Di vita o di morte

Quando pensiamo che il semplice gesto di uscire fuori di casa percorrere cento metri in più del tollerato, si era trasformato in un atto sovversivo; come pure stare senza mascherina in una pubblica via, o addirittura stringere la mano a un amico e cose di questo tipo, ecco, allora ci rendiamo conto di quanto sia cambiata la nostra vita, di quanto si sia introiettata la psicopolizia nel nostro privato e nel nostro povero e limitato sociale, di quanto l’antiutopia orwelliana sia d’un tratto diventata realtà.

Lo stato di paura come risultante dell’amplesso tra le due parole: Stato e Paura, ha contaminato milioni (anche miliardi, se guardiamo al Mondo) di persone, e fra queste anche tante insospettabili intelligenze che hanno abdicato al loro senso critico e al loro spirito di ribellione per farsi intrappolare, oltre che dai timori della pandemia da covid-19, anche dalla pandemia ideologica dilagata ovunque.

La pandemia ideologica ha fatto abbassare la guardia un po’ a tutti e ha ridimensionato i limiti che prima definivano i nostri orizzonti e le nostre aspirazioni, trasformatisi in modesti e compatibili fritture di miseria che il sistema digerisce senza problemi ma che avvelenano ogni giorno che passa il corpo sociale di milioni di donne e uomini quotidianamente bombardati da messaggi terroristici che hanno finito per ammosciare le loro capacità cognitive e rendere quelle immunitarie (cioè capaci di immunizzarli dalla propaganda del potere) delle spugne capaci di assorbire ogni imposizione.

Il progetto in atto è quello di schiacciare ogni pensiero, sogno, rivendicazione all’interno del sistema; la vita va a sbattere contro un muro in un vicolo cieco da cui non si può uscire. Tale è la favola di questi tempi: il capitalismo è l’unico orizzonte possibile, ed è l’unico ad avere le soluzioni alle sue distorsioni. Capitalismo come entità naturale, globale, totale. A questa narrazione si sono adeguati in tanti; molti lo facevano già da prima, si pensi ai sindacati, a ciò che rimane della cosiddetta sinistra, ma adesso lo fanno con un alibi in più, spacciando le loro ipocrisie e le loro complicità come atti di responsabilità se non, addirittura, di rottura. A forza di abbassare l’asticella si sono ridotti a strisciare ai piedi del capitale e dello Stato.

Non sappiamo fino a quando questa operazione potrà durare e funzionare, ma una cosa è certa: il virus si sta dimostrando una grande opportunità per il sistema, sta assicurando controllo sociale di massa e addomesticamento di stili di vita, atteggiamenti, desideri di cambiamento. Una sorta di polizia sanitaria si occupa di tenere a bada la popolazione: è polizia, ma è anche lo strumento che in nome della tua salute personale e della nostra salute sociale, interviene con i suoi mezzi tradizionali, ma stavolta per un fine che dovrebbe essere accettato da tutti e non contestato da nessuno: “il bene comune”. Il Grande Fratello che pensa a noi. E ci chiede di collaborare, di spiare. Vedi il bando (poi ridimensionato) di “reclutamento” di 60.000 assistenti civici emesso dal ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Boccia, per coadiuvare le forze dell’ordine nel controllo dell’applicazioni dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri per la Fase 3.

Questo progetto ci dice di più: ci dice che il virus non può scomparire, che finché c’è virus c’è speranza per il sistema di sopravvivere; ci racconta che, al di là di come si sia prodotto (e ne abbiamo scritto tante volte), esso è comunque un’occasione d’oro per il sistema per ingabbiare ogni aspirazione alla libertà dei suoi sudditi.

Ma il virus funziona se è supportato da apparati mediatici, da strumenti tecnologici, vere armi di distrazione e distruzione di massa puntate sui cervelli di miliardi di persone, con le forze armate sempre in allerta per far rispettare gli ordini di governi alleati-servi del capitale. Lo abbiamo visto in queste settimane: decine di militanti denunciati e multati per semplici uscite fuori dal coro in tempi di quarantena, venti milioni di persone e 6 milioni di attività commerciali controllate solo in Italia,, oltre mezzo milione di sanzioni comminate.

Il sistema, con la sua globalizzazione dei mercati, le sue attività predatorie e distruttive, la sua capacità di adattamento, sembrava essere stato messo in crisi in un primo momento da una pandemia che fermava le attività produttive, la mobilità delle merci, squarciava i pretesi limiti economici finanziari da sempre apposti per limitare ogni concessione alle masse. Invece si è rialzato presto e adesso marcia verso la sua vittoria più completa.

Per questo è necessario non perdere di vista le questioni generali che la pandemia ha posto in maniera chiara e che adesso vanno scomparendo nei mille rivoli dell’informazione pilotata. La questione dell’incompatibilità di questo sistema con la vita nel pianeta; la questione delle eguaglianze, che fa emergere una recrudescenza delle discriminazioni di genere, di origine, di classe. La questione delle false soluzioni: vaccini, clausure, sovvenzioni, che evitano accuratamente di intervenire sulle cause concentrandosi sugli effetti, come sempre.

E’ necessario cogliere l’opportunità che il virus offre e strapparla dalle grinfie del sistema, e stavolta è veramente questione di vita o di morte: diffondere in tutti i movimenti, i luoghi del conflitto o del semplice malcontento, quelle che abbiamo definito le sei priorità attorno a cui può ripartire un percorso sovversivo di rottura:

  • far pagare la crisi ai padroni;
  • basta con le spese militari e le politiche guerrafondaie;
  • salvaguardare l’ambiente dalle aggressioni capitalistiche;
  • precedenza alla salute, alla ricerca, all’istruzione, ai servizi pubblici;
  • lavorare meno, lavorare tutti, ritorno alla campagna, attività utili e pulite;
  • autodeterminazione, azione diretta, contro governi, stato e capitale per la rottura rivoluzionaria.

    Pippo Gurrieri

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