La Maschera Sovranista

Sovrano chi? La questione della sovranità, cioè di chi decide in ultima istanza, è stata risolta nelle democrazie rappresentative con una finzione giuridica: il popolo è sovrano. Questa finzione ha retto fino a quando non sono intervenuti l’apice dell’integrazione economica mondiale (globalizzazione) e l’esasperata finanziarizzazione dell’economia che hanno spostato gran parte delle decisioni dal piano nazionale a quello sovranazionale – Fondo monetario, Banca Mondiale, multinazionali, imperialismi più o meno riconosciuti. Questo fenomeno si è inserito in un processo piuttosto mosso di rivalsa del capitale e dei profitti, dopo la parentesi delle esperienze socialdemocratiche keynesiane, e della perentoria ascesa di nuove potenze economiche che hanno prodotto grandi squilibri: guerre, terrorismi, disoccupazione, precarietà, povertà, ripresa consistente delle migrazioni. Parte dei paesi europei ha creduto di poter fronteggiare la nuova situazione e ritagliarsi un ruolo nella competizione mondiale dando vita ad un organismo unitario sovranazionale: l’Unione europea. Ma può il neoliberismo globale continuare a tenere intere fette di popolazione sotto il ricatto della crisi e del debito o intere nazioni sotto il ricatto del terrorismo e della guerra? Negli ultimi anni l’affermarsi di governi, gruppi politici e tendenze che fanno leva sul ripristino delle prerogative nazionali – attraverso una presunta difesa delle loro popolazioni –  denuncia una falla nel sistema globale e sembra segnare una svolta che, tuttavia, è piena di incognite. La ripresa di un protezionismo economico di convenienza e l’esasperazione nazionalistica riecheggiano sinistramente vigilie di conflitti diffusi e guerre mondiali. Sovranismo e populismo ammorbano il dibattito pubblico.

L’Italia si trova investita in pieno, con l’ascesa del governo a guida Lega-Cinquestelle, da questo nuovo clima. Ma sovranismo è un termine facile per dividere un campo ideologico e propagandistico privo di veri sbocchi. Da una parte è schierato il governo populista, come oramai si nomina, fautore di una politica nazionale che vorrebbe combattere le storture attuali – precarietà, disoccupazione, sudditanza ai vincoli di bilancio – ma con gli stessi strumenti messi a punto dalle economie di mercato, con lo stesso orizzonte culturale e ideologico – l’impresa, la concorrenza, la meritocrazia. Il binomio sovranismo-populismo rappresenta evidentemente una falsa soluzione dal momento che non intende modificare rapporti di forza e relazioni sociali. Ma Lega e Cinquestelle si autoproclamano i veri interpreti della volontà popolare e si sono incoronati sovrani. Dall’altra si schiera l’opposizione governativa che ha il massimo interprete nel Partito democratico che continua a rivendicare la politica di austerità, controllo dei conti pubblici, portata avanti coi governi a loro guida e responsabile dei disastri attuali. Curioso notare come per il partito erede del defunto partito comunista  l’internazionalismo dei lavoratori sia da condannare e stigmatizzare quale arnese di un passato remoto, mentre si esalta e si assume addirittura come dogma l’internazionalismo delle merci e del capitale, ritenuto imprescindibile nel mondo di oggi. Il nazionalismo viene criticato non in quanto portatore di una visione razzista e autoritaria, ma in quanto limiterebbe il potere del capitale transnazionale.

Nazionalismo o europeismo, sovranismo o unionismo, populismo o democrazia (rappresentativa) hanno tutti la medesima faccia feroce del capitale, della competizione, dell’arroganza del potere. Rappresentano un presente di guerre, disparità e disuguaglianze; corrono su un crinale rischioso il cui punto finale potrebbe essere un nuovo conflitto generalizzato. Tuttavia la crepa aperta nel cuore del sistema neoliberista per cui governi e politici tornano ad appellarsi al popolo per recuperare credibilità è un punto che va compreso e attaccato. Qui sta la sfida. Ma occorre abbandonare l’armamentario della politica istituzionale e inventare altre forme di partecipazione che trasformino una finzione giuridica in una concreta realtà: il popolo sovrano.

Angelo Barberi

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