Popoli senza Europa

La campagna elettorale per le prossime elezioni europee è vista da molti come una resa dei conti e con le istituzioni dell’Unione Europea e all’interno del governo italiano; il vento forte di destra che spira, sospinto da correnti provenienti dagli Urali e dall’Atlantico, fa presagire un cambio al vertice a Bruxelles e anche una possibile crisi dell’esperienza gialloverde, con nuove elezioni e trionfo della destra unita, dai “moderati” di Forza Italia ai sovranfascisti della Lega, ai fascisti un po’ più doc.
Tuttavia queste sono pure ipotesi perché nel gioco dei numeri qualche sorpresa è sempre possibile, e non va sottovalutato neanche il potere dei partiti europeisti e democratici; ma sopratutto, il fatto che la sostanza rimanga del tutto immutata in caso di stravolgimento degli equilibri, benché la forma possa divenire più grezza e spregiudicata, per quel che ci riguarda, è il vero punto su cui incentrare una riflessione seria.
Infatti, non c’è in discussione nessuna Europa liberista, né nessuna Europa “sovrana” e indipendente dai condizionamenti esterni sia di banche e finanza che delle potenze imperiali; come non si prospetta nessuna Europa laica, nessuna Europa dei popoli. Il liberismo è l’ideologia di fondo dei leghisti e dei sovranisti di mezza Europa, i quali si affannano a chiedere solo fette di potere “nazionale” da gestire, ma sempre nel quadro del capitalismo trionfante. Banche e finanza sono fondamentali anche per tutti gli stati come per i partiti che se ne dichiarano oppositori, i quali, anzi, di banchieri e finanzieri fanno largo uso per le loro operazioni di occultamento o accreditamento di risorse economiche; mentre è a tutti evidente come il sovranismo si richiami esplicitamente alla Russia di Putin, e da questa venga mantenuto da diversi anni sia finanziariamente che ideologicamente. Le numerose inchieste sulla Lega di Salvini hanno dimostrato questi collegamenti con nomi, cognomi, luoghi e cifre. In realtà su tutti i sovranisti regna un unico sovrano: Vladimir Putin, e fra i tanti consiglieri-ispiratori vi è quel Bannon, ormai di casa in Europa e in Italia, che fece la fortuna di Trump prima di essere estromesso per essere addirittura “troppo” estremista, dicasi razzista-fascista. Su tutti aleggia l’integralismo cattolico e ortodosso, stella del firmamento neofascista e populista che, dalla Polonia al governo Italiano, “suggerisce” leggi e interventi contro la libertà delle donne, degli omosessuali, dei soggetti deboli, a partire dai migranti. Infine il popolo, di cui tutti si riempiono la bocca, è solo la massa flaccida chiamata a riempire coi suoi maldipancia le piazze, purché non oltrepassi gli steccati e si lasci guidare da uomini forti e da partiti che, in loro nome, esercitino la loro sovranità.
L’Europa regalataci dalla BCE, l’Europa dell’euro, è stata lontanissima dagli ideali di unità fra popolazioni di uno stesso continente, anche se con storie e culture diverse, che avrebbero dovuto partecipare di un’avvenire comune, condividendo gioie e dolori, in maniera da appianare differenze strutturali, sacche di sottosviluppo, riequilibrando le ricchezze. Tutto ciò non è avvenuto, non poteva avvenire. Il cuore pulsante è stata l’economia, la moneta, l’aggiustamento strutturale, l’adeguamento forzato ai parametri, il pareggio di bilancio: una serie di forzature che hanno strozzato le regioni più deboli. Altro che radici cristiane comuni: di comune c’erano secoli di guerre, imprese coloniali, stragi e genocidi, lotte di religione, sfruttamento di manodopera dei paesi più poveri. E così il “sogno” europeo non ha fatto che accentuare le differenze sociali e regionali, prima di infrangersi sugli scogli di un mar Mediterraneo trasformato in frontiera armata contro gli “invasori” del Sud, e in cimitero di esseri umani affogati mentre cercavano un po’ di accoglienza nella terra in cui risiedono gran parte delle responsabilità della povertà e dei tanti disastri dei loro paesi d’origine.
Quest’Europa è da anni in agonia dentro i lager libici, nei campi profughi turchi gestiti da un dittatore a pagamento con Erdogan, nel filo spinato di Ceuta. L’UE si è frantumata assieme alle vetrine di Parigi sotto i colpi dei gilet gialli, espressione della prima vera opposizione al liberismo europeo; si è dissolta nei cocci della Gran Bretagna in uscita; è finita sul fango come il latte dei pastori sardi.
Qualsiasi idea di un continente in cui i popoli possano convivere in eguaglianza e in libertà, senza le frontiere degli Stati e gli agguati del capitale, senza sfruttamento degli esseri umani, senza razzismo e fascismo, senza patriarcati e clericalismi, cozza contro l’UE che sopportiamo da troppo tempo, ma ancora di più stride con il modello di Europa di Salvini, di Orban, della Le Pen, che sarà ancora più fortezza militare verso le popolazioni esterne e verso quelle interne, con una gestione dell’odio come forma di coesione nazionale, china pericolosa foriera di conflitti, violenze, fascismi.
Pertanto, mentre osserviamo con attenzione gli umori e le correnti di aria che spirano sul continente, affermiamo tutto il nostro distacco dalla pagliacciata elettorale del 26 maggio, rito inutile e ingannevole, ma amato e praticato sia dagli amici che dai cosiddetti “nemici” dell’Unione Europea, a significare di quanto in realtà vicini siano, nelle idee e nei metodi, questi contendenti da operetta, ben truccati con gli abiti di scena, ma poi, finito lo spettacolo, tutti in fila indistintamente per ricevere la paga dall’imprenditore unico che li arruola e li fa esibire: il capitalismo multinazionale. Solo l’orizzonte dell’Anarchia, oggi, può indicare percorsi e metodi di liberazione concreti: autogestionari, federalisti, femministi, ecologisti.

Pippo Gurrieri

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