DIFENDERSI CON LA LOTTA SOCIALE

La destra asociale. Sempre forte con i deboli

Frecce tricolori, Torino 16 settembre 2023: non dimentichiamo. Disegno di Federico Zenoni.

Per celebrare il primo (e speriamo ultimo) anno di governo Meloni, il partito di maggioranza Fratelli d’Italia ha pubblicato una brochure per raccontare quanto fatto finora. Sono 32 pagine, che avrebbero potuto essere 4 o 5 per via del carattere gigantesco che è stato adoperato e l’uso smodato delle foto. I giornali si sono concentrati sulla veridicità delle affermazioni, ossessionati come sono dalle fake-news, che qui preferiamo chiamare con la parola più consona, minchiate: se quel dato è gonfiato o meno, se quel numero è aggiornato, se le responsabilità di un risultato sono proprie o del governo precedente. Un approccio da secchioni, che ci sta pure, per carità, ma che rischia di sviare dal vero fallimento di questo governo.
Non sarà una promessa non mantenuta a fare mollare la presa del potere da parte di questa destra fatta di incapaci e malfattori ma il dato di fatto che il governo Meloni è espressione di una destra asociale, antipopolare, che fa riferimento ad alcune fasce sociali (commercianti, padroncini vari, forze dell’ordine) a cui garantisce la continuità di una rendita parassitaria. Mentre alla maggior parte delle persone si impone l’accettazione dei soprusi economici, culturali e sociali. Sei povero? Sono problemi tuoi, non vorrai mica rovinare l’ordine borghese. Misure come la cancellazione del reddito di cittadinanza, di cui ci si fa pure vanto nella brochure, sono andate proprio nella direzione di costringere chi è in difficoltà ad accettare i vergognosi stipendi messi sul piatto da imprenditori sempre più meschini, e che negli ultimi tempi venivano respinti con assoluta dignità. E non è un caso che la misura sia stata tolta a ridosso dell’estate: lo scopo era di fornire manovalanza in condizioni di semi schiavitù  a quel mondo che gravita attorno al turismo, dalla ristorazione all’alberghiero, per poter poi gonfiare il petto ed esaltare i sopraggiunti flussi. Nella formula “sì ai turisti e no ai migranti”, che ha contrassegnato l’estate italiana, c’è non solo il razzismo endemico di questa penosa gentaglia al potere ma, ancora una volta, la precisa volontà di sostenere i privilegi di pochi a scapito di tanti.  Perché, sia chiaro, il governo Meloni apre le porte della nazione solo a chi è in grado di spendere, e poco importa se con quei soldi i turisti di passaggio depredano i territori, alimentano speculazioni edilizie e sui beni di prima necessità, espellono le persone dai centri storici. Per gli altri, le persone migranti che questa destra detesta non solo perché hanno pelli di colore diverso ma anche perché sono povere, vale “il diritto di non emigrare”, l’ultima fesseria partorita da questi patrioti arraffoni.
Allora forse converrebbe rovesciare l’epopea dell’Italia vincente e il racconto di “come il governo Meloni sta facendo ripartire la nazione“, come viene scritto nella brochure, e analizzare non tanto le bugie o le mistificazioni, che è il pane quotidiano di chiunque sia al potere, ma tutto ciò che la destra sta facendo contro il popolo di cui si sciacqua la bocca ogni giorno. Altro che destra sociale o populista, come ancora viene definita da certa stampa mainstream. In un solo anno il governo Meloni, secondo le stime del Codacons, ha incassato dall’aumento del prezzi dei carburanti 5,6 miliardi di euro in più grazie alle accise. Si tratta di soldi strappati a chiunque, dato che viviamo nell’era del trasporto privato, anzi individualistico. E invece di combattere tale modello che si inventano questi scarsi patrioti? L’ennesimo bonus benzina da, udite udite, 80 euro a persona, anzi a famiglia (e ovviamente soltanto per la famiglia come la intende la destra): una schifosa mancia che non darà reale supporto a nessuno e mantiene inalterato il dominio delle compagnie energetiche e della rete di distribuzione. Una misura che, come calcolato dal Codacons, costerà al governo appena 110 milioni di euro, una cifra che rappresenta lo 0,7% della stangata subita dalle italiane e dagli italiani, se consideriamo i costi diretti e indiretti dell’aumento dei carburanti (14,7 miliardi di euro).
E non è solo l’aspetto economico a essere preponderante. Ognuna delle 32 misure di cui si fa vanto il governo Meloni nel suo primo anno di vita, in fondo, va nella direzione di ingrassare i privilegi dei potentati, sottraendo risorse e diritti a tutte e tutti, con l’obiettivo di confinare nella marginalità tutto ciò che risulta difforme. Sarebbe troppo lungo analizzare la propaganda della destra punto per punto sotto questa ottica, ci limitiamo a citare un caso esemplificativo. Per dire, la destra si fa vanto di aver scatenato una “guerra alle occupazioni abusive”: a parte la scelta lessicale, ciò che emerge da una parte è l’annuncio degli “sgomberi a tappeto”, senza una parola su chi verrà buttato per strada, dall’altra si dispone nella prossima legge di bilancio l’esenzione del pagamento dell’IMU “per aiutare concretamente chi subisce il torto di vedere espropriato illegalmente il proprio immobile”. Capito? Nella retorica vittimistica sono i palazzinari ad aver bisogno di aiuto.
Non è più l’antico adagio “debole con i forti e forti con i deboli”. Questa destra è esclusivamente dalla parte dei forti e contro tutte e tutti noi. Deve essere questo il punto di partenza per la mobilitazione collettiva, non il fatto che il governo Meloni non sia capace di  mantenere le promesse, perché già queste, da sole, facevano schifo ed erano contrapposte agli interessi collettivi. Alla destra asociale va contrapposta la lotta sociale. 

Andrea Turco

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