IL CAPITALE AL GOVERNO

Se una cosa chiara emerge dal ricorso all’ennesimo governo tecnico, è che la democrazia, dal punto di vista di chi si era illuso sulle sue “magnifiche sorti e progressive”, è fallita; per noi avversari di ogni governo, invece, la democrazia ha gettato la maschera mostrando il suo volto nascosto di totalitarismo sotto mentite spoglie. Ad essersi suicidati sono invece i populismi e i riformismi, queste due modalità di gestione del neoliberismo in apparente e teatrale concorrenza. Ora il re è nudo, è in atto l’orgia del trasformismo, trionfa l’aristocrazia borghese e torna in auge la tragedia dell’uomo forte salvatore della patria. Non c’è più un governo servo del capitale, ma il capitale al governo, con la missione di dipingere di verde lo sfruttamento e la devastazione ambientale, gestendo in proprio il Green New Deal (Nuovo Patto Verde: piano europeo di riconversione ecologica) e la sua cucciolata post pandemica del Recovery fund o Nex Generation EU (Piano per la Ripresa Europeo per la prossima generazione): un fiume di denaro per gli Stati, che a loro volta devono girarli ai privati, scaricando il debito sulla popolazione che vive del proprio lavoro o di sussidi e speranze.

E chi meglio di Mario Draghi può assolvere a tale (per l’alta finanza, le banche, il Vaticano, Confindustria e soci) graditissimo compito? Il suo curriculum è ineccepibile: da Goldman Sachs pianificò la svendita dei “gioielli” italiani e soffocò lo Grecia imponendo misure drastiche in economia e sacrifici alla popolazione; dalla BCE guidò le riforme lacrime e sangue del governo Monti (indelebile il pianto della coccodrillo Fornero) che ancora oggi bruciano nel corpo della società italiana. Chi, dunque, meglio di Draghi può infliggere il colpo mortale ai residui di welfare nel mondo del lavoro (abolizione della cassa integrazione, sblocco dei licenziamenti, sepoltura del diritto di sciopero), nel settore dell’istruzione e dell’università, del sociale, tagliare servizi pubblici e posti di lavoro, accanirsi su lavoratori, precari, disoccupati, pensionati e gestire i fondi UE distribuendo soldi ai padroni, all’apparato militar-industriale, al Vaticano, rinsaldando la fedeltà-servile agli USA. E fornire un alibi di ferro (la salvezza del Paese, il futuro dei giovani, la lotta al “nemico” covid-19) a tutti i partiti per giustificare la grande ammucchiata, una maialata che li vede tutti dentro appassionatamente, senza maschera e senza la retorica di circostanza che ci ha fatto annoiare senza pause. Movimento 5 Stelle in testa, oramai forte dei voltafaccia su Tav, Tap, Ilva, Muos ecc. e tenuto in vita soltanto dall’attaccamento alle poltrone; con Fratelli d’Italia comandata a svolgere il ruolo dell’opposizione necessaria, e il carrozzone di CGIL, CISL e UIL a tessere le lodi della ritrovata unità nazionale (citazione di Michele Riondino: “Landini potrebbe ormai fare il presidente di Confindustria”).

Risultato previsto: sblocco dei cantieri e sventramento dei territori, trivellazioni, alta velocità ferroviaria e abbandono del trasporto locale, colpevolizzazione dei migranti. Lo stato di emergenza infinita (e la nomina del generale di corpo d’armata Figliuolo al posto di Arcuri a Commissario straordinario per l’emergenza covid la dice lunga…), assicura mano libera a questa fobocrazia mafiosa e terrorista in cui ogni partito ha inserito il meglio del meglio, dal leghista Giorgetti per difendere il Nord (in una coalizione molto lombardo-veneta), al renziano Cingolani, una certezza per l’industria bellica nazionale (da cui proviene) e per la transizione ecologica gestita dai pescecani del capitale; da Colao, alla transizione digitale al servizio dei signori delle multinazionali della telefonia e del 5G, con campioni ultraliberisti come Brunetta, Gelmini, Franco, Cottarelli, nemici storici dei lavoratori, del Mezzogiorno, di tutto ciò che sia pubblico e sociale. Con essi una pletora di sottosegretari ignoranti e arroganti, ben addestrati a servire gli interessi dei loro padroni: sentinelle di Salvini e Berlusconi nei posti chiavi della Difesa, della Giustizia, dell’Editoria, degli Interni, poltrone scientificamente distribuite perché è il potere clientelare ciò che conta.

Con il bombardamento mediatico sulla pandemia e lo stato di emergenza a limitare uno sviluppo dell’agire politico-sociale, che comunque non si può impedire e non si impedirà, per quanto complicato possa essere denunciare questo governo e sventare le manovra del capitale, oggi più che mani non si può non tornare a insistere sui loschi interessi che sottendono a questa gestione pandemica e alle scelte dei governi tese a prolungare una situazione da Stato di polizia a loro favorevole; ribadendo l’importanza di garantire un reddito a tutte le vittime del sistema capitalistico, pretendendo con le lotte la riduzione dell’orario di lavoro e la piena occupazione, il blocco delle devastazioni ambientali e delle industrie tossiche, delle grandi opere inutili e nocive, delle spese militari; per far pagare ai padroni e ai ricchi il prezzo della voragine sociale in cui la società si trova.

Pippo Gurrieri

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