Scenari Bui

Il quadro internazionale sta mutando rapidamente. Gli USA sono un paese spaccato (Capitol Hill) e in crisi (Afganistan): da tempo è finita la stagione della Guerra Infinita. La Russia ha ripreso quota dopo anni di umiliazioni. La Cina, come potenza imperiale sta dispiegando tutta la sua forza ma utilizzando una diplomazia accorta, fornendo infrastrutture e servizi, accaparrandosi materie prime e creando relazioni in maniera diversa da come facevano statunitensi e occidentali. Tutto ciò contribuisce a riscrivere i rapporti di forza a livello mondiale.
Gli USA non hanno più la forza di intervento che avevano un tempo e pagano pegno; i loro rivali lo hanno capito, mentre l’Europa è considerata giustamente una espressione geografica.
Da qui prende le mosse l’attacco di Hamas. Anche l’invasione dell’Ucraina è stato un segnale chiaro: la Russia non avrebbe mai attaccato se non avesse percepito la crisi USA e non si fosse sentita coperta dalla Cina.
Linee di faglia vi sono già in Africa, e ora in Palestina, dove è avvenuto uno sfondamento delle difese israeliane senza precedenti: Hamas e il resto delle componenti armate palestinesi hanno fatto quello che nessun altro era riuscito a fare. Anche Israele è spaccato e profondamente preoccupato: stavolta potrebbe essere davvero cancellato dalla carta geografica, per questo la sua risposta è stata rabbiosa e potente mettendo sotto assedio la Striscia di Gaza e iniziando un’invasione di Terra dal mare e dal cielo, seminando morte e distruzione tra i palestinesi. Vuole eliminare Hamas ma fino ad ora sta uccidendo i palestinesi. Era chiaro che la risposta israeliana sarebbe stata spietata e che avrebbe suscitato un’ampia mobilitazione a livello mondiale da parte dell’opinione pubblica.
L’azione di guerra di Hamas, con la morte di almeno un migliaio di civili israeliani e il sequestro di 240 persone circa, è servita ad aprire il secondo fronte di guerra a livello mondiale dopo l’Ucraina. Ora l’area mediorientale è in fibrillazione, si combatte alla frontiera libanese e ci sono scontri sulle alture del Golan. Esistono tutte le premesse per un allargamento del conflitto. La diplomazia di fatto è in difficoltà, a trattare sono le armi.
Gli statunitensi si stanno preparando a degli scenari presenti finora solo nei manuali di guerra: le portaerei inviate non hanno una funzione deterrente: se ci fosse un attacco iraniano verso Israele gli USA interverrebbero, ma più fronti si aprono e più gli USA vanno in difficoltà. Anche le alleanze sono variabili, la Turchia è solidale con Hamas e attacca Israele politicamente, perseverando nel suo atteggiamento ambiguo; non mi stupirebbe se mettesse in discussione anche la propria appartenenza alla NATO.
In questo frangente la NATO appoggia Israele dalla Sicilia; da Sigonella partono aerei carichi di armi ed il Muos da Niscemi supporta le operazioni militari.
Dal 23 ottobre, per venticinque giorni, sono in corso nelle acque territoriali Italiane esercitazioni aereonavali, con una potenza di fuoco senza precedenti, per lanciare messaggi inequivocabili di guerra ai nemici delle democrature liberali e ai regimi autocratici ad Oriente. Mentre scrivo ci sono duri combattimenti tra israeliani ed Hamas a Gaza, con la situazione bellica che ora dopo ora si fa sempre più incandescente.
La neonata esperienza dei BRICS è in corso d’opera, ma in questo momento sono le alleanze militari a cambiare le carte in tavola. Ci sono tutti i segnali per una guerra che coinvolga l’Italia. Il clima bellico sta portando alla repressione del dissenso; ogni minima voce discordante viene tacciata di collaborazionismo con i nemici della “democrazia”. Siamo di fronte ad una prova storica, per molti versi simili alle precedenti guerre mondiali. Noi in Sicilia siamo dentro la guerra mani e piedi, anche se non ce ne rendiamo conto.
In mezzo alla logica degli stati e dello scontro imperialistico, le mobilitazioni e le lotte delle popolazioni curde e iraniane sono dei momenti importanti di resistenza e attacco ad un destino già scritto. Auspichiamo che la parte progressista del popolo israeliano riesca a fermare la trasformazione fascista dello stato ebraico e la guerra in atto
C’è il rischio che la giusta lotta del popolo palestinese venga usata per gli scopi nazionalisti e imperialisti iraniani, turchi, russi e cinesi a scapito di reali processi di liberazione.
Il movimento contro la guerra nelle sue anime più variegate deve trovare la forza di lanciare una mobilitazione e una lotta realmente antimilitarista e internazionalista, la sola che può realmente bloccare una guerra in atto.
Noi in Sicilia siamo i primi ad essere coinvolti e abbiamo il dovere di fermare questo orrore.

Antonio Rampolla

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