattò del progetto di costruzione del MUOS, segno che adesso vogliono schivare eventuali inciampi burocratici e ostacoli ambientali, soprattutto il fatto che questi interventi cozzano con le famose e ultracalpestate norme di tutela della zona A, a inedificabilità assoluta, all’interno del Sito di interesse comunitario. Per noi queste opere di ristrutturazione hanno un solo significato: i militari americani hanno intenzione di mettere radici alla Sughereta.

Il movimento ha lanciato una campagna di informazione su questa nuova tappa della presenza militare, denunciando l’omertosa complicità delle istituzioni e di quei partiti, come i 5 Stelle, che si sono fatti la campagna elettorale sul NO al MUOS e adesso, a ruota della Lega razzista, fanno gli statisti filoamericani; gli attivisti ribadiscono di essere pronti a riprendere la pratica del contrasto ai mezzi pesanti che torneranno a invadere le strade di accesso alla base per consolidare una struttura di morte, ancora una volta in contrasto stridente con le condizioni di un territorio che in quanto a quartieri franati e mai bonificati, strade colabrodo e pericolose e infrastrutture carenti, non è secondo a nessuno.

Si vuole pertanto rafforzare la lotta a partire dal coinvolgimento della popolazione, per troppo tempo rimasta a guardare dopo la stagione dei blocchi stradali, degli scioperi generali, dei presìdi, delle proteste che videro in prima file le donne di Niscemi. I problemi del paese sono rimasti irrisolti: dall’acqua che arriva col contagocce ed è pagata a peso d’oro, alla viabilità stradale e ferroviaria carente o assente, dai servizi sociali e sanitari insufficienti al lavoro sempre più precario, che produce povertà e emigrazione giovanile. Collegare queste problematiche alla militarizzazione del territorio, che fa di Niscemi una delle capitali mondiali delle comunicazioni militari degli Stati Uniti, e alle ingenti spese militari sostenute dallo Stato italiano, che il governo del cambiamento (in peggio) ha prontamente confermato, è l’obiettivo prioritario che il movimento si è proposto.

Questa lotta si vince solo se ritorna ad essere popolare, se sfugge dall’autoreferenzialità riuscendo a coniugare spinta militante e lavoro di base, ritessendo ambiti di autofiducia e rimettendo in campo forze ed energie in grado di leggere nella liberazione dal MUOS e dell’ipoteca militare, anche la liberazione delle persone sfruttate, oppresse, subalterne.

Pippo Gurrieri

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