Quando ci chiederemo – Canto anticovid

di Angelo Barberi

Quando tutto questo sarà finito,
quando le avvertenze di scienziati e politici
saranno un fastidioso ricordo
che appena pizzica una piega
dei nostri incubi,
quando Sars-Cov-2 sarà una sigla
stampata su un polveroso volume
di malattie infettive
e non più quell’arma brandita
sulle nostre misere esistenze,
e tutta quella melmosa retorica –
ce la faremo, andrà tutto bene,
mentre ci guardavamo in sospetto
timorosi gli uni degli altri,
commiserandoci semmai-,
svaporerà negli interstizi
della coscienza come bitume,
usciremo per strada,
ci abbracceremo e piangeremo
e non penseremo ai morti
perché i morti li porteremo con noi.

Ci guarderemo negli occhi e ci chiederemo
dove eravamo
quando la macchina
sventrava montagne,
colava argini
tremando di delirio;
quando per un briciolo di benessere
ci calpestavamo come fossimo
animali in cattività,
ci straziavamo nelle carni
facendo della dignità razzia;
quando in mare affogavano bambini
e dicevamo: neri;
quando la natura era
un titolo da scambiare in borsa
come fosse umano questo
scommettere sulla vita e sulla morte,
fosse un gioco innocente
per mostrare la propria virilità.

Ci guarderemo negli occhi e ci chiederemo
dove saremo
quando in nome della salvezza della nazione
lanceremo nuove bombe,
ci dimenticheremo della solidarietà
perché l’economia non si può fermare,
ci accaniremo ancora e più di un tempo
su ogni striscia di terra residua
e ce la contenderemo fino alle radici;
dove saremo
quando ci accorgeremo che il vento
ci sbatterà in faccia
solo avanzi di plastica,
che l’arroganza dei potenti non sarà mutata
e per un soldo di profitto
ci sacrificheranno senza neppure un funerale,
e irrideranno quella stupida
accondiscendenza dei miserabili
aggrappati al loro destino.

Scenderemo per strada
e ci guarderemo negli occhi
e sapremo che il mondo non sarà più lo stesso:
anche se noi non lo vorremo.

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