Rilancio antimilitarista

Mentre la situazione sul campo in Ucraina si trascina malamente, e lo stallo pare faccia aumentare le ipotesi di un accordo di pace armata, le fibrillazioni in campo occidentale non rallentano affatto e la guerra con i suoi vari indotti ispira e guida le politiche dei paesi dell’UE, messi in riga dagli USA nella nuova NATO. In maniera sempre più sfacciata si tagliano settori essenziali come la sanità e l’istruzione per assicurare il riarmo continuo, mentre emerge l’incapacità a gestire i tanti disastri ambientali e climatici che affliggono il paese da Nord a Sud. Se non ci fossero i volontari, i corpi ufficiali dello Stato (Protezione Civile, Vigili del Fuoco, esercito) sarebbero letteralmente nella cacca, nonostante l’abnegazione e gli sforzi di tanti soggetti. Lo Stato acquista, fabbrica, commercia in aerei da guerra sempre più sofisticati, poi esplode l’insufficienza dei Canadair per lo spegnimento dei fronti di fuoco che distruggono territori trascurati o spopolati e abbandonati.
Di fronte a tutto questo potrà sembrare folle che movimenti sparsi per l’Italia si organizzino per combattere la follia militarista. Infatti occorre una lucida follia per decidere di dedicare energie e magari la propria vita all’opposizione alla vera follia distruttiva del capitale, per cui la guerra rappresenta da sempre uno sfogo alle proprie difficoltà e un’occasione di espansione degli affari (che si traduce anche in aumento del fantomatico PIL per gli Stati).
Anche questa estate le occasioni si sono infittite nelle zone interessate a progetti di militarizzazione; a Coltano (Pisa) a fine luglio si è svolto il primo campeggio a cui hanno preso parte esponenti di varie realtà nazionali; a Niscemi si è svolto il tradizionale campeggio del Movimento NO MUOS, di cui si può leggere il resoconto a pag. 2; altri appuntamenti su temi più specifici hanno avuto luogo in Italia e all’estero, con uno spirito internazionalista.
Si è trattato di momenti di dibattito, riflessione e confronto sulle modalità per rendere più incisive le lotte e sviluppare percorsi di unità. Sono emerse due importanti scadenze nazionali: il 21 ottobre (l’indomani dello sciopero generale promosso dai sindacati di base), una giornata di mobilitazione che vedrà manifestazioni in Toscana, in Sicilia ed in altri luoghi, e il 4 novembre, giornata delle Forze Armate, scelta come data per una protesta sulle ingerenze militariste nel campo dell’istruzione e della ricerca. Ma l’autunno presenta già altri importanti appuntamenti, come quello del 18 novembre a Torino contro Aerospace, la fiera militare dell’aerospazio.
La questione militare è entrata di prepotenza anche nel discorso del Ponte sullo Stretto; fonti militari NATO hanno infatti dichiarato che l’infrastruttura sarà indispensabile per lo spostamento di mezzi terrestri in Sicilia in funzione di rafforzamento della proiezione militare dell’isola nel Mediterraneo. Anche se questo comporterebbe almeno altri 7 miliardi di costi per attrezzare il ponte – un obiettivo molto sensibile – di armi di difesa, come le batterie antimissile. La questione è stata posta anche al campeggio No Ponte di metà agosto e non poteva non emergere nel corteo del 12 agosto a Messina, caratterizzato da una grande partecipazione popolare come non si vedeva da anni. La città (ma anche la Sicilia e la Calabria) alza la testa contro la mega grande bufala che vende una mega opera distruttiva di paesi e ambienti, buona solo per le mafie e le consorterie politiche.
Ma la frenesia militarista punta sempre su Sigonella, dove si procede all’armamento dei pattugliatori “Poseidon”; il primo è stato armato il 6 giugno con 4 missili antinave AGM-84D “Harpoon” (gettata 120 km) allo scopo di rafforzare la presenza armata nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Da veicoli di pattugliamento ad aerei killer pronti ad intervenire. Ricordiamo che il 15 aprile 2022 fu un “Poseidon” partito da Sigonella a svolgere un ruolo centrale nell’affondamento della nave ammiraglia della Marina russa “Moskva”.
Non solo Sigonella. La vicenda del poligono di addestramento per la Brigata Aosta, rimasta impigliata per l’opposizione delle popolazioni e delle amministrazioni dei tre comuni interessati, non va considerata ancora chiusa, e ci aspettiamo nuovi sviluppi nelle prossime settimane. Nel frattempo il Presidente della Commissione Difesa della Camera Nino Minardo, siciliano di Modica, annuncia che l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese potrebbe presto diventare la fabbrica dei carri armati tedeschi Leopard 2, che attualmente l’Italia acquista dalla Germania (ultima spesa: circa 6 miliardi). I costruttori di morte usufruirebbero degli incentivi per le aree ZES (zone di economia speciale), un bel regalo in forma di detassazione, che ovviamente pagherebbero i siciliani.
Se la guerra è sempre più centrale; è l’antimilitarismo ad essere centrale, e noi dobbiamo continuare ad impegnarci a mantenerlo vivo coinvolgendo sempre più i territori direttamente soggetti alle sue prepotenze, ma anche tutta la popolazione, che paga in termini di tagli ai servizi essenziali, condizionamenti all’istruzione, sottrazione di territori, o di condanna, nel caso siciliano, a fungere sempre più da avamposto aggressivo nel Mediterraneo.
E se ogni tanto nei movimenti spunta un po’ di tanfo di egemonismo (vecchio vizio di raggruppamenti politici che pretendono di avere la verità ed imporla), si deve avere la capacità politica di tamponarlo e spegnerlo, per evitare che diffonda la sua velenosa arte divisoria. 

La lotta per la libertà da ogni guerra è troppo importante per rinchiuderla in sterili lotte di cortile. Il Movimento NO MUOS, in questo, ha oggi una grandissima responsabilità.

Pippo Gurrieri

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